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Quanto sono verdi le Olimpiadi? Il rapporto tra sport e sostenibilità ambientale

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In occasione delle attese Olimpiadi di Tokyo 2020, le quali come sappiamo si stanno svolgendo nel 2021 causa pandemia, è uscito un interessante studio. La Business School e il Global Systems Institute della Università di Exeter, nel Regno Unito, hanno collaborato nella ricerca. Il dossier è stato pubblicato in concomitanza con le Olimpiadi e ha messo in luce il rapporto tra sport e sostenibilità.

I risultati della ricerca non sono troppo positivi se esaminati da un punto di vista ambientalista. A quanto pare sarebbero soltanto quattro le federazioni con un piano strategico relativo alla sostenibilità ambientale.

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Foto di Free-Photos da Pixabay 

Quali progressi stanno facendo gli sport olimpici in fatto di ambiente?

In merito alla sostenibilità ambientale, le Olimpiadi e gli sport olimpici stanno facendo progressi molto lenti, persino troppo potremmo dire. Lo studio degli studenti a Exeter evidenzia come la maggior parte delle federazioni sportive internazionali faccia troppo poco. Per la maggior parte delle world federation di disciplina, infatti, le azioni a favore di clima e ambiente sono minime, se non proprio nulle.

Per poterlo affermare, lo studio ha mosso da un esame approfondito delle strategie ambientali per ciascuna delle 32 federazioni riconosciute dalle Olimpiadi. Esse rappresentano in totale ben 47 sport, quelli di cui possiamo vedere le gare in tv o in streaming su internet. L’università ha suddiviso gli studenti – ricercatori in focus group, ognuno dei quali ha approfondito una federazione. L’obiettivo era quello di esaminare i progressi relativi alla sostenibilità compiuti da ognuna di queste associazioni. I risultati lasciano l’amaro in bocca: come anticipato, soltanto quattro federazioni presentano un piano strategico di qualche tipo relativo alla sostenibilità ambientale. I maggiori progressi, com’era sicuramente prevedibile, giungono da quelle discipline nelle quali è necessario uno stretto rapporto con la natura.

Pochi virtuosi alle Olimpiadi

Delle quattro federazioni che si stanno concretamente muovendo per l’ambiente, i ricercatori hanno stilato una sorta di classifica. In quarta posizione, per così dire, troviamo la FIFA (calcio), in terza la world rowing (canottaggio), in seconda la world athletics (atletica leggera) e in prima la world sailing (vela). I passi in avanti che questa associazioni stanno compiendo, per tendere una mano all’ambiente, sono talvolta passi da formica ma comunque concreti e visibili. Abbiamo poi una decina di federazioni che hanno preso impegno di ridurre il loro impatto ambientale a breve. Purtroppo però, troviamo ben 17 associazioni partecipanti alle Olimpiadi che non stanno davvero muovendo un muscolo per la sostenibilità. Tra queste includiamo anche quella del tennis e del nuoto.

La ricerca lancia un allarme. Si riscontra infatti:

“Una mancanza di comprensione delle pratiche ambientali nelle federazioni olimpiche e una mancanza di responsabilità interna”

Così si legge nel documento e il monito fa pensare. Se siamo davvero in un’epoca storica nella quale la tematica ambientale è molto sentita, come può un mondo virtuoso com’è – o perlomeno dovrebbe essere – quello dello sport che si esibisce alle Olimpiadi, restarle sordo? È un controsenso, un’aberrazione. L’attività fisica è da sempre sinonimo di benessere e virtù, come possono le federazioni non prestare attenzione all’ambiente? L’approccio va chiaramente cambiato ed è bene farlo quanto prima possibile.

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Foto di BLazarus da Pixabay 

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Colpa della decentralizzazione?

Nel compilare lo studio, gli studenti-ricercatori dell’Università di Exeter, riprendendo alcune ricerche precedenti consultate durante l’iter accademico di sviluppo del dossier, hanno puntato il dito contro la governance decentralizzata. Tale frammentazione, a quanto si è scritto:

“ha portato ad annacquare gli obiettivi strategici a livello locale, con conseguenti progressi incoerenti tra le Federazioni sull’ambiente.”

In aggiunta alla ricerca sul campo, o meglio sui campi delle discipline partecipanti alle Olimpiadi, l’Università ha messo nel suo obiettivo anche i siti web delle federazioni. Lo ha fatto per cercare tracce di un impegno, fosse anche soltanto simbolico, nei confronti delle sfide verdi. La stessa indagine è stata condotta sui profili social federali. Ebbene, anche qui i risultati non sono proprio ottimistici. Su un campione di 718.295 tweet complessivamente analizzati, parole chiave come sostenibilità ambientale e affini sono apparse soltanto in 188 cinguettii. I dati si riferiscono all’insieme delle 32 federazioni, a partire dall’anno 2010.

Come già evidenziato nel paragrafo precedente, nonostante la sempre maggiore importanza della tematica ambientale, le agende governative e i grandi eventi mondiali che mirano a sensibilizzare sulla tematica, l’impatto di questa cornice sulle attività mondiali delle federazioni olimpiche è stato minimo, se non proprio nullo.

Valutare e rendicontare chi prenda parte alle Olimpiadi

Secondo Dominique Santini, dottoressa all’Università di Exeter e portavoce della ricerca, sarebbe necessario prendere delle misure per accelerare la conversione verde delle federazioni olimpiche e fare in modo che esse si impegnino maggiormente per quanto riguarda la sostenibilità.

“Per accelerare i progressi sulla sostenibilità ambientale in tutto il movimento olimpico, dovrebbe essere condotta una valutazione d’impatto. Il CIO (Comitato Olimpico Internazionale) dovrebbe stabilire un sistema annuale obbligatorio di rendicontazione della sostenibilità ambientale per le federazioni internazionali, aumentandone la responsabilità.”

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Foto di Gerhard G. da Pixabay 

Ha affermato Santini, prima di aggiungere:

“È necessario creare una piattaforma per formare, supportare e accelerare i progressi sulla sostenibilità ambientale, consentendo la condivisione di pratiche replicabili, finanziamenti e partnership.”

Quanto sarebbe bello – e utile – che le Olimpiadi, la più importante manifestazione sportiva al mondo, si facessero veicolo del messaggio ambientalista, ecologico e mirato alla salvaguardia e tutela del nostro pianeta. Se la gigantesca infrastruttura olimpica diventasse un agglomerato di federazioni sportive sensibili, attente e responsabili, impegnate nella lotta per l’ambiente e il clima, diffonderemmo probabilmente con rapidità un nuovo modo di prenderci cura del nostro habitat. La ricerca mette in luce quanti limiti e quali problemi girino attorno al carrozzone a cinque cerchi ma non demorde, e noi con lei auspichiamo che la torcia olimpica possa diventare foriera anche di un messaggio ecologista e ambientalista.

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di Mattia Mezzetti
Ago 6, 2021
Fanese, classe ’91, inquinatore. Dal momento che ammettere di avere un problema è il primo passo per risolverlo, non si fa certo problemi ad ammettere che la propria impronta di carbonio sia, come quella della gran parte degli esseri umani su questo pianeta, troppo elevata. Mentre nel suo piccolo cerca di prestare sempre maggior attenzione alla questione delle questioni, quella ambientale, ritiene fondamentale sensibilizzare trattando il più possibile questa tematica.

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