Gli incendi che hanno colpito la Foresta Amazzonica negli ultimi mesi hanno sicuramente lasciato il segno; non solo in termini di ettari di alberi andati in fumo. Come riportato da un comunicato Ansa datato 8 settembre, i 7 paesi lungo i quali si estende l’Amazzonia hanno infatti firmato il “Patto di Leticia”. L’obiettivo è di stabilire “un accordo per instaurare meccanismi di vigilanza e reciproco appoggio per scongiurare future tragedie ambientali”.

Chi sono i paesi firmatari del Patto di Leticia per l’Amazzonia
Hanno preso parte all’incontro per la stipulazione dell’accordo i presidenti di 5 paesi. Ivan Duque, presidente della Colombia, Martin Vizcarra del Perù, Lenin Moreno dell’Ecuador, Evo Morales della Bolivia e, sorprendentemente, Jair Bolsonaro del Brasile. All’incontro hanno anche partecipato dei rappresentanti di Guyana e Suriname oltre che alcuni rappresentati di diverse popolazioni indigene che abitano la Foresta Amazzonica.
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La firma del trattato è avvenuta in una tipica “maloca” dell’Università di Leticia, proprio per aumentare il carattere simbolico dell’evento. L’unico assente è stato il Presidente del Venezuela Nicolas Maduro, probabilmente per motivi legati a divergenze politiche di vario genere. Assenza che è stata commentata duramente dal presidente boliviano. Morales ha infatti sottolineato come la salvaguardia della Foresta sia prioritaria rispetto a qualsivoglia divergenza di opinione che poco ha da spartire con il carattere dell’accordo.
Il contenuto dell Patto di Leticia
Il principale punto del Patto di Leticia vuole sancire la creazione di un meccanismo di cooperazione regionale che permetta di combattere le economie illegali che mettono a rischio la selva amazzonica. Per questo scopo sarà creata una Rete Amazzonica di Cooperazione formata dagli enti che si occupano delle emergenze legate ai disastri naturali già esistenti in ognuno dei paesi firmatari . Allo stesso modo verranno anche interscambiati know-how relativi al monitoraggio dello stato di salute dell’Amazzonia.
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Sarà abbastanza?
A prima vista questa non può essere altro che una buona notizia. Un accordo in questa direzione era fondamentale per riuscire a tenere sotto controllo una foresta così vasta. Sarebbe stato ingiusto attribuire ad un solo paese, come accaduto con il Brasile, tutte le responsabilità relative ad incendi, deforestazione e, dall’altro lato, conservazione dell’Amazzonia. Sebbene infatti L’Ecopost sia stato tra i primi accusatori del presidente Bolsonaro, che non vogliamo in alcun modo scagionare per quanto accaduto in Brasile negli ultimi mesi, va detto che le stesse dinamiche che hanno portato allo scatenamento degli incendi di così vasta portata in terra carioca si siano verificate, seppur in aree meno ampie di foresta, anche negli altri paesi firmatari dell’accordo.
Ora, non resta che vedere se questa sia solo l’ennesima trovata per ripulire l’immagine di questi Stati al cospetto delle istituzioni internazionali oppure se, come ci auguriamo, quanto verificatosi in Amazzonia abbia smosso le coscienze di coloro che devono occuparsi in prima persona della salvaguardia di un tale patrimonio, naturalistico e non solo.
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Per trarre le conclusioni del caso sarà necessario attendere gli sviluppi futuri. Poco importa quale sia il movente se a trarne il più grande vantaggio sarà la Foresta Amazzonica. Ciò che conta, oggi, è che un primo timido passo è stato mosso nella giusta direzione. Con l’augurio che si faccia ancora tanta strada.