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Islanda: un ghiacciaio enorme sta morendo

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Vik è un grazioso paese di 300 abitanti nel sud dell’Islanda ed è l’unico vero centro abitato della zona. La cittadina più vicina si trova a 80 chilometri di distanza, si chiama Hvolsvöllur e i suoi abitanti sono 900. I bambini che hanno avuto la fortuna di nascere in questo paradiso naturale frequentano la Hvolsskólil, la scuola elementare del paese, piccolissima e apparentemente insignificante. I suoi studenti però hanno dato vita a un progetto importante per la diffusione della consapevolezza ambientale. A partire dal 2010 hanno infatti misurato quanto il ghiacciaio Sólheimajökull in Islanda si è ritirato nel corso degli anni, scrivendo le misurazioni su un cartello visibile a tutti.

Islanda, un progetto importante sul ghiacciaio

Il cartello ai piedi del ghiacciaio
Sólheimajökull. A sinistra si legge l’anno di inizio del progetto e il nome della scuola. Appena sotto gli anni 2011 e 2012 e il ritiro del ghiacciaio misurato in metri. Nella colonna di destra gli anni 2013-2018.

Sembra un progetto lungimirante, ma già nel 2010 il ghiacciaio si era ridotto di 43 metri. Il 2013 e il 2014 sono stati gli anni migliori con un ritiro di “soli” 8 e 7,9 metri rispettivamente. Dal 2015 è invece iniziato un crollo esponenziale e inesorabile, che probabilmente non lascerà più spazio a tempi “migliori”. Da un calo di 16 metri nel 2015 si è passati a 24 nel 2016, 50 nel 2017 e 110 metri nel 2018. Nonostante quindi il ghiacciaio si rigeneri sempre dopo lo scioglimento estivo, avanzando di 40 metri ogni anno, questo evidentemente non è abbastanza. Oggi i ghiacciai si sciolgono con una velocità e una quantità mai viste prima alla quale la natura non riesce a tener testa.

Mai più camminate sul ghiaccio

La nostra guida si chiama Bjartur ed è un giovane ragazzo islandese che svolge forse uno dei lavori più belli del mondo: la guida turistica tra le montagne della Nazione. All’inizio del tour ci comunica che solo sei anni fa per raggiungere il ghiacciaio dalla sede di partenza bastavano 5 minuti. Oggi ce ne vogliono 15. Ci informa anche che da quest’anno la sua compagnia ha introdotto le lezioni di kayak nel nuovo lago formatosi a causa dello scioglimento. “Le navigazioni in kayak sono andate piuttosto bene – ci dice – e sarà sicuramente il nostro nuovo business. Inoltre tra dieci anni il ghiacciaio non esisterà più e la camminata di oggi non sarà più fattibile”. Questo è un perfetto esempio di resilienza, ovvero la capacità di una comunità di sopravvivere a un cambiamento che potrebbe minacciarne l’economia.

Il ghiacciaio in Islanda è fonte di acqua

Il ghiacciaio Sólheimajökull si è ritirato di 110 metri solo nel 2018

Durante la nostra camminata sul ghiacciaio il vento era potente, così come quello che ci siamo trovati davanti. Una distesa immensa di ghiaccio leggermente coperta di neve, resa accecante dal sole che batteva sulla sua superficie. La guida ci ha spiegato che siamo stati fortunati poiché il vento, per quanto forte, è sempre meglio della pioggia. Per ora le precipitazioni non sono la fonte primaria di acqua pulita in Islanda, bensì lo sono i ghiacciai. Questi, quindi, non sono solo una fonte di reddito, grazie ai tour guidati, ma svolgono una funzione fondamentale per la vita dell’isola. I supermercati islandesi vendono pochissima acqua in bottiglia. I ristoranti, anche quelli più prestigiosi, servono l’acqua pura, fresca e buonissima del rubinetto. Forse però, tra non molti anni, la pioggia sarà per loro una benedizione visto il destino cui i ghiacciai stanno andando incontro.

Toccare il fondo

Dopo circa mezzora di camminata troviamo una struttura di metallo abbastanza strana, per quanto semplice e non fastidiosa alla vista. Bjartur ci spiega che, per quanto le misurazioni della scuola elementare siano valide, l’Università d’Islanda ha voluto verificare non solo la riduzione del ghiacciaio in termini di lunghezza, ma anche di profondità. Questo strumento è stato installato nel 2013 da un gruppo di studenti della facoltà di glaciologia i quali hanno creato tre fori di 10 metri e inserito dei fili con un peso alla fine, in modo che arrivassero in fondo. Con lo scioglimento del ghiaccio i fili sono fuoriusciti. Grazie a questo semplice strumento sono riusciti a dedurre il tasso di scioglimento del ghiacciaio. Durante i tre anni delle misurazioni il tasso di scioglimento è stato in media di 6-7 centimetri al giorno, raggiungendo i 10.11 cm nel periodo estivo. Questo significa che il ghiacciaio si è abbassato di 10 metri solamente durante l’estate. “Qualche anno fa – dice Bjartur – questo stesso tour si svolgeva a 50 metri sopra le nostre teste”.

Lo strumento di misurazione in una foto del 2016

Durante il ritorno al campo base, Bjartur mi dice rassegnato che si sente impotente e che gli islandesi non sanno bene cosa fare per fermare lo scioglimento. Provano a rispettare l’ambiente, ma non è abbastanza. Tutta la popolazione mondiale dovrebbe contribuire e non sembra che ciò avverrà nel breve periodo. Io, oggi, con questo articolo chiedo aiuto in nome di Bjartur e tutti i cittadini islandesi. Anche se, tra non molto, anche noi pagheremo le conseguenze di questo veloce, inesorabile scioglimento dei ghiacciai.

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di Iris Andreoni
Apr 10, 2019
Nata a Milano nel 1991 ma bergamasca di adozione, è tornata nella sua città natale per conseguire la laurea specialistica in Lettere Moderne, un corso di studi che ha cambiato la sua vita e il suo punto di vista sul mondo. Ha infatti imparato ad approfondire e affrontare criticamente argomenti di varia natura e dare in questo modo priorità a ciò che nella vita è davvero importante. Il rispetto per l’ambiente è una di queste cose e, grazie ad alcuni libri e documentari, ma anche dopo due viaggi in Asia, Iris si interessa in modo particolare a questo ambito. Durante l’università scrive recensioni e interviste sul blog letterario Viaggio nello Scriptorium e, terminati gli studi, si appassiona al mondo del giornalismo, decidendo di sfruttare il grande potere della scrittura per comunicare al mondo i suoi interessi e le notizie più importanti. Collabora come redattrice con il giornale Bergamo Post e ha poi l’onore di frequentare il Corso di Giornalismo Ambientale Laura Conti organizzato da Legambiente. Qui conosce altri aspiranti giornalisti e insieme decidono di dare il loro contributo per informare l’Italia riguardo all’emergenza ambientale cui stiamo assistendo e di cui non molti sembrano essersi accorti. Per l’Ecopost Iris si occupa della redazione di contenuti e comunicazione sui Social Media.

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