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Plastic Free: in migliaia per pulire le spiagge italiane

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Domenica 27 settembre l’associazione Plastic Free Onlus ha organizzato una raccolta di rifiuti nazionale a cui hanno aderito più di 50 città italiane. In totale sono stati raccolti 30 mila kg di spazzatura. L’attivismo di Plastic Free si concentra soprattutto nelle spiagge, dove l’accumulo di plastica e altri materiali minaccia spaventosamente gli ecosistemi marini. Abbiamo voluto intervistare Laura Angeletti, referente locale per la città di Fano, nelle Marche. Dalle sue parole risulta chiaro che la partecipazione a questi eventi può rappresentare un metodo efficace e divertente per appassionarsi alla tematica ambientale ed assumere consapevolezza riguardo l’emergenza climatica.

Intervista a Laura Angeletti, referente locale per Plastic Free Onlus

Ciao Laura, come ti sei avvicinata alla tematica ambientale? Perché, fra tutte le associazioni ambientaliste, hai scelto proprio Plastic Free?

“E’ stata mia madre ad insegnarmi ad avere rispetto per l’ambiente. Fin da piccola mi ha insegnato a fare la raccolta differenziata, mi ricordava di chiudere l’acqua mentre spazzolavo i denti, di preferire le verdure locali e di stagione. Mi sgridava facendomi raccogliere il mozzicone di sigaretta perché “anche un solo mozzicone conta”.  Ho iniziato con lei a raccogliere la plastica dalle spiagge che frequentavo; d’estate, non raccoglievamo conchiglie, ma plastica. Mi ha insegnato ad avere attenzione verso certi comportamenti, per cui sono sempre stata abituata ad avere rispetto per l’ambiente. 

Ma il cambiamento radicale e l’avvicinamento a PlasticFree è successo durante il lockdown. Una sera ero nel mio terrazzo, fumavo una sigaretta e per sbaglio ho alzato gli occhi al cielo: era il cielo più luminoso che avessi mai visto da quel terrazzo. Fissavo le stelle che brillavano e sentivo entrare nei polmoni un’aria fresca e pulita. Pensai: “ci siamo fermati. La terra respira e le stelle brillano di più! ” Da quella frase, da quel pensiero, è nata in me la necessità di dover fare altro, qualcosa di più, almeno per la mia città. Sentivo il bisogno di dover smuovere qualcosa, di provare a “far aprire gli occhi”, almeno alle persone che erano intorno a me.

La scelta di Plastic Free: “mi fanno sentire parte attiva”

Dopo il lockdown ho iniziato a coinvolgere qualche amica nelle mie camminate mattutine di “clean-walking” lungo la spiaggia, ma ogni volta era come se ci fossero sempre più rifiuti da raccogliere. Un pomeriggio mi sono dedicata a delle ricerche online, volevo avere informazioni sull’atteggiamento del nostro paese rispetto alla problematica della plastica e fu così che scoprii l’associazione Plastic Free Onlus. È un’associazione nata da poco, un’associazione giovane e di giovani. All’inizio ero un po’ scettica, nella mail al presidente Luca de Gaetano avevo specificato:“ sono già sostenitrice di altre associazioni, ho a cuore l’ambiente ma sono stanca di poter/dover contribuire solo con delle donazioni, vorrei fare qualcosa di tangibile”.

La risposta della Onlus non è tardata ad arrivare, con parole precise e dirette:“possiamo fare una chiacchierata, potresti diventare nostro referente di zona e saremo noi a sostenere te!”. Ecco perché ho scelto PlasticFree, perché sono pratici, veloci, concreti, sono vicini a te e ti danno tutto il supporto necessario. Ti fanno sentire parte attiva e credo che questo sia un sentimento non solamente comune a noi referenti, ma a tutti gli associati e ai volontari che partecipano ai nostri appuntamenti”.

Plastic Free
Laurea Angeletti, referente di Plastic Free Onlus, durante una delle raccolte nella città di Fano (PU)

Leggi il nostro articolo: “Isola di Plastica: cos’è, dov’è e come si forma?

L’evento nazionale di Plastic Free e i risultati ottenuti

Lo scorso 27 settembre avete organizzato un evento di raccolta in contemporanea su tutto il territorio italiano. Siete soddisfatti dei risultati? Qual è la reazione dei passanti quando vi vedono?

“Sì, siamo soddisfatti. Nonostante siamo stati costretti a rinviare 20 appuntamenti su 60 per le avverse condizioni meteo, siamo riusciti a raccogliere 30 mila kg in un solo giorno. Siamo soddisfatti per la grande partecipazione riscontrata. Siamo contenti anche solo per aver iniziato a “smuovere” qualche emozione, sensazione, consapevolezza, e di aver già ricevuto una risposta enorme dalle persone. A me piace chiamarla “rivoluzione ambientale”.

Durante le raccolte mi è capitato di incontrare varie tipologie di persone, a partire da chi fa finta di nulla o mostra un sorriso sfuggente mentre ti osserva un pò schivo; credo che siano coloro che nascondono una sensazione di senso di colpa. Poi ci sono quelli che ti urlano “bravi ragazzi” ma poi se ne vanno veloci; credo che questa seconda categoria di persone pensi: “bravi che ci pensate voi, tanto qui ormai cambia poco!”. Poi ci sono quelli che si fermano a chiedere informazioni e infine ci sono i numeri uno, quelli che dicono: “bravi ragazzi! Posso unirmi? Solo che non ho i guanti!””.

Le raccolte come inizio di un cambiamento più profondo

Noi de L’Ecopost spesso sottolineiamo come quello della plastica sia uno dei tanti problemi che compongono la crisi climatica. Proprio per questo può succedere che le persone, una volta eliminata la plastica dalle spiagge, o da alcuni aspetti della propria vita (per esempio sostituendo le bottigliette con le borracce), pensino che la crisi sia risolta. Il cambiamento, invece, deriva da un insieme di altre scelte altrettanto radicali. Durante la vostra opera di attivismo cercate di rendere le persone consapevoli degli altri problemi e soluzioni riguardo al cambiamento climatico? Pensi che partecipare ai vostri eventi spinga le persone ad attuare ulteriori scelte significative per l’ambiente?

“Sappiamo che la problematica ambientale riguarda varie tematiche, che vanno dalla deforestazione alla plastica, dallo scioglimenti dei ghiacciai agli incendi, dall’alimentazione all’ industrializzazione, fino per esempio all’industria tessile. Siamo entrati in un vortice che sembra essere infinito. Nonostante sappiamo che tutto è concatenato, cerchiamo di non divagare troppo durante i nostri appuntamenti, cerchiamo di dare informazioni chiare e precise sulla problematica della plastica con consigli e suggerimenti pratici e veloci per limitarne l’uso. Credo sia un pò come in medicina: noi ambientalisti siamo tutti medici e insieme cerchiamo di curare il nostro pianeta, ognuno attraverso la sua specializzazione.

Leggi anche: “Ridurre la plastica in viaggio, ecco come fare”

Un cambiamento “duraturo nel tempo e sostenibile”

Il cambiamento, è vero, deriva da scelte radicali. Io stessa però non ho cambiato radicalmente la mia vita. Per esempio, oltre a raccogliere plastica e a limitarne il consumo (attraverso la borraccia, l’uso di prodotti cosmetici naturali, limitando l’acquisto di packaging in plastica o simili) sto eliminando il consumo della carne proveniente dagli allevamenti intensivi. Cerco di utilizzare prodotti naturali per la pulizia della casa, consumo frutta e verdura di stagione proveniente dalle aziende agricole locali, ma non sono ancora riuscita a vestirmi con tessuti provenienti da fibre completamente naturali e non trattate.

Ho citato questi esempi perchè credo che il cambiamento, per essere realmente tale, debba essere duraturo nel tempo e quindi sostenibile. Questo significa fare piccoli cambiamenti, poco alla volta, ma tutti in maniera consapevole. Devo dire che purtroppo la consapevolezza, a volte, viene sostituita o confusa con la “moda”. Ricordiamo quindi che il cambiamento climatico non è una moda, ma un’emergenza, e per questo bisogna essere bravi a rendere efficaci e irreversibili i cambiamenti che si attuano per prenderci cura, al meglio, della nostra Terra.

Un’occasione per divertirsi, conoscersi e conoscere

Credo che uno dei modi migliori per diventare consapevoli sia “toccare con mano”, vedere ed essere immersi nel problema, qualunque esso sia. Durante le nostre raccolte per esempio, la frase che spesso risuona nei nuovi volontari è: “non credevo ci fosse così tanta spazzatura da raccogliere!”. Spesso poi sono proprio quelle persone che iniziano ad attuare piccoli, forse quasi impercettibili cambiamenti nelle loro abitudini, come per esempio chiedere un drink senza cannuccia! Per rispondere all’ultima domanda direi quindi che Sì, partecipare ad una raccolta porti le persone a rivalutare i loro comportamenti e scelte nel rispetto dell’ambiente. Da ogni nuova abitudine poi ne nascono altre, quasi come un “contagio”.

Plastic Free

Io personalmente amo il progetto raccolta perché è davvero un’ occasione per divertirsi, conoscersi e rendersi conto della reale problematica che stiamo affrontando. Ci tengo a sottolineare che le raccolte che organizzo si svolgono a Fano o comunque in città limitrofe, tutte realtà piccole e abbastanza “pulite”, ma ripeto, non c’è bisogno di andare su un’isola di plastica, basta unirsi a noi e fare una passeggiata!  In poco più di un anno, con 160 referenti PlasticFree in tutto il paese, abbiamo raccolto quasi 150 mila kg di rifiuti. L’obiettivo del progetto raccolta non è però solo quello di ripulire il nostro territorio, o il nostro paese.

I progetti futuri di Plastic Free

Quello che abbiamo fatto è solo una goccia nel mare, ma non ci fermeremo. Stiamo sempre di più raggiungendo la sensibilità delle persone verso un cambio di direzione, di pensiero, di comportamenti. Inoltre stiamo avviando anche altri progetti, come il “Progetto Scuola” e il “Progetto Comuni” oltre all’ormai già noto “Progetto Raccolta” e “Progetto Tartaruga”. Non ci fermeremo perché  siamo profondamente convinti che ognuno di noi sia un semplice ospite di questo meraviglioso pianeta e quello che possiamo fare non è altro che prendercene cura, in tutti i modi che riteniamo possibili e attraverso tutte le risorse in nostro possesso”.

Dalle parole di Laura traspare con evidenza come la raccolta sulle spiagge sia un momento, un’occasione di incontro, per approcciarsi alla tematica ambientale con concretezza e, perché no, divertimento. La sua testimonianza ci conferma che esistono tante altre azioni da intraprendere nella vita di tutti i giorni, ma che partecipare a degli eventi, come quelli organizzati da Plastic Free, è un buon metodo per iniziare e sentirsi parte attiva del cambiamento di cui abbiamo bisogno. Per aderire o richiedere informazioni, puoi visitare il sito di Plastic Free Onlus alla voce “Aderisci!” oppure contattare direttamente Laura e gli altri referenti locali.

Leggi il nostro articolo: “Ogni settimana mangiamo 5 grammi di plastica, come una carta di credito”

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di Federica Bilancioni
Ott 2, 2020
Nata nel 1994 a Fano, si laurea in Storia all’Università di Bologna. Decide poi di iscriversi alla magistrale Global Cultures ed è grazie ad una materia specifica di questa magistrale che si appassiona alla tematica ambientale. Dal 2017 infatti, Federica fa ricerca sul cambiamento climatico e lo sviluppo sostenibile. Dopo l’Erasmus a Lund (Svezia), la sua vita si orienta ancora di più in questa direzione, organizzando conferenze e dibattiti sulle tematiche ecologiche. Nel 2019 si iscrive al Master di I livello Comparative Law Economics and Finance presso l’International University College di Torino. Negli anni universitari collabora con Limes Club Bologna e scrive articoli per limesonline e Affari Internazionali. Attualmente insegna lettere e collabora con L’Ecopost per aumentare la copertura di stampa sulla crisi ecologica e diffondere buone pratiche per mitigarla.

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