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Il clima terrestre nella storia

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Tempo di lettura 8 minuti

Gli attori principali nelle mutazioni del clima terrestre

Spesso, anche qui sulle pagine de L’EcoPost, ci occupiamo della questione climatica e ambientale al giorno d’oggi. Siamo una guida alla sostenibilità dunque abbiamo la mission e anche l’ambizione di voler accompagnare chi ci legge in un viaggio per ridurre il nostro impatto sul pianeta. Per farlo, naturalmente, affrontiamo la questione immergendola nella contemporaneità. Eppure per capire al meglio l’evoluzione del clima terrestre può essere utile intraprendere un piccolo trekking nella storia della Terra. In fin dei conti, le mutazioni climatiche sono parte della vita del nostro pianeta da sempre e, di fatto, l’unica novità del nostro tempo è la comparsa di un nuovo attore principale: l’uomo.

Ascolta il podcast di introduzione all’articolo!

La nostra specie è sicuramente il principale motivo dei cambiamenti climatici nella era geologica che vede l’umanità protagonista, il cosiddetto antropocene. Con tale espressione – non prettamente geologica, bensì più che altro un indicatore sociologico – si indica l’epoca che stiamo vivendo, quella in cui è l’uomo il padrone e custode del creato. Non stiamo facendo esattamente un buon lavoro. Prima della nostra comparsa, c’era un altro attore protagonista dal quale dipendevano gli sconvolgimenti del clima terrestre. Si tratta dell’anidride carbonica (CO2). Essa ha sempre giocato un ruolo cruciale nel riscaldamento del pianeta e lo si era capito già in tempi non sospetti, due secoli fa.

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Foto di Gerd Altmann da Pixabay 

La rilevanza dei livelli di anidride carbonica nell’atmosfera

Nel lungo corso della sua vita, il nostro pianeta ha sperimentato diversi livelli di anidride carbonica nell’atmosfera. Vi sono infatti stati momenti – ovviamente dobbiamo pensare a lunghi periodi di tempo – nei quali grandi quantità di CO2 sono uscite dai mari e dalla crosta terrestre. In corrispondenza di questi fenomeni, l’intero pianeta si è riscaldato. Quando invece l’anidride carbonica è rimasta imprigionata, ecco che esso si è raffreddato. Simultaneamente a questi sensibili sbalzi termici, le linee costiere si sono spostate sulla piattaforma continentale e l’altezza del livello dei mari è cambiata più e più volte.

Storici e geologi dividono l’età della terra in eoni, vastissimi periodi di tempo. Quello in cui viviamo oggi si chiama fanerozoico ed è cominciato circa 500 milioni di anni fa. È soprattutto studiando questa epoca che ci siamo accorti di come l’anidride carbonica sia davvero il motore principale del clima terrestre. Dipende infatti dalla quantità di questa ogni profonda variazione climatica avvenuta sulla Terra. Quel che preoccupa è che oggi l’essere umano sta liberando CO2 ad una delle più alte velocità mai riscontrate nelle precedenti ere geologiche. Gli strumenti di rilevazione ci riportano questa verità ed il dato è significativo.

Leggi anche: “CO2 in netto calo nel 2020, eppure non basta

Il clima terrestre cambia continuamente

I negazionisti climatici e chiunque voglia sottovalutare o comunque trascurare il rischio del surriscaldamento globale è solito ricorrere all’arma sempre affilata per la quale dovremmo preoccuparci meno, in fondo il clima terrestre è continuamente cambiato nel corso della storia. Questo è sicuramente vero. Ciononostante, non si tratta certo di un’argomentazione positiva che possa essere strumentalizzata alla narrazione negazionista. Non si tratta infatti di una notizia buona e da prendere alla leggera. Nelle parole di Wally Broecker, noto climatologo della Columbia University scomparso nel 2019: “Il sistema climatico è una bestia furiosa. Ora noi la stiamo stuzzicando.” In una breve frase, l’esperto sintetizzava davvero bene quel che ci sia in ballo.

Consideriamo infatti che l’intera storia umana che ci sia conosciuta, a partire dai nostri antenati meno evoluti, occupa poche migliaia di anni nella storia del pianeta. In soldoni, significa che non siamo che un battito di ciglia per la Terra; se paragonassimo la storia del pianeta ad un giorno di 24 ore dalla sua nascita fino ad oggi, l’uomo non occuperebbe che gli ultimi pochi secondi.

La finestra che ci ha visto stanziati sulla crosta terrestre è stata la più stabile finestra climatica degli ultimi 650mila anni. Qualora dovessimo finire per svegliarla arrabbiata – quella bestia furiosa di cui parlava Broecker – potremmo scatenare una serie di reazioni chimiche a catena che devasterebbero il nostro habitat fino a un punto di non ritorno. Se superassimo infatti tutti i parametri storici che ora vedremo, potremmo finire per riportare il pianeta ad uno stato simile a quello di decine di milioni di anni fa. In tal caso, esso non sarebbe più adatto ad ospitare l’Homo Sapiens. In questa maniera, non ci dimostreremmo esattamente sapienti.

nel video de Il Lato Positivo, una rapida panoramica di come si presentasse il clima sulla Terra prima dell’arrivo dell’uomo.

Un instabile equilibrio

Le misurazioni ci dicono che quando nell’aria era presente la stessa quantità di CO2 di oggi, l’aria era molto più calda e gli oceani più alti di almeno 20 metri. Ci ricorda forse qualche previsione fatta in tempi recenti? Il pianeta starebbe infatti cercando ancora il suo punto di equilibrio con l’innaturale atmosfera saturata dalla nostra civiltà industriale. Non ci è dato sapere in quale maniera vi riuscirà.

Qualora l’anidride carbonica si assesti sui livelli attuali – o comunque non aumenti di molto – la Terra potrebbe impiegare millenni ad assestarsi. Il fatto è che la transizione potrebbe essere tutt’altro che piacevole e trasformare il pianeta in qualcosa di molto diverso dall’amabile cornice che ha cullato l’umanità dalla sua comparsa al giorno d’oggi. La paleoclimatologia ci insegna che la Terra può rispondere alle provocazioni esterne in maniera davvero aggressiva. L’istinto di autoconservazione del pianeta è infatti tale che potrebbe sbaragliare ogni nostro modello, fino al più catastrofico. È infatti già accaduto in passato.

A lezione dalla storia

Ripercorrendo la storia dei cambiamenti che hanno maggiormente influito sul clima terrestre possiamo mettere le mani avanti, preparandoci al meglio agli sconvolgimenti climatici che potrebbero presto arrivare.

Un viaggio nel tempo

Senza indugiare troppo sulla storia della civiltà umana e mantenendo il focus sul clima terrestre, viaggiamo mentalmente fino a diecimila anni fa. I grandi mammiferi erano appena scomparsi, tanto in Eurasia quanto nelle Americhe, a causa degli esseri umani. Su un pianeta molto diverso da quello che conosciamo oggi, il livello dei mari si stava alzando e il ghiaccio si ritirava, tanto che nel giro di qualche millennio l’acqua di disgelo avrebbe alzato enormemente il livello degli oceani, arrivando fino a sommergere sotto di essi le barriere coralline che fino ad allora avevano visto e goduto della luce del sole.

I primi insediamenti umani risalgono a novemila anni fa e, come ci ricordiamo dalle nozioni storiche apprese a scuola, la civiltà nacque nella Mezzaluna fertile, in America centro-meridionale e in Cina. Per quanto strano possa apparire a noi oggi, all’epoca il Sahara era una distesa verde ricca di laghi che ospitavano flora rigogliosa e fauna variegata; ciò era dovuto agli ultimi sussulti di un’era glaciale che aveva stretto la Terra in una morsa fredda per centomila anni e all’innalzamento generale delle temperature sul pianeta.

Giunti a cinquemila anni fa, mentre scoprivamo la scrittura e cominciavamo ad uscire, come specie, da millenni di analfabetismo, il ghiaccio formatosi durante la glaciazione si era sciolto pressoché completamente e il livello degli oceani si era stabilizzato, dando origine alle linee costiere che conosciamo oggi. Il Sahara cominciò ad inaridirsi, come già era successo numerose altre volte nel corso degli eoni e tutti coloro i quali si erano stanziati in Africa occidentale cominciarono a migrare alla ricerca di territori più accoglienti, trovandone uno di loro gradimento presso il Nilo e dando quindi un grande impulso alla nascita di una delle più magnifiche civiltà della storia umana. L’avvento dei faraoni si deve anche a cause ambientali. Non tutti hanno respinto i migranti climatici nel corso della storia. Qualcuno ha preferito trasformarli in risorsa.

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Foto di Scottslm da Pixabay 

Il clima terrestre oggi

Gli studi ci dicono che da quel momento in avanti il clima terrestre rimase più o meno stabile. Secondo le misurazioni geologiche, il successivo grande cambiamento nelle temperature del pianeta è quello avvenuto negli ultimi decenni. Esso non è però dovuto alla Terra, bensì a chi la abita. Gli antichi ci insegnano come la storia abbia il vizio di ripetersi e sia dunque maestra – Historia magistra vitae, scrisse Cicerone nel suo De Oratore – dunque dovremmo utilizzare bene questo dato.

In passato anche una disavventura climatica localizzata ha portato al crollo e alla scomparsa di una società. Pensiamo ad esempio a cosa accadde all’intero mondo dell’età del bronzo. La prima civiltà umana stanziata e sviluppata scomparve, senza appello, flagellata da una terribile carestia. Le comunità stabilitesi sull’Egeo e sul Mediterraneo orientale non si adattarono al peggioramento del clima. Che sia un monito per il nostro tempo?

Per la più grande società della storia antica, l’Impero Romano, non fu così. L’espansione senza precedenti della cultura latina fu agevolata da secoli di clima mite, temperato, se vogliamo persino caldo. Poi però si crearono sistemi di pressione sull’Islanda e le Azzorre, forti e duraturi, i quali discesero sull’Europa simultaneamente alla disfatta dell’Impero. Tra i nemici dei centurioni, si può annoverare anche il gelo improvviso. Naturalmente, sarebbe azzardato – quando non scorretto – attribuire al clima la regia della storia. È però possibile leggere questi periodi anche attraverso questa chiave.

Che cosa possiamo imparare

Possiamo continuare questo nostro viaggio nel tempo e nel clima terrestre ancora a lungo. Potremmo arrivare fino a 40 milioni di anni fa e parlare di catene montuose come l’Himalaya che stavano crollando. Potremmo concentrarci su eruzioni vulcaniche che non abbiamo visto neppure nei più catastrofici disaster movie. Magari potremmo narrare il viaggio dell’India che si stava distaccando dall’Asia. In quel periodo la CO2 era diffusissima e – di conseguenza – la temperatura terrestre molto elevata. Se continuassimo, però, ci ritroveremmo con un articolo lunghissimo che insiste sempre sullo stesso concetto; concetto che è già stato dato e dal quale occorre ora trarre alcune conclusioni.

Si stima che all’alba dei mammiferi – circa 50 milioni di anni fa – le temperature sul pianeta fossero più alte di almeno 13 gradi rispetto a oggi. Il clima terrestre era del tutto inadatto alla fisiologia umana: troppo caldo e troppo umido. Il lettore potrebbe a questo punto erroneamente pensare che l’accordo di Parigi del 2015 sia fin troppo stringente. Perché preoccuparci tanto di stare entro 1,5 gradi di innalzamento se sappiamo che la Terra può sopportare ben alte temperature? Sta proprio qui la lezione che dovremmo imparare da questo approfondimento; abbiamo bisogno di comprendere bene quali siano i modelli che prendiamo come riferimento.

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Foto di catazul da Pixabay 

Riferimenti insufficienti

Nell’inchiesta pubblicata da Peter Brannen su The Atlantic, dalla quale sono stati tratti i dati riportati in questo articolo, si specifica come la maggior parte delle proiezioni di riferimento impiegate in climatologia si fermino alla fine del secolo. Di fatto, non prevedono cosa avverrà dopo il 2100. Gli sconvolgimenti che conducono a variazioni pari o paragonabili alle temperature di altri eoni si verificano su scale temporali molto più lunghe. I modelli che utilizziamo per predire le variazioni future sono dunque attendibili? Presentano per caso alcune lacune?

Negli Stati Uniti queste domande sono all’ordine del giorno nei briefing degli esperti. I ricercatori stanno infatti allargando il loro orizzonte a quello che potrà accadere dopo, ad esempio nel caso in cui la CO2 nell’aria raggiungerà la nefasta soglia di 1200 parti per milione (ppm, secondo un’unità di misura ormai familiare a chi ci legge). Si tratta di un risultato pessimo, tremendo, ma sfortunatamente tutt’altro che impossibile. La nostra specie sta infatti emettendo anidride carbonica nell’aria ad un ritmo enormemente più veloce di quelli che hanno caratterizzato i periodi più estremi dell’era dei mammiferi. Parliamo di una velocità maggiore di circa 10 volte.

I rischi di un clima terrestre fuori controllo

La devastazione del nostro habitat, comunque, potrebbe essere ben più vicina del prossimo secolo. L’acidificazione degli oceani, ad esempio, è un processo già iniziato. I mari potrebbero raggiungere il tasso di acidità di 56 milioni di anni fa ben prima del 2100, se non invertiremo la rotta suicida che abbiamo impostato. Se ci guardiamo incontro regolandoci con il termometro della natura, ci accorgiamo già oggi di come le stagioni stiano diventando sempre più strane e irregolari. Gli orsi polari hanno perso il loro habitat artico e ora cacciano a riva, intrattenendo una dieta assolutamente inedita per loro. Le fioriture sbocciano prima che ci siano api in grado di impollinare. I pigliamosche popolano i boschi settimane dopo che le uova dei bruchi, loro prede, si siano schiuse. Tutto è sfasato e ciò si deve a noi.

Dieci miliardi di tonnellate di ghiaccio si sono già sciolte. Si stima che la metà delle barriere coralline tropicali sia già morta e il tasso di acidità degli oceani è già aumentato del 30%. Le temperature globali sono aumentate dovunque. Non credo ci sia bisogno di snocciolare altri dati per passare il messaggio che si vuole dare in queste righe: dobbiamo invertire la rotta. L’inerzia del clima terrestre e dei suoi sistemi è tale da concederci ancora di farlo ma occorre cominciare a ridurre seriamente le emissioni di CO2. È dalla rivoluzione industriale che avveleniamo il pianeta.

Approfondimento con il fisico Bruno Carli riguardante l’impatto dell’uomo sul clima terreste

Ombre scure all’orizzonte: il rischio estinzione di massa

Nel 1963, Norman Newell, paleontologo statunitense tra i più apprezzati nel suo settore, scrisse Crisi nella storia della vita. Nell’articolo coniò l’espressione estinzione di massa. Con tale termine si intende un cambiamento nelle condizioni di vita molto più veloce di quanto l’evoluzione possa stargli dietro. I toni usati da Newell sono piuttosto catastrofici, forse fin troppo per gli anni ’60. Non per oggi però. Il binario che stiamo percorrendo finisce sull’orlo di un burrone, se agiamo ora il freno della locomotiva è in grado di arrestarla per tempo. Si tratta però di un grosso se.

Leggi anche: “Perché la sesta estinzione di massa è causata dall’uomo

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di Mattia Mezzetti
Mar 27, 2021
Fanese, classe ’91, inquinatore. Dal momento che ammettere di avere un problema è il primo passo per risolverlo, non si fa certo problemi ad ammettere che la propria impronta di carbonio sia, come quella della gran parte degli esseri umani su questo pianeta, troppo elevata. Mentre nel suo piccolo cerca di prestare sempre maggior attenzione alla questione delle questioni, quella ambientale, ritiene fondamentale sensibilizzare trattando il più possibile questa tematica.

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