A parte qualche piacevole aspetto romantico della quarantena obbligata, legati principalmente al tornare in possesso del proprio tempo, ci troviamo certamente a vivere un periodo quantomeno drammatico. Oggi per almeno qualche settimana siamo tutti costretti a rimanere a casa, allarmati, impauriti, perché che con la salute non si scherza siamo tutti d’accordo. Ma non c’è forse un legame tra cambiamenti climatici e corona virus? E perché allora non ci muoviamo allo stesso modo, con la stessa sinergia e determinazione nella lotta ai cambiamenti climatici?
Tutti speriamo che questa rinuncia alla normalità possa servire ad arginare il contagio e consentirci così nel periodo più breve possibile di tornare a condurre la vita così come la conosciamo. Ma qualcosa sarà cambiato. Questo evento ci avrà dimostrato ciò che fino a poche settimane prima sembrava impensabile: che cambiare (anche radicalmente) si può.
Il ritorno alla normalità con una consapevolezza in più
Quando l’allarme sarà rientrato e ci sarà di nuovo permesso di uscire di casa e circolare liberamente e indiscriminatamente si parlerà di “ritorno alla normalità”. Sarà una riconquista importante, alla quale si susseguiranno svariate analisi e considerazioni su come si sia intervenuti più o meno tempestivamente, più o meno adeguatamente; ma alla fine dei conti tutti saranno felici di averla scampata e saranno un po’ orgogliosi di aver contribuito, proprio tramite le proprie rinunce, a sconfiggere quella minaccia. Debellare il corona virus o quantomeno non avergli permesso di dilagare sarà un merito condiviso da tutti.
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Nella memoria collettiva dell’intera popolazione italiana (ma probabilmente lo stesso varrà per tanti altri paesi europei ed extraeuropei) sarà presente il ricordo di questo evento e la consapevolezza che nei casi più difficili siamo in grado di reagire, e di farlo sia individualmente che collettivamente.
Tutto questo non sappiamo ancora quando avverrà. Non ci è dato sapere quanto la quarantena si prolungherà. Ma questo non ci impedisce di attenerci a quanto ci viene detto di fare. Lo si fa perché lo si deve fare, in cambio della promessa della riconquista di quella libertà data tanto per scontato fino ad ora.
Minacce invisibili: i cambiamenti climatici e il corona virus
Difficile da crederci, ma il corona virus ci offre un’opportunità meravigliosa. Per rendersene conto basta smettere di focalizzarsi sul corona virus e iniziare a interpretare quanto sta avvenendo come un monito, una prova generale, un invito a unire le forze per un intento comune: arginare le conseguenze dei cambiamenti climatici causati dall’antropocentrismo più sfrenato.
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La minaccia dei cambiamenti climatici ha dei caratteri comuni con il corona virus. Entrambe sono: destinate ad acuirsi esponenzialmente con il passare del tempo, tanto subdole e apparentemente impercettibili quanto potenzialmente mortali, e globali. L’unica differenza è che, al contrario del covid19, i cambiamenti climatici interessano più i giovani e meno le fasce più anziane della popolazione.
Crisi è sinonimo di opportunità: l’Italia in prima linea nella lotta ai cambiamenti climatici
Ormai da settimane l’Italia e gli italiani sono sotto gli occhi di tutto il mondo per essere il secondo paese più colpito, sia per numero di contagi che di morti, dopo la Cina. Questo ci sta dando la possibilità di proporci – ahinoi -come uno dei paesi di riferimento per la gestione di questa crisi sociale e sanitaria che riguarda il mondo intero. Da qui l’opportunità.
Chi si interessa di politica sa che l’Italia fatica a trovare spazio tra i grandi del mondo, a far sentire il proprio peso. Facendo tesoro della situazione attuale, il Paese Italia potrebbe assumersi il ruolo di trascinatore nella lotta ai cambiamenti climatici. Potendo ora meglio comprendere quelle che saranno le sfide – quelle sì impossibili – imposte dalle conseguenze dei cambiamenti climatici.
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Ora consci del fatto che cambiare è possibile, che rinunciare a qualcosa si può, che nessuno è solo nell’affrontare le grandi minacce del suo tempo. Non trarre beneficio e vantaggio da questa situazione sarebbe decisamente un errore. In molti durante questi lunghi giorni di quarantena avranno avuto modo di riscoprire tante belle attività, tra le quali prendersi cura di sé e di ciò che si ha. Proprio questo potrebbe essere uno spunto per far ripartire l’economia messa in ginocchio da questa crisi. Con investimenti finalizzati a un ritorno sociale e ambientale oltre che economico.
Visto che ci siamo e che cambiare si può, ci avventuriamo tanto in là da dire che forse è il caso di ripensare il motto “prima gli italiani”. Rendendolo uno slogan di progresso sociale. Prima gli italiani non per diritti, ma per senso di responsabilità e unione d’intenti. Per essere arrivati prima degli altri a capire in quanto popolo qual è la sfida che ci attende. E fieri, prenderli per mano e accompagnarli in un mondo bello, naturale, vivibile, per tutti, come potrebbe essere quello là fuori, che oggi come non mai è così lontano e così vicino al contempo.