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A che punto è la legge sulla Canapa in Italia

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Quando si tratta di affrontare la legge sulla canapa i politici italiani assomigliano molto agli struzzi quando mettono la testa sotto la sabbia. Non fosse che gli animali lo fanno per reali ragioni di sopravvivenza, mentre i politici per il consenso, senza realmente informarsi sulle conseguenze delle loro azioni.

Gli sviluppi della legge sulla canapa in Italia

L’origine della legislazione sulla pianta di canapa risale agli anni ’30, con un divieto totale di coltivazione. Fu un durissimo colpo per l’economia dell’Italia, che era una delle nazioni leader nel mondo per la coltivazione della canapa, seconda solo alla Russia.

La coltivazione della canapa in Italia nel corso degli anni

Nel corso degli anni si sono alternate molte leggi sulla canapa e altrettante loro interpretazioni errate. Nel 2016 finalmente è stata fatta un po’ di chiarezza. La coltivazione industriale di canapa diventava ufficialmente legale, purché nelle varietà di canapa sativa, ovvero quelle al cui interno vi è una presenza irrisoria di THC, la sostanza psicotropa caratteristica della pianta comunemente nota come marijuana.

Un grave lacuna nella legge sulla canapa

Questa legge presenta però una grave lacuna: non viene menzionata la possibilità o meno di coltivare anche l’infiorescenza della canapa, più comunemente nota come cannabis light. D’altro canto, non essendone fatta menzione nella legge, non ne è stato nemmeno fatto divieto. Tanto che, a partire dal 2017, quando la legge è entrata in vigore, i negozi che vendevano cannabis light e i loro prodotti si sono moltiplicati nelle città italiane.

Allo stesso tempo, il settore canapicolo è proliferato. Sono infatti nate più di 3.000 aziende agricole che hanno assunto 10.000 lavoratori, sopratutto giovani, creando un notevole indotto economico alla nazione. In più, dovendo far meno ricorso alle importazioni, si stava aprendo la possibilità per l’Italia di tornare ad essere un’eccellenza mondiale nel settore della canapa.

La cannabis light non è pericolosa

Vi è però sempre stata una forte incertezza, da parte dei venditori di cannabis light, riguardo alla legittimità della loro attività. Sopratutto dopo lo scorso maggio quando Matteo Salvini, allora Ministro degli Interni, aveva ostruito l’attività di questi commercianti e la vendita di inflorescenze della canapa sembrava essere stata definitivamente vietata.

Tutto ciò si scontrava, come spesso accade, con i dati scientifici che riguardano la cannabis light. Le inflorescenze di canapa sativa, infatti, presentano anch’essi una quantità molto bassa di THC, nella maggioranza dei casi inferiore allo 0,5%. Pertanto, non è da considerarsi all’interno della lista stilata dal ministero della salute delle sostanze considerate stupefacenti. In parole semplici, non è da considerarsi una droga.

“Droga” sul balcone sì, cannabis light no: la legge si contraddice

Fra le altre cose, più passa il tempo più lo Stato si contraddice. Ad aprile di quest’anno infatti la Cassazione ha approvato l’assenza di reato per chi coltiva cannabis (non light!) in casa, in minime quantità e ad esclusivo uso personale.

legge canapa

Anche se questa è, a livello generale, una buona notizia, rivela delle contraddizioni e dei problemi da non sottovalutare. Giampaolo Grassi, primo ricercatore del Centro di Ricerca sulla canapa di Rovigo e membro del comitato scientifico di Federcanapa ha commentato così la notizia in un’intervista.

Sembra da schizofrenici. Da una parte danno battaglia a chi coltiva canapa industriale, dalla quale si potrebbe estrarre il CBD che manca all’industria farmaceutica, e dall’altra lasciano libera la coltivazione di varietà contenenti THC, senza alcun tipo di controllo. […] Dove si va ad acquistare il seme con THC e quali varietà? Commercianti poco scrupolosi vendono direttamente le piantine importate da Svizzera ed Austria. Oppure, peggio, provenienti dal mercato nero.

La legge sulla canapa del MS5 e la sua bocciatura

Lo stupore di Giampaolo Grassi deriva dalla bocciatura dell’ emendamento proposto alla Cassazione dal MS5 il quale recitava quanto segue.  “L’uso della canapa composta dall’intera pianta di canapa o di sue parti è consentito in forma essiccata, fresca, trinciata o pellettizzata ai fini industriali, commerciali ed energetici”.

Inoltre, l’emendamento introduceva una tassa sulle infiorescenze di fiori di canapa industriale, accomunandole di fatto ai prodotti di tabacco. In questo modo si legittimava una volta per tutte la produzione e la vendita di questo prodotto, mettendo un freno alle importazioni.

Le conseguenze del divieto

I coltivatori

La conseguenza più diretta ricade sui coltivatori in quanto, in assenza di una legge chiara sulle infiorescenze, questi temono ripercussioni. Giampaolo Grassi continua il suo commento così.

“Non abbiamo le varietà competitive, non abbiamo la semente, non ci sono regole chiare nel moltiplicare le piante, vi è confusione da parte dei giudici, che talvolta interpretano la legge in modo restrittivo. In pratica è ancora estremamente rischioso per un imprenditore investire in canapa.

legge canapa

Medicina e salute

Vi è poi un problema per il settore della medicina e della salute. Nella pianta di canapa è presente Il CBD, una sostanza antinfiammatoria che aiuta ad alleviare i dolori fisici, ma può anche combattere l’ansia, la depressione, lo stress. Con un decreto pubblicato nella Gazzetta Ufficiale il 12 luglio 2018, lo stato stabiliva che la cannabis terapeutica può essere prescritta per ogni tipo di dolore.

Adesso, però, vi è un problema di approvvigionamento. È chiaro che la possibilità di estrarre il CBD anche dalle infiorescenze della canapa e non solo dagli steli ne triplica la quantità disponibile per l’industria farmaceutica, che è invece costretta ad importare il CBD a prezzi maggiori e, talvolta, di qualità inferiore.

Industria del tabacco

Vi sono poi problemi legati all’industria del tabacco e al traffico di stupefacenti. Come dice Giampaolo Grassi, lasciando così le cose, il giro di affari che riguarda il tabacco resterà nelle mani delle quattro multinazionali che racimolano nel nostro paese circa 4 miliardi, investendone circa 0,15. Questo mentre i giovani che avevano creduto nell’opportunità di impiego della canapa rimarranno delusi e demotivati .

Traffico di stupefacenti

E continua. Rimarranno anche alti i traffici di stupefacenti e le mafie ringrazieranno. Nel 2017, primo anno in cui venne distribuita la Cannabis light, il numero dei sequestri di partite di Cannabis da droga è stato del 11-12% in meno rispetto all’anno prima in cui non c’era.

Secondo il Business Insider, che si basa a sua volta su uno studio dell’Università di New York, la cannabis light sottrae fino a 170 milioni all’anno alle organizzazioni criminali in Italia. Questa pianta, infatti, anche se non “sballa”, ha comunque un forte potere rilassante, grazie alla presenza di CBD. A fronte di ciò che dice Salvini, quindi, la cannabis light potrebbe essere un disincentivo al consumo di droghe più pesanti, piuttosto che il contrario.

Una giusta legge sulla canapa può aiutare l’ambiente

Ma arriviamo alla questione che più interessa l’Ecopost, ovvero l’ambiente. Anche se, come abbiamo visto da questo e molti altri articoli, i problemi ambientali, economici e sociali di una nazione sono sempre molto legati.

Se i coltivatori sono disincentivati da leggi fumose e politici bigotti al perpetuare la coltivazione della canapa, questa non svolgerà mai la sua funzione di “salvatrice dell’ambiente“. Perché sì, la canapa, come spieghiamo più nel dettaglio in questo articolo, è una pianta molto sostenibile e con moltissimi vantaggi per un’economia “verde”.

Una funzione disinfestante

Innanzi tutto cresce molto velocemente, non necessita di molta acqua e non ha bisogno di pesticidi. Infatti, avendo un elevato potere di assorbimento della luce, che viene quindi sottratta alle erbe infestanti presenti nel terreno, la canapa ne impedisce la crescita. La canapa assorbe anche metalli pesanti e altri inquinanti (CO2). Viene infatti utilizzata per progetti di bonifica dei terreni contaminati, aggiungendo, fra l’altro, materia organica al suolo.

Un incentivo all’economia circolare

La canapa inoltre potrebbe essere un elemento chiave per una nuova economia, basata sulla circolarità e il commercio di prodotti sostenibili. Della canapa, infatti, si usa tutto e non si butta niente.

  • Dalle sue fibre resistenti si ricavano i vestiti, molto più sostenibili rispetto a quelli in cotone, che richiede un’enorme quantità di acqua. Per non parlare di quelli in poliestere, i cui risvolti negativi per l’ambiente richiederebbero un intero articolo a parte.
  • Dallo stelo si può ricavare una variante della carta, risparmiando la vita a innumerevoli quantità di alberi. Sempre dallo stelo si può ricavare una bioplastica molto resistente e, appunto, biodegradabile.
  • Si può farne largo uso persino nella bioedilizia, rendendo le nostre città molto più green. In tempi recenti si stanno sperimentando alcuni biodiesel e batterie ricavate dalla canapa, che renderebbero più sostenibili i nostri consumi energetici.
  • Infine i semi di canapa e le tanto discusse infiorscenze possono essere un alleato prezioso in cucina. I semi sono molto versatili e contengono una grande quantità di proteine, sempre utili per chi ha adottato una dieta più sostenibile, come quella vegetariana o vegana. I fiori, poi, possono essere usati per infusi, tè e tisane dalle proprietà rilassanti.
legge canapa

La legge sulla canapa non è conveniente

È quindi assurdo come un mercato così conveniente, sostenibile, con un tale potenziale occupazionale ed economico (se proprio vogliamo parlare di soldi) sia ostruito da persone che non hanno la minima idea di come stanno davvero le cose.

E le cose stanno così: la canapa sativa è totalmente innocua e non potrebbe far altro che portare benefici alla nostra nazione, all’ambiente e alla specie umana.

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di Iris Andreoni
Mag 8, 2020
Nata a Milano nel 1991 ma bergamasca di adozione, è tornata nella sua città natale per conseguire la laurea specialistica in Lettere Moderne, un corso di studi che ha cambiato la sua vita e il suo punto di vista sul mondo. Ha infatti imparato ad approfondire e affrontare criticamente argomenti di varia natura e dare in questo modo priorità a ciò che nella vita è davvero importante. Il rispetto per l’ambiente è una di queste cose e, grazie ad alcuni libri e documentari, ma anche dopo due viaggi in Asia, Iris si interessa in modo particolare a questo ambito. Durante l’università scrive recensioni e interviste sul blog letterario Viaggio nello Scriptorium e, terminati gli studi, si appassiona al mondo del giornalismo, decidendo di sfruttare il grande potere della scrittura per comunicare al mondo i suoi interessi e le notizie più importanti. Collabora come redattrice con il giornale Bergamo Post e ha poi l’onore di frequentare il Corso di Giornalismo Ambientale Laura Conti organizzato da Legambiente. Qui conosce altri aspiranti giornalisti e insieme decidono di dare il loro contributo per informare l’Italia riguardo all’emergenza ambientale cui stiamo assistendo e di cui non molti sembrano essersi accorti. Per l’Ecopost Iris si occupa della redazione di contenuti e comunicazione sui Social Media.

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