Pensate a un ecosistema come a una torre di Jenga. Quando ci sono tutti i pezzi, la torre è stabile, in equilibrio e abbastanza resistente agli agenti esterni. Quando togliete qualche rettangolo inizialmente non succede nulla poiché le forze fisiche trovano il loro nuovo equilibrio senza che la struttura crolli. Quando però ne togliete tanti, il collasso sarà inevitabile e della torre non resterà niente, se non pezzi sparsi sul tavolo.
Definzione e significato di ecosistema
Il vocabolario online Treccani lo definisce così:
In ecologia, unità funzionale formata dall’insieme degli organismi viventi e delle sostanze non viventi (necessarie alla sopravvivenza dei primi), in un’area delimitata (per es., un lago, uno stagno, un prato, un bosco, ecc.).

Alcuni esempi di ecosistema
Una torre di Jenga può essere un esempio perfetto per descrivere i vari tipi di ecosistemi, potenzialmente formato da tutti i “micromondi” che tutti noi conosciamo:
- la foresta
- la savana
- la steppa
- il deserto
- la tundra
- la Macchia Mediterranea
- gli oceani
- qualsiasi ecosistema marino
I rettangoli non sono altro che i componenti dell’ecosistema e sono sia esseri viventi (biodiversità) sia quelli non viventi (rocce, acqua, sabbia etc). Più elementi ci sono, più l’ecosistema sarà in grado di resistere alla scomparsa di qualcuno di loro, ripristinando con facilità l’equilibrio originario. Quando però iniziano ad essere tante le specie estinte, tutto il sistema diventa più debole fino a cadere.
Legami importanti
In Jenga, oltre alla quantità di rettangoli, è importante anche il modo in cui questi vengono estratti. Se per esempio togliamo solo quelli di sinistra, la torre crollerà dopo pochi step. Lo stesso accade se togliamo i rettangoli alla base della torre. Questo avviene perché ogni pezzo dipende dagli altri e soprattutto da quelli che reggono il tutto.
Anche negli ecosistemi tutti i componenti sono legati tra loro da rapporti di causa-effetto. Ad esempio, se l’acqua di un oceano diventa più fredda, alcuni pesci migreranno verso acque più tiepide e gli organismi che dipendevano da loro dovranno trovare altre fonti di sostentamento. Quelli che non sono in grado di adattarsi muoiono, gli altri sopravvivono, proliferano e si differenziano, mantenendo l’ecosistema vivo e fertile.
L’equilibrio come condizione di vita per un ecosistema
È importante però aggiungere che l’equilibrio è recuperabile soltanto se le specie si estinguono o si modificano gradualmente, secondo processi lenti e naturali. In Jenga, se si è troppo bruschi e veloci nelle proprie mosse il rischio del crollo aumenta, anche dopo un solo tentativo e anche togliendo un pezzo di poco conto. Allo stesso modo, se gli elementi naturali vengono danneggiati ed eliminati con grande velocità l’ecosistema non ha il tempo di trovare un nuovo equilibrio, creando un circolo vizioso che comprometterà l’intera stabilità.
Se il corallo muore velocemente e inaspettatamente, l’intero ecosistema viene colpito. I pesci che se ne nutrono o che lo usano come rifugio muoiono o si allontanano poiché non hanno avuto il tempo di adattarsi. I pesci più grandi che di essi si nutrivano restano quindi senza cibo, e si estinguono a loro volta.
Ma gli effetti a cascata non si fermano qui perché in natura tutte le “torri” dipendono le une dalle altre. Se il pesce scompare, gli uccelli che lo mangiano perdono la loro fonte di energia e le piante che prosperano grazie alle loro deiezioni si esauriscono. E, naturalmente, le persone che si affidano alle barriere coralline per il cibo, il reddito o il riparo dalle onde perdono la loro risorsa vitale.

Cosa sta accadendo nel mondo?
Questi non sono solo scenari fantascientifici, ma stanno accadendo proprio ora, mentre siamo tranquilli davanti allo schermo del computer. La National Academy of Sciences ha riferito che la Terra ha già cominciato la sesta estinzione di massa, che vedrà la flora e la fauna del mondo estinguersi. Le specie, comprese quelle non in pericolo, si sono ridotte a causa della perdita degli habitat, deturpati dall’agricoltura “intensiva”; dalla caccia, soprattutto quella illegale di specie protette; dall’inquinamento agricolo, con l’uso sconsiderato di pesticidi e fertilizzanti, e dall’inquinamento dell’aria e dell’acqua da parte dei gas serra.
Gli oceani hanno perso il 40% dei plancton negli ultimi 50 anni, una delle principali fonti di ossigeno per il pianeta (leggi l’articolo). Anche gli insetti, che stanno alla base della catena alimentare e che sono i maggiori responsabili dell’impollinazione delle piante, stanno diminuendo. Le api in particolare sono una risorsa preziosa per gli ecosistemi e sta subendo forti danni (leggi l’articolo).
Il crollo dell’ecosistema terrestre è una catastrofe non-naturale
Ecologicamente, la parola giusta per descrivere questi fenomeni è “catastrofe”. L’unica soluzione per preservare la biodiversità sarebbe l’interruzione delle suddette pratiche. Se la biodiversità aumenta, infatti, crescerà anche la sua capacità di recupero. Se ciò non dovesse accadere, il mondo probabilmente continuerà ad esistere, proprio come il tavolo sul quale giochiamo a Jenga: dopo il crollo della torre esso rimane intatto.
La Terra, però, non sarà più come noi la conosciamo. Nessun animale, nessun albero, nessun fiore, nessun uomo. Un paesaggio simile a quello lunare sarà l’unico che potremmo aspettarci. O che l’universo potrà aspettarsi, perché noi, per vederlo, non ci saremo.