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Non solo Amazzonia: migliaia di incendi anche in Africa

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Mentre gli incendi continuano a devastare la Foresta Amazzonica, non solo in Brasile ma nel Sud America intero, c’è un’altra zona del mondo che, è proprio il caso di dirlo, è stata messa a ferro e fuoco dall’uomo negli ultimi giorni. Si tratta dell’area centro-occidentale del continente africano. In Angola e Repubblica Democratica del Congo gli incendi stanno devastando delle aree verdi ancora più grandi di quelle registrate in Amazzonia. Come al solito, nel silenzio generale. Se, infatti, la questione amazzonica ha, molto lentamente, guadagnato l’attenzione dei media non si può dire lo stesso per ciò che sta succedendo in Africa. Ma ciò non vuol dire che il problema sia minore.

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In rosso le aree colpite da incendi negli ultimi 7 giorni. Fonte: Global Forest Watch

Più di 10.000 incendi in Africa centro-occidentale

Se si prendono in considerazione solo gli ultimi 7 giorni i dati sono impietosi. Il numero di roghi registrati in Brasile in questo lasso di tempo si attesta a 2.217. Se giriamo invece lo sguardo in Angola e nella Repubblica Democratica del Congo il dato sale a 10.395. Le immagini che si possono vedere sull’applicazione Global Forest Watch, che si avvale dei dati raccolti dai satelliti Terra e Aqua della Nasa, sono a dir poco scioccanti.

Leggi l’articolo: Più carne più deforestazione. Il report di Greenpeace

Oltre ai due Stati già citati, le fiamme stanno colpendo anche vaste aree di Zambia, Malawi, Tanzania, Mozambico e Madagascar. In poche parole gli incendi stanno devastando tutta l’Africa centro-meridionale. Risulta addirittura molto complicato quantificare i danni in termini di ettari di aree verdi scomparse.

Come opera la lobby dell’agribusinees

Come in Amazzonia e, più in generale, nella maggior parte dei casi questi tristi avvenimenti sono di origine dolosa. L’uomo dunque appicca volontariamente questi incendi con un unico scopo. Quello di liberare ampie fette di terreno che possano poi essere utilizzate per sistemi di coltivazione intensivi o per l’allevamento del bestiame, anche questo allevato in maniera intensiva. La cenere che si deposita dopo i roghi, infatti, sul breve termine rende il terreno più fertile. Purtroppo però questo processo lo rende rapidamente inutilizzabile. Va inoltre specificato come in Brasile, almeno fino all’arrivo di Bolsonaro, l’utilizzo di queste tecniche era, per quanto possibile e seppur con qualche falla, regolamentato.

Leggi l’articolo: L’Amazzonia brucia. 20.000 ettari in fumo

In queste zone dell’Africa, invece, risulta molto più difficile riuscire a stringere la cinghia a causa, spesso, della mancanza di risorse necessarie per la salvaguardia di queste zone. A fare le spese degli incendi in Africa non sono solo le foreste ma anche ampie zone di savane, praterie ed altri ecosistemi. Anche la cadenza temporale di questi eventi non è affatto casuale. A fine Settembre, infatti, arriverà la stagione delle piogge. Tutto ciò non fa altro che confermare la malafede e la dolosità di questi incendi.

Non solo criminali, c’è anche chi combatte

Il rischio di sentirsi totalmente impotenti di fronte a tutto questo è dietro l’angolo. Per non scoraggiarsi, oltre a guardare chi gli alberi li brucia, occorre mettere sotto i riflettori anche chi, invece, ha compreso a pieno la necessità di rimboschire il pianeta invece di deforestarlo.

Leggi l’articolo: Ecosia: piantare alberi navigando sul web

In Etiopia, come già riportato dalla nostra redazione, sono infatti stati piantati 353 milioni di alberi in un solo giorno. Un avvenimento simile è stato registrato anche in India dove, in appena 12 ore, sono stati piantati 6 milioni di alberi. In Italia sono già pronti 400.000 alberi per rimboschire le foreste distrutte lo scorso anno nelle Dolomiti. Ecosia, il motore di ricerca che pianta alberi e a cui sarebbe buona cosa convertirsi, ha annunciato che, nei prossimi 6 mesi, pianterà 1 milione di arbusti in più rispetto a quanto previsto in Brasile.

Leggi l’articolo: “GreenLegacy: l’Etiopia ha piantato 353 milioni di alberi in un giorno

Insomma, di fronte ad una lobby che mira dritto al profitto infischiandosene di un qualsiasi vincolo etico e morale, c’è anche chi resiste e si mette in gioco in prima linea per combattere quest’enorme ingiustizia. Ciò che ci serve non è altra soia piena di sostanze chimiche, né tanto meno altra carne da mangiare. Quello di cui abbiamo bisogno è un pianeta in salute che sia in grado di mettere freno all’avanzamento dei cambiamenti climatici. Il tempo stringe. Salviamo gli alberi e salveremo noi stessi.

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di Luigi Cazzola
Ago 27, 2019
Nato nel 1991 a Fano, laureato in Lingue e Comunicazione. Marketer di professione e diverse esperienze all’estero alle spalle. Da ormai qualche anno ambientalista convinto, a Settembre 2018 arriva la svolta che stava aspettando. Viene selezionato per il “Corso di Giornalismo Ambientale Laura Conti”, dove può finalmente approfondire tematiche relative tanto al giornalismo quanto all’ambiente. Fermamente convinto che la lotta al cambiamento climatico sia la più importante battaglia della sua generazione, decide di mettere le competenze acquisite al servizio di tutti per accrescere la consapevolezza legata a questo tema e fornire consigli pratici per orientare le scelte dei singoli verso un approccio più green grazie ad un consumo più critico e consapevole. Per L’Ecopost si occupa di redazione di contenuti, sviluppo Front-End e comunicazione sui Social Media.

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