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Artico – La battaglia per il Grande Nord

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Artico La battaglia per il Grande Nord” è un libro scritto dal giornalista italiano Marzio G. Mian, il cui obiettivo è quello di rendere nota a tutti la guerra fredda che si sta svolgendo silenziosa ai margini del mondo.

Con questo libro, frutto di dieci anni di “esplorazioni giornalistiche”, ho cercato di colmare un vuoto: la cronaca del Nuovo Artico oggi, attraverso le storie di chi lo vive e il racconto delle forze spiegate sul campo nella battaglia per la conquista dell’ultima delle frontiere.

Artico: meno neve e più selfie

Il Nuovo Artico di cui parla Mian è irriconoscibile dal Vecchio, e lo sarà sempre di più. Un’entità che nel passato viveva soltanto nell’immaginario popolare come luogo irraggiungibile e inabitabile se non da mostri o dèi, è diventato oggi una delle più preziose fonti di guadagno del mondo.

Il petrolio che si cela al di sotto di strati ormai non più molto spessi di ghiaccio gioca un ruolo fondamentale. Anche il commercio di pesce è aumentato con lo spostamento di molte specie verso nord, non più timorose del mare freddo di un tempo.

I viaggi che prima erano considerati vere e proprie esplorazioni si sono trasformate in crociere. Le zone desolate, silenziose e per questo di un fascino unico, diventano bellezze un po’ più comuni, dove si moltiplicano i selfie e si dimezza la neve.

La fetta del mondo che paga il prezzo più alto per effetto del cambiamento climatico è anche quella che, per le stesse ragioni, offre immense oportunità di conquista e di potere, nuove rotte marittime commerciali, esotiche destinazioni turistiche, nuove frontiere di sviluppo e di ricchezza.

Scienza, politica, emozione

Le prove e le argomentazioni della sua protesta contro la conquista sconsiderata del Grande Nord sono di vario tipo, dai freddi dati scientifici e politici a elementi di grande intensità emotiva. Mian narra storie crude e strazianti sugli abitanti dell’Artico che coinvolgono il lettore, il quale finalmente sente la verità di cui ha bisogno. Questo luogo a noi apparentemente lontano, nei fatti condiziona la vita sulla terra come nessun altro sul pianeta.

“Quello che succede nell’Artico non rimane nell’Artico” è il mantra degli scienziati.

 

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Riscaldamento dell’artico e potere

Per spiegarne il motivo Mian riporta molti dati scientifici, come per esempio il meccanismo di ricambio delle correnti marine nell’Artico che, inceppato dal riscaldamento globale, innesca nel sud del mondo siccità e desertificazione, quindi milioni di profughi climatici. Accanto alla scienza troviamo la complessa e controversa politica che, come Mian ci dimostra, tanto complessa non è. L’obiettivo è uno solo per tutti: il potere. E, quindi, i soldi. Che siano per la Nazione o per loro stessi, saranno sempre il carburante dei politici. La pace nel mondo e l’ambiente sono solo strumenti per raggiungerli. Per esempio, l’ex ministro dell’industria groenlandese Jens-Erik Kirkegaard ha affermato senza peli sulla lingua che

Più i ghiacci si sciolgono, più il nostro Paese sarà sotto i riflettori. Il cambiamento climatico ci fa pubblicità gratis, è sempre più facile attirare capitali.

Molto approfondito anche il caso della Russia, da anni in lotta con il mondo per il dominio di zone che non riesce a gestire se non con la tirannia e la violenza, a danno della popolazione.

[Queste] Contraddizioni non interessano a Putin. Il petrolio e il nikel dell’Artico servono per finanziare gli arsenali e sostenere la sua diplomazia delle cannoniere.

Leggi anche: “Una centrale nucleare galleggiante è in rotta verso l’Artico”

Politiche green di facciata

In questo calderone politico Mian aggiunge anche le nazioni scandinave, che il mondo ammira come esempi virtuosi. Di fatto, però, secondo l’autore userebbero la mobilità elettrica, l’eolico e le altre politiche verdi come maschera per coprire il loro monopolio del petrolio, dal cui sporco e pericoloso mercato ci guadagnano i soldi per loro stessi e per quelle politiche green di facciata.

Scampato pericolo

L’autore arriva anche a sbilanciarsi, forse un po’ troppo, su argomenti non attinenti all’ambiente, come il movimento femminista estremo e la battaglia per il genderless. Con tutta questa carne al fuoco sul finale, Mian rischia di bruciarsi e di rendere non più credibile e non più “apolitico” l’intero libro. Questo però non succede, perché Mian si ferma proprio sulla soglia dell’abisso, evitando la caduta e permettendo al libro di diventare una delle pietre miliari dell’ambientalismo mondiale.

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di Iris Andreoni
Mar 17, 2019
Nata a Milano nel 1991 ma bergamasca di adozione, è tornata nella sua città natale per conseguire la laurea specialistica in Lettere Moderne, un corso di studi che ha cambiato la sua vita e il suo punto di vista sul mondo. Ha infatti imparato ad approfondire e affrontare criticamente argomenti di varia natura e dare in questo modo priorità a ciò che nella vita è davvero importante. Il rispetto per l’ambiente è una di queste cose e, grazie ad alcuni libri e documentari, ma anche dopo due viaggi in Asia, Iris si interessa in modo particolare a questo ambito. Durante l’università scrive recensioni e interviste sul blog letterario Viaggio nello Scriptorium e, terminati gli studi, si appassiona al mondo del giornalismo, decidendo di sfruttare il grande potere della scrittura per comunicare al mondo i suoi interessi e le notizie più importanti. Collabora come redattrice con il giornale Bergamo Post e ha poi l’onore di frequentare il Corso di Giornalismo Ambientale Laura Conti organizzato da Legambiente. Qui conosce altri aspiranti giornalisti e insieme decidono di dare il loro contributo per informare l’Italia riguardo all’emergenza ambientale cui stiamo assistendo e di cui non molti sembrano essersi accorti. Per l’Ecopost Iris si occupa della redazione di contenuti e comunicazione sui Social Media.

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