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Happy World Reef Day, persi l’80% dei coralli

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Crediti: theday.co.uk

Il 1° giugno si è celebrata la giornata mondiale delle barriere di coralli ma, ad oggi, non vi è proprio nulla da festeggiare. In un Pianeta sempre più devastato dall’incuria umana, sta avanzando una strage silenziosa: la moria delle barriere coralline. E’ ormai assodato che l’incontrollata produzione di anidride carbonica abbia conseguenze fatali sui reef; l’aumento della temperatura e l’acidificazione dei mari sono una combinazione mortale per questi meravigliosi ecosistemi.

I reef e la loro importanza (anche per l’uomo)

Le barriere coralline sono veri e propri ecosistemi ed hanno un valore inestimabile per vari motivi. Sono sistemi complessi e ricchi di biodiversità; costituiti e accresciuti dalla sedimentazione degli scheletri calcarei dei coralli, animali polipoidi che vivono in simbiosi mutualistica con delle alghe unicellulari fotosintetizzanti (Zooxantella).

Le barriere di coralli occupano circa 300.000 kmq nei mari poco profondi di tutto il mondo e solitamente sono situati in acque poco profonde (max 30 metri), proprio per la loro peculiare capacità di fare fotosintesi. Pertanto necessitano di catturare quante più possibili frequenze della radiazione solare. Vi sono anche delle eccezioni, dove la fauna coralligena può arrivare ad 80 metri di profondità.

Leggi anche il nostro articolo: “Sbiancamento dei coralli: il piano per salvarli arriva dalla Florida”

I reef sono importanti barriere che assorbono la potenza di onde e tempeste, mantenendo al sicuro le comunità costiere. La scomparsa delle barriere coralline aggrava la crisi da pesca eccessiva (overfishing), rimuovendo i link nella catena alimentare e privando alcuni pesci e crostacei di un luogo adatto in cui nascere e svilupparsi.

Sono altamente produttivi e creano una quantità di biomassa superiore a qualsiasi altro ecosistema marino, fornendo così un’importante risorsa alimentare per le popolazioni costiere. La quantità di vita che ruota attorno ad un reef di coralli è paragonabile solo a quella presente nelle foreste pluviali. Sono importanti serbatoi di biodiversità, ospitano specie endemiche, presenti solo in quei luoghi, e risultano essere il sito di riproduzione di centinaia di specie animali, molte delle quali sono a rischio di estinzione.

Infine, i reef favoriscono lo sviluppo delle economie locali con il turismo, attirando appassionati di snorkeling e subacquei.

I coralli e la capacità di smaltire CO2

Tutte le grandi estinzioni di massa si sono verificate in seguito ad un massiccio aumento ed accumulo di anidride carbonica nell’atmosfera (dopo un’intensa attività vulcanica, ad esempio). Tali concentrazioni creano un effetto serra ed il conseguente aumento anomalo della temperatura terrestre, la quale comporta cambiamenti climatici e l’estinzione di molte specie.

Ad oggi si parla di 6° estinzione di massa e, per giunta, totalmente perpetrata per mano dell’uomo. Perchè?

Un grafico che illustra quella che si dice sia una correlazione causale tra CO2 e temperatura, con la CO2 come causa. Crediti: Zfacts.com

Nel grafico è riportato in rosso l’aumento dell’anidride carbonica (CO2) a partire dalla rivoluzione industriale fino ad oggi, mentre in blu l’aumento di temperatura.

A partire dal 2018 la CO2 ha raggiunto le 410 parti per milione e non accenna a rallentare, detenendo così il record di concentrazione più alta mai registrata sul pianeta. Oggi giorno questi livelli si manifestano sotto forma di cambiamenti climatici anomali e distruttivi; si prevede che entro 200 anni porteranno alla scomparsa di almeno 1 milione di specie.

Leggi anche il nostro articolo: “Entro il 2100 tutti i coralli potrebbero sparire”

Una delle funzioni più importanti dei coralli è la loro capacità di convertire l’anidride carbonica in roccia. Proprio come le grandi foreste, anche le barriere coralline regolano le concentrazioni di CO2 nell’atmosfera, utilizzandola a proprio vantaggio.

La CO2 sciogliendosi in acqua forma l’acido carbonico, il quale si dissocia e si lega al calcio già presente nel mare, formando il carbonato di calcio: lo scheletro dei coralli.

Esempio di scheletro esterno in carbonato di calcio

Purtroppo i coralli di tutto il mondo stanno registrando un drammatico crollo demografico e, di conseguenza, vi sarà una sempre minore capacità di fissare la CO2. Ciò significa che l’anidride carbonica, prodotta in maniera incontrollata dall’attività antropica, smetterà di essere compensata e porterà a drammatiche fluttuazioni di temperatura negli oceani e ad un aumento dell’acidità dell’acqua.

Il Bleaching dei coralli

Il fenomeno dello sbiancamento dei coralli (o bleaching) si verifica quando l’acqua del mare diventa eccessivamente più calda del normale; tale innalzamento delle temperature porta i coralli ad espellere le Zooxantelle, delle alghe unicellulari che vivono all’interno dei tessuti del corallo e che donano loro le tipiche colorazioni.

Queste alghe, tramite la fotosintesi, provvedono al nutrimento ed alla crescita del corallo in una relazione mutualistica; una volta espulse le alghe, il corallo muore letteralmente di fame. Se lo stress da calore venisse superato in tempo, il corallo avrebbe buone probabilità di ripresa; in caso contrario, gli organismi perirebbero.

Tale fenomeno sta devastando i coralli di tutto il mondo, e la Grande Barriera Corallina australiana ne è l’emblema.

Corallo sano: i coralli e le alghe dipendono gli uni dagli altri. C. stressato: in situazione di stress termico le alghe vengono espulse. C. sbiancato: è vulnerabile e morente. Crediti: NOAA

Metà della Grande Barriera Corallina australiana è stata sbiancata fino alla morte. Tale sbiancamento massiccio è un problema globale innescato dai cambiamenti climatici e quella australiana mostra quanto possa esser esteso il danno: si è stimato che il 30% dei coralli sia morto nel 2016 ed un altro 20% nel 2017.

Gran parte dell’ecosistema marino lungo la costa nord della Barriera Corallina è diventato sterile e scheletrico, con poche speranze di ripresa.

Centinaia di specie marine dipendono da una barriera in salute; questa dona cibo e protezione dai predatori. Se l’ecosistema corallino collassa tutte le centinaia di specie legate ad esso potrebbero andare in contro all’estinzione.

I Coral Gardeners ed il progetto “adotta un corallo”

Crediti: Coral Gardeners

E’ nei meravigliosi mari della Polinesia Francese, precisamente nell’isola di Mo’orea, che nel 2017 nasce la start-up di “Coral Gardeners“; creato grazie alla passione ed al rispetto del mare di giovani pescatori e surfers, il progetto mira alla salvaguardia a lungo termine delle barriere coralline di tutto il mondo.

Grazie ad un programma di recupero, questi “giardinieri del reef” riportano in vita la barriera “piantando” coralli vivi sulla precedente struttura coralligena, ormai morta.

Crediti: Coral Gardeners

Il progetto è strutturato in due parti:

  • aumentare la consapevolezza nelle persone attraverso l’istruzione, i social media e programmi di affiliazione
  • la “ripiantumazione” dei giovani coralli in acqua ad opera di personale specializzato

Inoltre, il progetto ha permesso di:

  • fare passi in avanti nella comprensione di queste creature e dell’ecosistema che sorreggono
  • sviluppare e attuare metodi innovativi di ripristino della barriera corallina (micro frammentazione, colla naturale, banca genetica etc.)
  • migliorare il lavoro di squadra sul campo durante le attività di ripristino della barriera corallina (nuove tecniche per piantare e di monitorare i coralli etc.)
  • monitorare la crescita dei coralli, la sopravvivenza e altri indicatori scientifici che permettano di creare un trend

Per prendere parte alla missione (a distanza), è attiva l’iniziativa di “Adopt corals“, attraverso la quale è possibile adottare un corallo, per la modica cifra di 25 euro, e contribuire così al finanziamento del progetto.

Chasing Coral

Il documentario “Chasing Coral” è un viaggio subacqueo che mira a spiegare e denunciare il fenomeno dello sbiancamento dei coralli e della sua relazione con i cambiamenti climatici.

Il film fa immergere gli spettatori in un universo liquido molto differente da quello che ci aspetteremmo. La vita che solitamente ruota attorno al reef sparisce, i colori lasciano spazio al bianco dei coralli in via di morte e al marrone, predominante in molte barriere, che sta ad indicare un reef ormai irrecuperabile. Predatori e prede lasciano spazio ad un silenzio assordante e ad un ambiente spettrale.

Crediti: OPS – Oceanic Preservation Society

Qui potete trovare il documentario completo; è consigliata la visione a tutti coloro che vogliano aprire gli occhi sulle drammatiche conseguenze delle nostre azioni su ecosistemi delicati come il Reef.

Leggi anche il nostro articolo: “Antropocene – L’Epoca Umana” arriva nelle sale italiane”

Il Dr. Ove Hoegh-Guldberg, che nel 2017 fu uno dei principali consiglieri scientifici di riferimento per il documentario, afferma:

“It’s not too late for coral reefs… indeed, for many other ecosystems that are facing challenges from climate change. It’s still possible to reduce the rate at which the climate is changing, and that’s within our power today.”

“Non è troppo tardi per le barriere coralline … anzi, anche per molti altri ecosistemi che affrontano le sfide del cambiamento climatico. È ancora possibile ridurre la velocità con cui il clima sta cambiando, e questo è in nostro potere oggi. “

Attualmente siamo ormai perfettamente in grado di risalire alle cause embrionali del declino ambientale, eppure, come ci dimostra la storia, non ne facciamo buon uso.

 

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di Beatrice Martini
Giu 2, 2020
Nata nel 1993 a Roma, laureanda in Scienze Biologiche. Grazie alla sua famiglia fin da piccola si appassiona alla natura e alla conservazione di quest’ultima decidendo di farne una missione nella vita. Questo la porta in giovane età ad affacciarsi al mondo della subacquea e della fotografia naturalistica, partecipando a corsi (Scuola di fotografia Emozioni Fotografiche) e workshop in tutta Italia, come il “Marine Wildlife 2018” con Canon presso Tethys Research Institute. Durante il liceo vince due premi letterari che la portano ad appassionarsi al giornalismo, specialmente quello ambientale. Affascinata dai lavori delle sue mentori, Ami Vitale e Cristina Mittermeier, punta a diventare anche lei una foto/videoreporter per la conservazione dell’ambiente. Crede fortemente nel potere della parola e delle immagini attraverso le quali spera, un giorno, di poter dare un contributo per la salvaguardia del Pianeta. Nel 2020, grazie a L’Ecopost, le viene data l’occasione di poter affacciarsi al giornalismo e alla denuncia ambientale.

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