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Perché la sesta estinzione di massa è causata dall’uomo

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Solamente a nominarla vengono i brividi, ma, ormai, è un’evidenza che non si può più negare. La razza umana, grazie al suo delirio di onnipotenza nei confronti della natura circostante, ha scatenato un processo che difficilmente riusciremo a fermare. Stiamo parlando della sesta estinzione di massa. Un termine spesso utilizzato da scienziati e ambientalisti che rende giustizia alla criticità della situazione in cui ci troviamo oggi. Ma quali sono state le atre? E perché dobbiamo preoccuparci della prossima? Cosa si intende esattamente con questo termine?

Cos’è un’estinzione di massa: definizione

Quando si parla di estinzione di massa, o mass extinction, ci si riferisce ad un “evento durante il quale una considerabile porzione della biodiversità terrestre viene persa. Un’estinzione può avere diverse cause. Si contano almeno 5 maggiori eventi che hanno causato un’estinzione, ognuna delle quali ha spazzato via un’ampia porzione della biodiversità”.

Secondo il Cambridge Dictionary, che ha attualizzato il significato del termine riferendosi, con ogni probabilità, alla situazione ambientale critica odierna, si tratta invece della “morte di molti animali, piante ed esseri umani, come un risultato del cambiamento climatico in atto”.

Le cinque (o sei) grandi estinzioni di massa della storia

La scienza al giorno d’oggi parla di “sesta estinzione”, in quanto, nelle centinaia di milioni di anni che hanno preceduto la comparsa dell’uomo, se ne sono succedute già cinque:

1- Ordoviciana-Siluriana: la prima estinzione di massa

Secondo la teoria maggiormente riconosciuta dal panorama scientifico, ipotizzata dagli scienziati Berry e Boucot nel 1973,  circa 450 milioni di anni fa, quando la Terra era popolata da invertebrati e da pesci, degli impulsi glaciali, che si suppone abbiano avuto una doppia ondata separata da circa 500.000/1.000.000 di anni, hanno causato l’estinzione di circa l’85% delle specie viventi. Il calo della temperatura delle acque ha infatti reso impossibile la vita per gran parte dei pesci che erano, invece, abituati a vivere in acque tropicali. La glaciazione perdurò per diversi milioni di anni.

2- L’evento Kellwasser

Storicamente inserita all’interno dell’era geologica del Devoniano Superiore, il “Kellwasser event”, avvenuto all’incirca 375 milioni di anni fa, spazzò via l’82% delle specie che abitavano la terra. Sebbene inizialmente si pensò che questa estinzione si consumò in un tempo relativamente breve, di circa 3 milioni di anni, alcune rilevazioni successive hanno cambiato le carte in tavola. La perdita di biodiversità, caratterizzata verosimilmente da un forte deterioramento dello strato di ozono innescato da un cambio della temperatura media terrestre, secondo uno studio cinese molto accreditato, si verificò invece in circa 50 milioni di anni.

3 – Estinzione del Permiano o Permiano-Triassico

Si tratta dell’estinzione di massa più grande di sempre. Avvenuta, all’incirca, 251,4 milioni di anni fa, ed anche nota con il nome di “Great Dying”, causò la perdita dell’81% delle specie marine con una diminuzione del 96% della popolazione degli oceani, oltre al 50% delle specie animali. Per quanto riguarda le cause ci sono diverse teorie. Se da un lato si riconduce a degli eventi repentini, come ad esempio l’impatto con uno o più asteroidi, la teoria più credibile riguarda le conseguenze nefaste di un periodo di altissima attività vulcanica. Le continue e massicce eruzioni causarono l’aumento della presenza di CO2 in atmosfera fino a 1.000 parti per milione – oggi, in una situazione già critica per il proseguimento della vita sulla terra questo valore si attesta a 414 ppm – oltre alla creazione di uno strato di chemioclino sulla superficie oceanica, che rese di fatto il mare quasi privo di ossigeno e , quindi, inabitabile dalla maggior parte delle specie.

4 – Triassico – Giurassico: la quarta estinzione di massa

Situata, all’interno della scala delle ere geologiche, alla fine del Triassico, ovvero 203 milioni di anni fa, questa causò la perdita del 76% di tutte le specie abitanti il pianeta. Tra questi ci fu la totale scomparsa dei terapsidi e dei bivalvi. La causa fu un aumento della temperatura di circa 5°C, forse dovuta alla liberazione del metano dal fondo degli oceani.

5 – Cretaceo – Paleocene: la scomparsa dei dinosauri

Risalente a circa 65 milioni di anni fa, è stata per lungo tempo uno dei più grandi misteri della scienza. Almeno fino a quando, nel 1980, gli scienziati Luìs Alvarez, insignito del Premio Nobel per la Fisica nello stesso anno, e Frank Asaro, grazie all’analisi di alcuni prelevamenti geologici, individuarono un’alta presenza di “iridio”, una sostanza rara sul nostro pianeta, ma invece molto presente proprio negli asteroidi. Successivamente, grazie ad ulteriori studi, fu possibile stabilire il luogo in cui avvenne l’impatto che, con ogni probabilità, è situato nella penisola dello Yucatan, dove un meteorite con un diametro di almeno 10 chilometri colpì la terra ad una velocità stimata di circa 30 chilometri al secondo.

Video di una lezione del Prof. Luciano Bani, docente di Zoologia presso il dipartimento di Scienze dell’Ambiente della Terra.

Episodio Pluviale-Carnico

Alcuni studiosi sono anche riusciti ad individuarne un’altra, risalente a circa 233 milioni di fa. Ad annunciare la scoperta è stato, nel settembre scorso, un gruppo di ricercatori della China University of Geosciences che, in uno studio pubblicato sulla rivista Science Advances, sostiene di avere la prova di una “terribile eruzione vulcanica”, denominata “Episodio Pluviale Carnico”. Secondo questa teoria questa enorme attività vulcanica produsse circa un milione di chilometri cubi di magma, iniettando in atmosfera enormi quantità di CO2 e scatenando così un forte aumento delle precipitazioni per un milione di anni. Sarebbe stato in questo periodo che il mondo attuale, così come lo conosciamo, venne “plasmato”.

Una scoperta recente che, almeno per il momento, non andrà a cambiare ciò che intendiamo con “sesta estinzione di massa”, un concetto che chiariamo nelle righe seguenti.

Perché oggi si parla di sesta estinzione di massa

Già solo leggendo la successione temporale di queste catastrofi, distanziate tra di loro da svariati milioni di anni, è possibile capire quanto la presenza dell’ essere umano sulla terra sia recente. Quantificando, con le dovute proporzioni, l’età della terra in 24 ore, la nostra razza avrebbe iniziato il suo sviluppo solamente quattro secondi fa. Il momento in cui l’homo sapiens lascia l’Africa per migrare risale invece a soli 1,3 secondi fa. In questo arco temporale, traducibile in circa 65-75.000 anni, si è sviluppata la civiltà umana così come la conosciamo oggi, senza che il pianeta abbia mai subito degli eventi catastrofici simili e, anzi, proliferando all’interno del sistema terrestre fino a raggiungere la popolazione record di 7,5 miliardi di abitanti.

Se, dunque, da un lato, come troppo spesso ricordatoci dai negazionisti del cambiamento climatico, è vero che nel nostro pianeta si sono già verificati dei sostanziali cambi della temperatura in maniera naturale, dall’altro, la velocità con cui si sta verificando in questo preciso periodo della storia umana, caratterizzata dall’estrazione e dal sovrautilizzo di combustibili fossili, rende la teoria dell’origine “naturale” del riscaldamento globale poco più di una favoletta raccontata da chi, in questo sistema sociale che ha generato più ricchezza che mai concentrandola nelle mani di pochissimi individui, ci guadagna soldi e potere.

Per ben capire la velocità con la quale stiamo rompendo l’equilibrio dell’ecosistema terrestre, prenderemo in prestito una frase di Antonio Cianciullo, celebre giornalista ambientale del nostro paese, che nel suo libro “Ecologia del desiderio”, ce lo spiega così:

“Nel corso del Novecento la popolazione si è moltiplicata per 4, l’economia per 14, la produzione industriale per 40, il consumo energetico per 16, le emissioni di CO2 per 17, il consumo di acqua per 9, la pesca marina per 35, l’area irrigua per 5. Mentre le foreste si sono ridotte del 20% e siamo finiti sull’orlo della sesta estinzione di massa nella storia del pianeta”.

Leggi anche: “La sesta estinzione” è qui. Finiremo come i dinosauri?

Il tempo per invertire la rotta sta per scadere

Guardando inoltre ai dati rilevati agli ultimi 200 anni, l’attribuzione della causa di questa catastrofe ambientale alle attività umane è completamente fuori discussione. A partire dalla prima rivoluzione industriale abbiamo immesso in atmosfera circa 370 miliardi di tonnellate metriche di carbonio. Dato a cui va aggiunto quello liberato dai processi di deforestazione, che aggiungono altri 180 miliardi di tonnellate. La concentrazione di diossido di carbonio è aumentata del 40%, mentre quella del metano, altro potente gas ad effetto serra, è più che raddoppiata.

Tutto questo ha causato, secondo il WWF, la perdità di circa il 60% della altre specie viventi sulla terra, solamente negli ultimi 40 anni.

Mai, in un lasso di tempo così breve, è stata registrata una tale perdita di biodiversità sul pianeta, riconducibile ad un cambiamento del clima terrestre. Storicamente queste variazioni della biosfera si sono verificate nell’arco di milioni di anni, mai e poi mai in poco più di un secolo e mezzo.

La cosa peggiore è che, almeno per il momento, i dati non sono destinati a migliorare. Gli effetti di questi ultimi due secoli di follia della nostra specie, non si sono ancora verificati nella loro totalità. Ciò a cui assistiamo oggi è infatti il risultato delle emissioni di diversi anni fa e, considerando che l’intensità di immissione di gas serra in atmosfera è aumentata nel corso del tempo, è praticamente certo che il peggio debba ancora venire.

Secondo l’ONU abbiamo ancora poco più di 7 anni per invertire la rotta in modo drastico. Se non riusciremo ad abbattere significativamente le emissioni e, allo stesso tempo, preservare la biodiversità del pianeta, distruggendo quindi l’equilibrio della biosfera e con essa la maggior parte delle specie che lo abitano, la probabilità che una larghissima fetta del pianeta diventerà inabitabile è ben più alta di quanto si possa pensare. Ed a quel punto questo periodo sarà destinato a passare alla storia come quello della “sesta estinzione di massa”.

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di Luigi Cazzola
Dic 8, 2020
Nato nel 1991 a Fano, laureato in Lingue e Comunicazione. Marketer di professione e diverse esperienze all’estero alle spalle. Da ormai qualche anno ambientalista convinto, a Settembre 2018 arriva la svolta che stava aspettando. Viene selezionato per il “Corso di Giornalismo Ambientale Laura Conti”, dove può finalmente approfondire tematiche relative tanto al giornalismo quanto all’ambiente. Fermamente convinto che la lotta al cambiamento climatico sia la più importante battaglia della sua generazione, decide di mettere le competenze acquisite al servizio di tutti per accrescere la consapevolezza legata a questo tema e fornire consigli pratici per orientare le scelte dei singoli verso un approccio più green grazie ad un consumo più critico e consapevole. Per L’Ecopost si occupa di redazione di contenuti, sviluppo Front-End e comunicazione sui Social Media.

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