
Se il pianeta Terra fosse un’azienda, sarebbe in bancarotta. Questa non è solo una metafora per spiegare, più o meno, cos’è il sovrasfruttamento. Non esiste nessun più o meno: la Terra è sovrasfruttata. Ogni anno da ormai troppo tempo preleviamo dal conto terrestre più di quanto abbiamo a disposizione. L’organizzazione non governativa Global Footprint Network ha deciso di calcolare ogni anno in modo preciso, rigoroso e scientifico l’Overshoot Day del Pianeta. L’Overshoot Day di un dato anno è il giorno in cui la richiesta da parte dell’umanità di risorse e servizi ecologici supera quello che la Terra può rigenerare in quello stesso anno.
Definizione di Overshoot Day
Dal sito ufficiale dell’Overshoot Day abbiamo tradotto questa definizione:
La data in cui la richiesta dell’umanità di risorse e servizi ecologici in un determinato anno, supera la capacità del pianeta di rigenerarla in quello stesso anno. Manteniamo questo deficit liquidando enormi stock di risorse ecologiche e accumulando “rifiuti”, su tutti la CO2 immessa in atmosfera.
Nel 2020 questa data è caduta il 22 agosto, in lieve ritardo rispetto all’anno precedente “grazie” alla pandemia in atto. Ma, come vedremo più avanti, i grafici dimostrano che si è trattato solo di una pausa temporanea. Già da quest’anno, infatti, il trend è tornato negativo, con l’Overshoot Day che è caduto proprio oggi: 29 luglio.
1970-2019: un veloce tracollo
Nel 1970, quando la popolazione era costituita da poco più di 3 miliardi di individui, i nostri bisogni non richiedevano alla natura molto più di quanto questa offrisse. In questo anno infatti l’Overshoot Day è caduto il 29 dicembre. Da qui in poi, il tracollo è stato esponenziale. Nel 1971 la data è stata il 20 dicembre e, già nel 1976, il 16 novembre. Negli anni ’80 e ’90 siamo passati da novembre a ottobre. Con il nuovo millennio, l’Overshoot Day è caduto ogni anno sempre prima, arrivando nel 2012 al 22 agosto. Questo significa che in 234 giorni abbiamo speso il patrimonio che avremmo dovuto utilizzare in 365 giorni. Nel 2018 l’Overshoot Day è caduto il 1 agosto. Nel 2019, è stato il 29 luglio battendo ogni record. Nel 2020 solamente la pandemia mondiale ha impedito che il primato venisse battuto, posticipandolo al 22 agosto per motivi di ordine superiore.

Come si calcola l’Earth Overshoot Day
Come viene calcolato l’Overshoot Day di un determinato anno? Proprio come una dichiarazione bancaria. Global Footprint Network infatti traccia il reddito e le spese del Pianeta, misurando la domanda della popolazione e l’offerta di risorse e servizi da parte degli ecosistemi. Per quanto riguarda la domanda, essa consiste nell’ impronta ecologica dell’umanità, ovvero nei beni necessari al mantenimento del suo stile di vita. Essi sono i prodotti alimentari e le fibre vegetali, il bestiame e i prodotti ittici, il legname e i prodotti forestali. Oltre che, ovviamente, lo spazio per le infrastrutture urbane e il patrimonio vegetale necessario ad assorbire le emissioni di biossido di carbonio. L’offerta, invece, consiste nella biocapacità di una città, stato o nazione, ovvero i suoi terreni forestali, i pascoli, le colture, le zone di pesca e i terreni edificati. A questo punto Global Footprint Network divide l’offerta, ovvero la biocapacità del pianeta, per la domanda, cioè l’impronta ecologica degli uomini. Dopodiché, moltiplica il numero ottenuto per 365 e ottiene il numero di giorni di quell’anno in cui la biocapacità terrestre è sufficiente a fornire l’impronta ecologica degli uomini.
L’Overshoot Day dell’Italia
Nonostante ci sia una percezione piuttosto diffusa che il nostro stile di vita possa essere in qualche modo considerato sostenibile, magari perché ricicliamo tanto o perché andiamo a pulire le spiagge dalla plastica, i dati ci mostrano un ritratto completamente diverso per quanto riguarda il nostro paese, e non solo. Lo scorso anno, che è stato influenzato positivamente in questo senso dalla pandemia, per l’Italia il “Giorno del superamento terrestre” è caduto il 22 Maggio. Nel 2021 invece è caduto il 13 Maggio. Ogni anno consumiamo quindi il doppio delle risorse a cui avremmo diritto.
Questo trend è confermato anche da tutti gli altri paesi “sviluppati” del mondo. Se non ci fossero i paesi sottosviluppati ad agire ben al di sotto della soglia di sostenibilità, la situazione sarebbe a dir poco pessima e, con ogni probabilità, irrecuperabile.
La bancarotta
Se la domanda di beni ecologici da parte di una popolazione supera l’offerta, quella regione avrà quello che è stato chiamato un “deficit ecologico”. Una nazione che si trova in queste condizioni, per non deludere la domanda interna, ha davanti a sé diverse scelte. O continua a utilizzare i propri beni, fino alla totale liquidazione (pescando eccessivamente, per esempio). Oppure inizia a importare materie prime da nazioni che ne hanno in abbondanza. Entrambe le opzioni, però mantengono comunque alto il deficit poiché liquidano gli stock di risorse ecologiche terrestri e accumulano rifiuti, principalmente anidride carbonica nell’atmosfera. In questo modo quindi il superamento ecologico non viene eliminato, ma solo rimandato.
A livello globale questo ragionamento è molto meno fattibile. Infatti se si considera l’intero pianeta il superamento ecologico coinciderà con il deficit ecologico, poiché non vi è alcuna possibilità di importazione netta di risorse sulla Terra. Da un altro curioso punto di vista, infatti, si può dire che ci servirebbe un’altra “mezza” terra dalla quale importare le risorse per soddisfare appieno i nostri bisogni. Anzi, per essere precisi, con l’Overshoot day di quest’anno, i nostri consumi richiedono l’equivalente di 1,7 pianeti Terra.
Chi è il colpevole?
È anche interessante però considerare gli Overshoot Day di ogni paese. Prevedibilmente, l’Overshoot Day dei Paesi più ricchi cade molto presto: per l’Italia è il 24 maggio, per la Svezia è il 4 aprile, per gli Stati Uniti è il 15 marzo e addirittura il 9 febbraio per il Qatar. I Paesi più poveri e quindi paradossalmente anche quelli meno preparati ad affrontare le conseguenze del cambiamento climatico, come le siccità o l’innalzamento del livello del mare, hanno un Overshoot Day un po’ migliore. Il Vietnam è in testa con il 21 dicembre, seguito da Jamaica (13 dicembre), Cuba (19 novembre) e Colombia (17 novembre). I Paesi non presenti in questa lista sono quelli che ancora non hanno superato l’Overshoot day e che quindi vivono solamente con le risorse che il pianeta mette loro a disposizione per quell’anno. Questi sono, per esempio, l’Islanda, l’Afghanistan, il Pakistan, il Bangladesh, l’India, l’Indonesia e Nuova Zelanda. Quasi tutti gli stati africani, specialmente dell’area sub sahariana, non hanno mai raggiunto un Overshoot Day.
La soluzione
Forse siamo ancora in tempo per intraprendere la terza e più giusta via, la quale però comporta una modifica radicale delle nostre abitudini. Ma non dobbiamo allarmarci, non sarà necessario privarci di tutte le risorse economiche. Anzi, la buona notizia è che questa trasformazione non è solo tecnologicamente possibile, ma è anche economicamente vantaggiosa ed è la nostra migliore possibilità per un futuro prospero.
Secondo il sito ufficiale dell’Earth Overshoot Day, I settori sui quali bisogna agire compiendo scelte sia individuali che collettive sono quattro:
- Le città: il modo in cui le costruiamo e le gestiamo deve essere compatto e integrante invece di scomposto e segregante.
- Il modo in cui produciamo energia: bisogna eliminare i combustibili fossili e passare alle fonti rinnovabili.
- La produzione, distribuzione e consumo del cibo: preferire una dieta locale e a base vegetale invece che industriale e a base animale.
- Quanti siamo: controllare la crescita demografica, anche e soprattutto attraverso l’emancipazione femminile.
Sembrano (e sono) obiettivi importanti e apparentemente irraggiungibili. Nei fatti però non servono grandi sacrifici per cambiare le nostre abitudini, anche gradualmente, almeno per quanto riguarda i consumi energetici, le abitudini alimentari e il controllo del numero di persone da sfamare nelle nostre famiglie.
Cosa puoi fare tu?
Se, arrivato in fondo all’articolo, pensi di dover iniziare anche tu a fare la tua parte, sei capitato nel posto giusto. L’EcoPost, oltre che essere un blog di informazione ambientale, offre al suo pubblico anche tutta una serie di materiale utile a ridurre l’impatto ambientale del proprio stile di vita.
Qui puoi trovare il nostro articolo sui siti web in cui puoi andare a calcolare la tua personale impronta ecologica, per capire in che modo tu possa abbassarla rientrando entro i limiti di sostenibilità. In generale, infatti, questo tipo di discorso è applicabile non solo alle nazioni, ma anche a tutti noi. Proviamo a pensare, ad esempio, che anche ognuno di noi ha solo un pianeta a disposizione da consumare ogni anno. Il modo in cui ognuno decide di farlo è ovviamente soggettivo. C’è a chi può pesare meno non usare più la macchina. Per qualcun altro invece potrebbe essere più facile ridurre il consumo di carne e latticini, o magare smettere di prendere l’aereo. Ognuno è libero di fare la propria scelta. Ciò che conta è modificare il proprio stile di vita per rientrare entro questi limiti.
Se vuoi altri consigli da applicare alla tua vita di tutti i giorni puoi anche consultare la nostra guida in 15 punti su come cambiare il tuo stile di vita per farlo diventare sostenibile. Perché ricorda, se vuoi che il mondo cambi come desideri, tu devi essere il primo a farlo. Il movimento ambientalista, per vincere la sua battaglia, deve basarsi su una profonda coerenza e unità d’intenti. Solo così potremo riuscire a fermare l’avanzata del cambiamento climatico!