Domenica pomeriggio, l’uragano Ida ha toccato terra negli Stati Uniti. Nel momento in cui scrivo, il suo passaggio ha lasciato in Louisiana quasi un milione di persone senza elettricità e ha provocato almeno sei morti. Il National Hurricane Center (NHC) lo ha classificato di categoria 4, definendolo “estremamente pericoloso”. “Possiamo dire che questo sarà uno degli uragani più forti a colpire la Louisiana, almeno dal 1850”, ha detto pochi giorni fa il governatore John Bel Edwards.
La quantità di danni che eventi meteorologici estremi come questo potrebbero causare, insieme ai vari record raggiunti nella stagione degli uragani dell’anno passato, hanno portato molte persone a chiedersi se esista un legame tra uragani e riscaldamento globale. Bisogna fare una premessa: non è una questione facile, sul tema ci sono opinioni contrastanti.
Prima di proseguire, però, bisogna fare alcune precisazioni.
Un paio di cose da sapere sugli uragani
Per prima cosa, che cos’è un uragano? Un uragano è una grande tempesta che si forma al di sopra delle acque tropicali o subtropicali dell’Atlantico. Spesso abbiamo sentito parlare anche di tifoni, ma sono la stessa cosa? Non esattamente. Gli uragani si differenziano dai tifoni per una semplice ragione: il luogo in cui avvengono. Nell’Atlantico si usa il termine uragano, mentre nel Pacifico si usa quello di tifone.
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Le condizioni ideali per la loro formazione sono tre:
- bassa pressione
- acqua calda
- umidità atmosderica
Con questi ingredienti durante la stagione estiva (solitamente tra giugno e novembre) possono crearsi delle tempeste simili a torri di vento che ruotano ad alta velocità su se stesse. Se queste torri non sono rallentate da venti laterali o dalla terraferma continuano a crescere indisturbate.
L’intensità di una tempesta si misura in base alla cosiddetta scala di velocità del vento Saffir-Simpson, che va da uno a cinque. Quando una tempesta arriva al terzo punto della scala è classificato come uragano grave, con venti di almeno 178 chilometri all’ora e una forza sufficiente a danneggiare abitazioni e sradicare degli alberi. Le tempeste di categoria quattro con velocità fino a 252 chilometri orari, come l’uragano Ida che sta colpendo la Louisiana, possono radere al suolo degli abitati, provocare una diffusa mancanza di elettricità e determinare molte morti.
Il riscaldamento globale influenza gli uragani?
Gli uragani sono fenomeni complessi. Il dibattito tra gli scienziati sull’ipotesi che il riscaldamento globale possa giocare un ruolo importante nella formazione degli uragani prosegue ormai da anni. Sono stati prodotti numerosi studi scientifici, alcuni anche in contrasto tra di loro.
Ora, benché non è ancora arrivata una risposta definitiva, esiste però un ampio consenso su una cosa: il riscaldamento globale sta cambiando le tempeste.
Sulla base dei dati raccolti fino ad ora, i ricercatori concordano che, a causa del riscaldamento globale, gli uragani stanno aumentando la loro intensità, ma non necessariamente la loro frequenza (il numero complessivo è rimasto più o meno lo stesso negli ultimi decenni). Tutto ciò significa che in futuro le tempeste avranno determinate caratteristiche. Vediamo quali sono.
1 Venti più forti
Come abbiamo visto, uno dei fattori per la formazione di uragani è la temperatura dell’acqua. Acqua più calda significa più energia per alimentare le tempeste. In un report del 2013, gli esperti dello Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) sostenevano di essere “virtualmente certi” che ci sia stato un “aumento di frequenza e intensità dei cicloni tropicali più forti, nell’Atlantico settentrionale, a partire dagli anni Settanta”.
È stato calcolato che a ogni grado di aumento della temperatura media dovuto al riscaldamento globale i venti si rafforzano di circa 8 chilometri orari. E con venti più forti si avranno anche danni maggiori, tra cui linee elettriche abbattute, tetti danneggiati e peggiori inondazioni costiere.
2 Più pioggia
Dal punto di vista fisico, esiste un legame tra aumento della temperatura e aumento delle precipitazioni. Per semplificare, con l’aumento delle temperature, aumenta anche la quantità di acqua che evapora dagli oceani, che a sua volta porta a una maggiore formazione di nubi e quindi a un aumento delle precipitazioni.
Ciò significa che possiamo aspettarci che le future tempeste generino maggiori quantità di pioggia. Si calcola che per ogni grado Celsius di riscaldamento atmosferico, l’aria potrà trattenere circa il 7% in più di acqua. Se a ciò si aggiunge l’innalzamento del livello del mare, uragani che scaricano più acqua renderanno più probabili inondazioni nelle aree costiere.
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3 Tempeste più lente
I ricercatori non sanno ancora bene il motivo, ma negli ultimi anni hanno osservato che le tempeste si muovono più lentamente. Alcuni dicono che potrebbe essere in parte responsabile un rallentamento della circolazione atmosferica globale, o dei venti globali.
Il passaggio lento delle tempeste fa sì che le piogge restino intense e battenti per lunghi periodi a livello locale. E questo non fa che peggiorare le cose. Per spiegarlo bene gli scienziati hanno usato una metafora: cioè che succede con tempeste più lente è come quando si cammina in un cortile e si spruzza con un tubo acqua sul terreno. Se si cammina velocemente, l’acqua non avrà la possibilità di formare una pozza. Ma se si cammina lentamente, si creeranno delle grosse pozzanghere.
4 Tempeste più estese
L’aumento del calore intorno ai tropici implica anche l’estendersi dell’area in cui gli uragani potranno svilupparsi, il che produrrà gravi tempeste in territori più settentrionali rispetto al passato.
Nel Pacifico questa mutazione fa sì che il punto focale dei tifoni si stia spostando dalle Filippine verso il Giappone. Nell’Atlantico, i ricercatori stanno cercando di appurare se i cambiamenti climatici contribuiranno a modificare l’itinerario degli uragani al punto da spingere in futuro alcuni di essi verso il RegnoUnito.
5 Tempeste più volatili
Le tempeste, inoltre, si intensificano in modo sempre più veloce. Ad esempio, l’uragano Delta dell’ottobre 2020 è stata la tempesta che più rapidamente è passata da depressione tropicale a uragano di categoria 4. Ha effettuato questatransizione in sole 36 ore. Secondo una recente ricerca pubblicata su Nature, la proporzione di tempeste tropicali che si sono rapidamente trasformate in potenti uragani è triplicata negli ultimi trent’anni.
Infine, le conclusioni riportate sono un buon punto di partenza per dire che il riscaldamento globale produce conseguenze anche sugli uragani. Nei prossimi anni, grazie allo sviluppo delle attrezzature tecnologiche, potremo sicuramente conoscere molte più cose su questi fenomeni meteorologici così complessi.