“E’ in corso una distruzione di massa della Natura. Dobbiamo preservare questa vita per il futuro dei nostri figli”. Sono le parole rilasciate da Paulino Guajajara durante un’intervista a Reuters. Paulino era leader di un gruppo indigeno che protegge la riserva dell’Arariboia, nello stato di Maranhao in Brasile. Sabato 2 novembre i membri della sua tribu’ hanno riferito che Paulino e’ stato ucciso durante un’incursione illegale dei taglialegna nel suo territorio. Un altro leader indigeno, Laercio Souza Silva, e’ rimasto gravemente ferito durante lo scontro e uno dei taglialegna risulta al momento disperso.
I guardiani della foresta
Paulino era membro di un gruppo chiamato “I guardiani della foresta”. Essi cercano, giorno dopo giorno, di proteggere la Foresta Amazzonica, nonche’ la loro casa, dallo sfruttamento umano. Adesso piu’ che mai l’attivita’ di questi gruppi indipendenti e’ necessaria e anche, purtroppo, pericolosa. Il presidente brasiliano Bolsonaro ha infatti promesso di aprire allo sviluppo economico le terre indigene protette. Bolsonaro, inoltre, ha seminato sentimenti di odio nei confronti delle popolazioni indigene abitanti della foresta, incentivando cosi’ le azioni violente di taglialegna e chiunque ricavi profitto dalle risorse forestali.
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Uno Stato incostituzionale
Greenpeace Brasile ha denunciato l’accaduto con queste parole: “Paulino è l’ultima vittima dell’incapacità dello Stato brasiliano di adempiere al suo dovere costituzionale di proteggere le terre indigene. I “Guardiani della foresta” hanno assunto questo ruolo per se stessi e tutti i rischi ad esso associati.” Un altro leader indigeno dell’area ha detto che le guardie forestali avevano gia’ ricevuto minacce e che erano costretti a indossare giubbotti protettivi mentre pattugliavano. “Abbiamo informato le agenzie federali delle minacce ma non hanno fatto nulla”, ha affermato Sonia Guajajara, leader dell’organizzazione pan-indigena APIB del Brasile.
Nonostante l’evidente pericolo pero’ Paulino non voleva darsi per vinto: “A volte ho paura – ha detto nella stessa intervista – ma dobbiamo alzare la testa e agire. Stiamo proteggendo la nostra terra e la vita su di essa, gli animali, gli uccelli, anche il gruppo Awa che vive qui”. Paulino e’ stato colpito in pieno viso, ed e’ morto a poco piu’ di vent’anni lasciando un figlio e una casa – la foresta – sempre piu’ indifesi.
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