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Galapagos, flotta cinese nella riserva marina UNESCO

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Tempo di lettura 4 minuti

Non è la prima volta che la Cina invade le acque della seconda riserva marina più grande al mondo. Già nel 2017 un’imponente flotta cinese di pescherecci si era avvicinata alle Galapagos, facendo il suo ingresso con 297 navi, una delle quali aveva la stiva carica di 300 tonnellate di pescato illegale.

Una nuova minaccia da parte della Cina

Una massiccia flotta di pescherecci cinesi si è avvicinata ai confini dell’area marina protetta delle Galapagos, minacciando di decimare la biodiversità dell’arcipelago. Questa è considerata patrimonio dell’umanità e la zona protetta circostante alle isole offre riparo alla più grande biomassa di squali del mondo, e non solo. Difatti in queste acque vengono a riprodursi diverse specie, molte delle quali inserite nella red list della IUCN.

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La zona economica esclusiva (ZEE) è un’area del mare, adiacente alle acque territoriali, in cui uno Stato costiero ha diritti sovrani per la gestione delle risorse naturali.

L’immagine illustra chiaramente il limite della ZEE che la flotta cinese non può superare senza incorrere in sanzioni. Quest’ultima si sta mantenendo “legalmente” ai margini della Riserva, entrando comunque in contatto con grandi quantità di pescato.
Crediti: Wikipedia

Circa 265 navi cinesi sono state avvistate entro il limite di 200 miglia nella ZEE dell’arcipelago ecuadoregno per diversi giorni.

I pescherecci in questione sono dei veri e propri cargo con celle frigorifere, sulle quali avvengono i primi processi di lavorazione del pescato. La flotta cinese è situata nella stretta fascia di acque internazionali che si trova tra l’Ecuador e le Galapagos, luogo in cui si apre un’importante rotta migratoria per molte specie a rischio d’estinzione, che nelle acque della riserva trovano rifugio e risorse.

Da questa immagine satellitare si può notare la flotta cinese (in arancione) che pattuglia i confini della riserva marina delle Galapagos.

La flotta in questo momento sta operando nella zona sud ovest dell’arcipelago e la loro presenza non solo sta mettendo a rischio la fauna locale per mezzo della pesca ma, a causa della cattiva gestione, sta anche disseminando rifiuti lungo la propria rotta.

Difatti, massicce quantità di materiali plastici e spazzatura di altro tipo vengono riversati nella Riserva durante la loro permanenza per finire poi sulle vergini coste delle isole.

La contraddizione maggiore risiede nel fatto che la Cina e l’Ecuador siano membri della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare. Questa impone ai due paesi di contribuire alla conservazione della fauna marina, in particolare delle specie migratorie e delle più vulnerabili.

Un programma di monitoraggio effettuato a Cocos island mostra come il numero degli squali martello abbia subito un declino del 50% negli ultimi 20 anni. Il problema è sempre lo stesso: una volta lasciata la riserva marina gli animali diventano vulnerabili agli ami ed alle reti illegali.

La strategia cinese

La Cina si sta apparentemente comportando in maniera legale, mantenendosi ai margini dell’area protetta. Purtroppo però la realtà dei fatti è un’altra; la flotta sta posizionando chilometri di reti lungo ampie porzioni della ZEE. Tutto ciò che si trova all’interno della riserva rimane “tutelato”, ma ciò che tenta di entrare o di uscire da quest’ultima rimane vittima delle reti.

Chilometri di morte che intrappolano e uccidono qualsiasi specie vi capiti a tiro. Dagli enormi squali balena alle piccole tartarughe, dai pesce martello ai tonni; non vi è selezione alcuna. Ciò porta a conseguenze ecologiche catastrofiche. I pescherecci possono aspettare il pesce ai margini di queste aree, così da non essere legalmente perseguibili.

La cattura e il non rilascio degli esemplari più giovani, ad esempio, crea uno squilibrio importante all’interno delle popolazioni locali. In ecologia si parla di reclutamento, che indica l’aggiunta di nuovi individui in una popolazione dovuta alle nuove nascite. Il reclutamento può portare ad un incremento demografico di una popolazione oppure, se le perdite sono uguali o maggiori al n° dei nuovi nati, ad un crollo demografico.

Questo sta ad indicare quanto le aree marine protette siano essenziali per la biodiversità e per le future riserve proteiche, alle quali l’umanità attinge (abbondantemente).

La flotta cinese nel 2017

Nell’agosto del 2017 la Marina ecuadoregna intercettò una grande flotta da pesca illegale cinese che si era avvicinata alla Riserva delle Galapagos. 297 navi, una delle quali aveva nella stiva più di 300 tonnellate di pescato vietato, in gran parte squali.

Pescato illegale da parte della flotta cinese a largo delle isole Galapagos.

Vennero contati 6.600 squali tra cui due specie altamente a rischio di estinzione, i Seta ed i Martello.

L’inchiesta rivelò successivamente che la nave stava recuperando le catture di un centinaio di pescherecci che navigavano al limite delle acque territoriali circostanti. Quito all’epoca aveva convocato l’ambasciatore cinese per consegnare una protesta ufficiale e la giustizia ecuadoregna aveva condannato i proprietari della nave cinese a una multa di circa 6 milioni di dollari

Leggi il nostro articolo: “Nuova mattanza alle isole Fær Øer: uccisi quasi 300 cetacei in un giorno”

Il capitano e i suoi tre deputati furono detenuti per tre anni in prigione mentre gli altri 16 membri dell’equipaggio per uno. Tutto ciò non fu abbastanza per rallentare il fenomeno. La strage di quell’anno ancora riecheggia negli animi della popolazione locale, la quale vive nel pieno rispetto della natura.

La seconda Riserva più grande al mondo

Dichiarato patrimonio naturale dell’umanità dal 1978, l’arcipelago delle Galapagos è un vero e proprio bacino di biodiversità.

Le riserve marine vengono create in zone contenenti le nursery (asili- luoghi in cui vengono deposte uova e partoriti cuccioli) o perchè presentano un rilevante interesse per le caratteristiche naturali, con particolare riguardo alla flora/fauna marine/costiere.

La presenza della flotta cinese alle Galapagos è preoccupante in quanto la riserva è considerata la seconda più grande al mondo con i suoi 133.000 km 2 di superficie, ed ospita molte specie marine protette. Anche il governo ecuadoregno ha investito molto nella conservazione di questo patrimonio. All’interno della riserva è autorizzata solo la pesca artigianale mentre la pesca industriale è vietata.

Le aree marine protette delimitate dall’uomo sono di scarsa importanza per i grandi pesci e cetacei che percorrono i lunghi corridoi migratori attraverso gli oceani e l’intervento delle autorità è possibile solo quando le navi entrano nelle riserve. Per questo motivo finchè la flotta cinese continuerà a rimanere lungo i margini della riserva il governo ecuadoregno non potrà richiedere alcun tipo di intervento.

Qui di seguito riportiamo alcune vittorie a livello conservativo delle Isole Galapagos:

  • 1978, l’UNESCO dichiara le Isole Galapagos patrimonio naturale dell’umanità
  • 1986, il governo dell’Ecuador crea la Riserva delle risorse marine delle Galapagos
  • 1990, le isole sono dichiarate Santuario delle balene
  • 1998, viene creata la Riserva marina delle Galapagos
  • 2001, l’UNESCO include la Riserva marina delle Galapagos nella lista del patrimonio naturale dell’umanità

Riflessione

Questo evento dovrebbe far discutere e riflettere su come, in futuro, si dovranno tutelare questi luoghi strategici per la biodiversità di tutto il mondo, non solo delle Galapagos.

Capire come combattere le pressioni ecologiche causate dalle flotte illegali nei pressi delle riserve e quelle dovute ai cambiamenti ambientali. Le protein stocks (riserve di proteine) sparse per gli oceani del mondo sono essenziali per la protezione della biodiversità, per la vita del pianeta ma anche, in futuro, per il rifornimento di cibo per l’umanità.

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di Beatrice Martini
Lug 31, 2020
Nata nel 1993 a Roma, laureanda in Scienze Biologiche. Grazie alla sua famiglia fin da piccola si appassiona alla natura e alla conservazione di quest’ultima decidendo di farne una missione nella vita. Questo la porta in giovane età ad affacciarsi al mondo della subacquea e della fotografia naturalistica, partecipando a corsi (Scuola di fotografia Emozioni Fotografiche) e workshop in tutta Italia, come il “Marine Wildlife 2018” con Canon presso Tethys Research Institute. Durante il liceo vince due premi letterari che la portano ad appassionarsi al giornalismo, specialmente quello ambientale. Affascinata dai lavori delle sue mentori, Ami Vitale e Cristina Mittermeier, punta a diventare anche lei una foto/videoreporter per la conservazione dell’ambiente. Crede fortemente nel potere della parola e delle immagini attraverso le quali spera, un giorno, di poter dare un contributo per la salvaguardia del Pianeta. Nel 2020, grazie a L’Ecopost, le viene data l’occasione di poter affacciarsi al giornalismo e alla denuncia ambientale.

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