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Nuova mattanza alle isole Fær Øer: uccisi quasi 300 cetacei in un giorno

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Nemmeno l’epidemia da covid-19, che ha colpito e messo in ginocchio il mondo intero, ha impedito il massacro di globicefali e delfini che ogni anno si consuma alle isole Fær Øer. Una pratica secolare che, al mondo d’oggi, non trova giustificazione e, soprattutto, rischia di arrecare seri danni alla salute della popolazione locale. La causa? Il mercurio.

Grindadràp: cos’è?

La caccia alle balene, o Grindadràp, alle isole Fær Øer è praticata fin dal 1584. Un tempo utilizzata come fonte di cibo e denaro, in una regione arsa dal vento e dalle condizioni climatiche avverse, ad oggi è considerata dai molti inutile ed una mera barbarie, perpetrata a discapito di specie già di per sé ampiamente stressate dall’impatto antropico.

Nel periodo estivo a cavallo tra giugno e settembre le meravigliose acque di alcune baie locali si tingono di rosso. I cetacei presi di mira dalla Grindadràp sono i Globicefali (Globicephala melas), animali sociali, come i delfini, nei quali vi è una forte coesione all’interno dei pod (“branchi”).

Globicefalo. Foto di Barney Moss

La caccia si svolge in vari passaggi: avvistamento, inseguimento, spiaggiamento, uccisione e lavorazione.

Gli elementi che costituiscono la caccia alla balena sono ami, funi e strumenti per la misurazione delle balene. Quando i cacciatori avvistano una balena hanno la possibilità di spostarla solo se questa è in prossimità di fiordi e baie.

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Per condurre il branco di balene verso la riva, le barche formano un semicerchio. Al segnale del caposquadra del gruppo di cacciatori, delle pietre vengono lanciate nell’acqua dietro il branco. I rumori spingono i pod a dirigersi nella direzione opposta al frastuono, la spiaggia. Lo spostamento di un branco di cetacei deve sempre avvenire sotto la supervisione di un’autorità del luogo.

Dopo aver arenato le balene sulla spiaggia comincia una vera lotta a mani nude, carica di violenza, alla quale interi villaggi e turisti assistono emozionati, spesso con i bambini in prima fila. I cacciatori, dopo aver arpionato l’animale dallo sfiatatoio, tagliano il dorso delle prede presso la spina dorsale con uno speciale coltello. Questo è considerato il miglior modo per uccidere l’esemplare, perché induce una morte “rapida”. Naturalmente non è quasi mai così.

Negli ultimi anni si è cercato di spiegare agli abitanti delle isole il concetto di bioaccumulo delle sostanze tossiche come il mercurio nei tessuti degli animali all’apice della catena alimentare. Neppure il timore di malformazioni e degenerazioni del sistema nervoso hanno rallentato o scoraggiato questa pratica, la quale continua ad essere perpetrata.

La prima mattanza del 2020

Il capitano Paul Watson, il fondatore di Sea Sheperd, il 16 luglio ha denunciato la ripresa della caccia alle balene in queste isole. L’ultima Grindadràp risale all’agosto 2019, durante la quale vennero massacrati un centinaio di globicefali.

https://www.facebook.com/captpaulwatson/posts/10158122835045932
La notizia pubblicata dal Capitano Paul Watson, fondatore della Sea Shepherd Conservation Society.

Questa volta il numero è pari a 252 Globicefali e 35 delfini bianchi.

Il ruolo dell’Europa?

Le isole Fær Øer non fanno parte dell’Unione Europea, bensì del Regno di Danimarca. Ottennero l’autonomia nel 1948 e nel corso degli anni hanno acquisito il controllo su quasi tutte le questioni di politica interna, come la gestione della caccia ai cetacei. Non hanno però il controllo dell difesa e gli affari esteri, Con l’eccezione di una piccola forza di polizia e guardia costiera. La forza militare organizzata rimane responsabilità della Danimarca.

L’Europa ha una legislazione rigorosa per la protezione di tutti i cetacei, ma purtroppo le Isole Fær Øer non fanno parte di quest’ultima, quindi il diritto comunitario lì non è applicabile. La Convenzione di Bonn, la Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione (CITES) e la Convenzione sulla conservazione della vita selvatica e dell’ambiente naturale europea (Convenzione di Berna) non si applicano alle Isole Fær Øer. 

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La caccia alle balene pilota (ed altri cetacei) è legale nelle Isole Fær Øer e la Commissione europea ha limitate possibilità di intervenire direttamente e non ha identificato alcuna legge comunitaria che potrebbe essere stata violata dalle attività svolte nelle Isole dalla marina e dalla polizia della Royal Danish in relazione a questa caccia.

Non solo alle Fær Øer

Al mondo, purtroppo, certe mattanze sono all’ordine del giorno e avvengono in molti Paesi.

Per esempio a Taiji, in Giappone, vi è una baia nella quale in certi periodi dell’anno avviene la medesima mattanza. La tecnica di caccia è molto simile, ma i cetacei sono diversi. Ogni anno vengono brutalmente massacrati centinaia di delfini; coloro che non vengono arpionati sono destinati ad una sorte forse ben peggiore: i delfinari.

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Per maggiori chiarimenti circa la baia giapponese di Taiji vi rimandiamo alla visione del documentario : The cove.

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di Beatrice Martini
Lug 17, 2020
Nata nel 1993 a Roma, laureanda in Scienze Biologiche. Grazie alla sua famiglia fin da piccola si appassiona alla natura e alla conservazione di quest’ultima decidendo di farne una missione nella vita. Questo la porta in giovane età ad affacciarsi al mondo della subacquea e della fotografia naturalistica, partecipando a corsi (Scuola di fotografia Emozioni Fotografiche) e workshop in tutta Italia, come il “Marine Wildlife 2018” con Canon presso Tethys Research Institute. Durante il liceo vince due premi letterari che la portano ad appassionarsi al giornalismo, specialmente quello ambientale. Affascinata dai lavori delle sue mentori, Ami Vitale e Cristina Mittermeier, punta a diventare anche lei una foto/videoreporter per la conservazione dell’ambiente. Crede fortemente nel potere della parola e delle immagini attraverso le quali spera, un giorno, di poter dare un contributo per la salvaguardia del Pianeta. Nel 2020, grazie a L’Ecopost, le viene data l’occasione di poter affacciarsi al giornalismo e alla denuncia ambientale.

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