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Comunicare la sostenibilità in maniera positiva è la chiave

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Tempo di lettura 6 minuti

Comunicare la sostenibilità in modo efficace non è affatto facile. Spesso si corre il rischio di essere pesanti e di giudicare le scelte altrui. Altre volte i contenuti vengono trasmessi in maniera troppo semplicistica, o al contrario troppo dettagliata. Così facendo le persone non vengono affatto invogliate ad adottare uno stile di vita sostenibile. Esistono però libri e film che puntano esattamente a colmare questo vuoto per far risaltare l’aspetto intrigante dell’ambientalismo. Inoltre, il mondo dei Green Influencer ci dimostra che comunicare la sostenibilità può rivelarsi un successo se si mettono in primo piano passione, positività e senso pratico. Abbiamo intervistato Martina Casagrande (su Instagram @la_martains), che nel suo profilo offre consigli sostenibili per la vita di tutti i giorni.

Il problema di comunicare il cambiamento climatico

Purtroppo per troppo tempo l’ambientalismo ha cercato di “spaventare” le persone descrivendo il cambiamento climatico come l’avvento imminente della fine del mondo. Con questo articolo non vogliamo certamente minimizzare l’entità della crisi climatica. I nostri lettori trovano infatti ripetuti moniti nel nostro blog su quanto sia seria la situazione e su quanto poco tempo abbiamo a disposizione. Quello che oggi vorremmo però sottolineare è che esistono svariati metodi per approcciarsi al cambiamento climatico e alla sostenibilità. Alcuni di questi risultano più efficaci di altri, proprio perché alla paura e alla giusta informazione (fondamentale in questo campo), affiancano soluzioni e proposte per invertire la rotta. Non ha senso limitarsi a lanciare allarmi catastrofistici, se si desidera stimolare una presa di coscienza collettiva e individuale. Comunicare la sostenibilità in maniera positiva e propositiva è cruciale per ottenere cambiamenti concreti.

Leggi il nostro articolo: “Perché la crisi climatica non sembra un’emergenza”

Comunicare la sostenibilità: libri che danno speranza

Prima di dedicarci al mondo dei social, vorremmo sottolineare che esistono degli interessanti spunti bibliografici e filmografici che puntano in questa direzione. Per quanto riguarda il mondo dei libri, un must dell’ecologia che analizza questo argomento è Ecologia del Desiderio (2018) di Antonio Cianciullo. Già recensito per voi sul nostro blog, nel retro di copertina recita: “Per arginare il collasso degli ecosistemi serve un progetto largamente condiviso, capace di muovere i grandi numeri, ma da mezzo secolo gli ecologisti vincono nella gara della paura e perdono in quella della speranza. (…) È ora di passare alla seduzione della proposta”.

Leggi il nostro articolo: “Ecologica del desiderio: un libro per ripensare l’ambientalismo”

Sempre nella sezione libri, ma con un taglio più politico, troviamo L’utopia sostenibile (2018) di Enrico Giovannini. In questo breve trattato, il presidente dell’Alleanza per lo Sviluppo Sostenibile delinea una panoramica generale dei problemi e una forte visione di come il futuro potrebbe essere, in linea con gli obiettivi dell’Agenda 2030. Per il mondo dell’alimentazione, nei nostri scaffali non può mancare Possiamo salvare il mondo prima di cena (2019) di Jonathan Safran Foer. Questi e altri spunti per comunicare la sostenibilità con positività sono presenti nella nostra sezione Libri sull’ambiente.

Comunicare la sostenibilità: docu-film da non perdere

Tra i film che parlano di ambiente e sostenibilità in maniera ottimistica la migliore proposta è senza dubbio Domani (2018). Questo documentario francese, ancora troppo poco conosciuto in Italia, parte proprio dal presupposto che sottolineare l’aspetto catastrofico della crisi climatica fa solo perdere tempo utile per concentrarsi sul cambiamento già in atto. Il film è diviso in quattro macrocategorie (cibo, energia, economia ed educazione) e mette in luce alcune realtà innovative già presenti e funzionanti nel mondo. Inoltre, il successo di questo docu-film sta nella consapevolezza che ognuna delle tematiche ha delle ripercussioni sulle altre. Ovvero, è inutile puntare sulle rinnovabili se nel frattempo non vengono modificati anche il sistema agroalimentare, l’economia e l’educazione. Ulteriori spunti di riflessione e ottimismo possono essere trovati in Ice on Fire (2019) di Leonardo di Caprio e Minimalism (2016) di Millburn e Nicodemus.

Comunicare la sostenibilità: il potere dei social

La sostenibilità nella sua veste seducente e ottimistica trova uno spazio certamente maggiore nel mondo dei social. Ed è qui che vorremmo fare una grande precisazione, perché comunicare la sostenibilità sui social può costituire un gigantesco boomerang per il bene del pianeta. Sempre più influencer stanno decidendo di convertire le proprie sponsorizzazioni verso prodotti “sostenibili”. Eppure, la maggior parte di questi prodotti fa parte di ampie strategie di greenwashing che, a conti fatti, inducono il pubblico a comprare sempre più prodotti, aumentando di fatto il consumismo e i suoi effetti sulla Terra.

Un discorso diverso va fatto per i Green Influencer. I Green Influencer sono persone che offrono riflessioni ecologiste attraverso i propri post e storie. Il Sole 24 ore ha di recente stilato una lista di Green influencer italiani fra cui risultano, per esempio, l’italoamericana Camilla Mendini (@carotilla), Francesca Boni de Il Vestito Verde e il divulgatore ambientale Alex Bellini. La differenza fra la prima e questa seconda categoria sta nel fatto che i Green Influencer compiono una vera e propria opera di sensibilizzazione dove comprare non è l’obiettivo principale. Sui loro profili si trovano tutorial per l’autoproduzione, valorizzazione dell’artigianato Made in Italy e diffusione di progetti virtuosi.

Intervista a Martina Casagrande, blogger sostenibile

Abbiamo deciso di dar voce a Martina Casagrande (su instagram @la_martains) che cerca di trasmettere ai suoi seguaci consigli pratici e facilmente imitabili per uno stile di vita sostenibile. Senza puntare il dito, senza essere pesanti, è possibile comunicare la sostenibilità con positività e concretezza.

comunicare la sostenibilità
Martina Casagrande, blogger sostenibile (@la_martains)

Martina, come ti sei avvicinata al mondo della sostenibilità? E perché hai deciso di parlarne nel tuo profilo Instagram?

“Intanto ci tengo a ringraziarti per aver pensato a me per quest’intervista, credo tantissimo in una comunicazione accogliente e nel non mostrare né richiedere la perfezione in questo stile di vita. Pensa che il primo post che pubblicai circa la sostenibilità citava proprio questo: “We don’t need a handful of people doing zero waste perfectly, we need millions of people doing it imperfectly.”

Come scrivevo qualche giorno fa, la verità è che io non lo so come sono arrivata fin qui. È stato un percorso dentro me, ho sempre avuto una certa sensibilità ambientale ma mi ci sono voluti anni per capirlo a fondo e, contestualmente, decidere di approfondire e continuare su questa strada. Le persone care intorno a me, scherzando, mi hanno spinta ad aprirmi su Instagram: se potevo “essere utile” a loro, allora potevo esserlo a molte più persone. Chi mi conosce lo sa, quando mi intestardisco e mi appassiono, do tutta me stessa, senza sosta, senza che per me studiare ancora e ancora sia del benché minimo peso”.

Plastic Free e moda sostenibile

Attraverso il tuo profilo cerchi di dare consigli pratici per adottare uno stile di vita sostenibile nella routine di tutti i giorni. Su quali settori ti concentri principalmente? E perché ritieni importante comunicare la sostenibilità in maniera positiva e stimolante?

“I settori su cui ho più competenza sono sicuramente due. Il “plastic free” nella vita di tutti i giorni, ovvero cercare di usare alternative senza plastica nei gesti quotidiani, con lo scopo di ridurre i nostri rifiuti (ma non dobbiamo parlare soltanto di plastica, attenzione!): in cucina, in bagno, nel tempo libero, nei viaggi… Insomma, da un dentifricio solido a un tappetino in silicone al posto della carta forno usa e getta; dalle posate in bamboo da portare con sé al rasoio di sicurezza in acciaio. Il secondo è la moda etica, un capitolo lunghissimo. Provando a essere sintetica, invito a comprare abiti prodotti in maniera sostenibile, sia dal punto di vista umano che ambientale; comprare abiti di seconda mano e vintage e, in generale, comprare meno e comprare meglio.

Credo che in questo, dobbiamo sempre cercare di porci come i primi alunni di noi stessi, sempre. Puntare il dito non ha senso, mostrare una vita “instagrammabile” neppure, perché poi, spento il telefono, ci sono tante variabili, tante vite diverse, tanti impegni. Perché far vedere questo mondo come elitario, difficile da raggiungere? Facciamo vedere, invece, che è possibile avere uno stile di vita più green, che si possono fare tanti piccoli passi per migliorare se stessi e il nostro mondo, senza renderci la vita impossibile. Che ogni tanto gli errori esistono, le tentazioni anche, in quel giorno orribile la scelta veloce per la cena pure. Quello che cerco sempre di trasmettere è di fare le nostre scelte in maniera CONSAPEVOLE, sempre”.

Comunicare la sostenibilità: l’importanza dei rapporti di fiducia

Un altro aspetto fondamentale che cerchi di mettere in luce è l’artigianato locale. Nella tua esperienza, quanto conta il rapporto fra produttore e consumatore? Pensi che sui social sia comunque possibile stabilire relazioni di fiducia?

“Penso che i social possano essere proprio un grandissimo strumento per il rapporto tra produttore e consumatore, un canale diretto in cui puoi capire e scoprire meglio cosa c’è dietro quel prodotto, quelle scelte, quel negozio. Sostenibilità è anche guardare il nostro vicino, il locale, aiutare le nostre piccole realtà, sia per noi (ad esempio, cibo a km0) che per loro. Sì, credo proprio, per esperienza personale, che si possano trovare bellissime realtà e magnifiche persone con cui si costruiscono relazioni vere e, perché no, amicizie a distanza”.

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di Federica Bilancioni
Dic 12, 2020
Nata nel 1994 a Fano, si laurea in Storia all’Università di Bologna. Decide poi di iscriversi alla magistrale Global Cultures ed è grazie ad una materia specifica di questa magistrale che si appassiona alla tematica ambientale. Dal 2017 infatti, Federica fa ricerca sul cambiamento climatico e lo sviluppo sostenibile. Dopo l’Erasmus a Lund (Svezia), la sua vita si orienta ancora di più in questa direzione, organizzando conferenze e dibattiti sulle tematiche ecologiche. Nel 2019 si iscrive al Master di I livello Comparative Law Economics and Finance presso l’International University College di Torino. Negli anni universitari collabora con Limes Club Bologna e scrive articoli per limesonline e Affari Internazionali. Attualmente insegna lettere e collabora con L’Ecopost per aumentare la copertura di stampa sulla crisi ecologica e diffondere buone pratiche per mitigarla.

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