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Evasione ed elusione fiscale a rallentare l’agenda climatica

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Tempo di lettura 3 minuti

Evasione ed elusione fiscale sono due noti nemici di welfare e legalità. Rappresentano un problema endemico per i sistemi economici, come ben sappiamo noi italiani. Quel che però non sappiamo, poiché non siamo soliti pensarci, è come essi siano un vero e proprio freno a mano tirato anche per l’agenda climatica. Tutto è infatti collegato e ambiente ed economia non fanno certo differenza.

Ascolta il podcast di introduzione all’articolo!

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Elaborazione grafica: Gerd Altmann da Pixabay 

Il rapporto ONU

“L’integrità finanziaria è fondamentale per il successo dell’agenda 2030. Come comunità internazionale impegnata ad affrontare la disuguaglianza e a promuovere lo sviluppo sostenibile, dobbiamo mettere in atto principi di trasparenza, sana governance e responsabilità che così spesso sosteniamo.” È quanto ha affermato Volkan Bozkir, presidente dell’assemblea generale ONU, presentando il rapporto Financial Integrity for Sustainable Development. Il documento è stato pubblicato dall’High Level Panel on International Financial Accountability, Transparency and Integrity for Achieving the 2030 Agenda (FACTI Panel).

All’interno del report, il team di esperti FACTI è stato davvero molto chiaro. Evasione ed elusione fiscale rappresentano una malattia terminale all’interno della società odierna, specialmente in virtù degli ambiziosi obiettivi climatici che ci siamo posti da oggi al 2030. I governi dovrebbero finanziare innanzitutto azioni contro povertà estrema, Covid-19 e crisi climatica. È parere di chi ha redatto il dossier che vadano recuperati miliardi di dollari persi per frodi fiscali, corruzione e riciclaggio di denaro.

“I Paesi in via di sviluppo non possono permettersi di perdere risorse in periodi normali. Tantomeno possono farlo ora, nel mezzo della crisi Covid.” Ha detto Bozkir. “Ogni anno viene riciclato fino al 2,7% del PIL globale.” Gli ha fatto eco il FACTI Panel. Gli esperti hanno domandato ai governi di prendere parte ad un Global Pact for Financial Integrity for Sustainable Development.

Un circuito ben oliato a favorire evasione ed elusione fiscale

Il gruppo di esperti coinvolto nella redazione del documento ha messo in risalto problematiche note nelle pratiche di evasione ed elusione fiscale. Le corporation, specialmente le più grandi, riescono ad avvalersi di giurisdizioni tax-free. Questa pratica, scorretta ma non illegale, è capillarmente diffusa. Conti alla mano, il team ha calcolato che questo modus operandi finisca per costare ai governi fino a 600 miliardi di dollari ogni anno. “Coloro che consentono crimini finanziari devono affrontare sanzioni punitive.” Si legge nel testo del rapporto. Purtroppo, molto spesso ciò non succede. Questo si deve al fatto che occorrono misure, provvedimenti, leggi e sanzioni molto più forti e stringenti per combattere la corruzione e prevenire il circolo vizioso del riciclaggio di denaro.

È a gran voce che sul rapporto si chiede “Maggiore trasparenza in merito alla proprietà delle società e alla spesa pubblica. Serve una più forte cooperazione internazionale per perseguire la corruzione e aumentare i livelli di tassazione sulle gigantesche corporation digitali.” Quante volte i media ci parlano di provvedimenti mirati a tassare gli enormi guadagni delle super-aziende del silicio? Quante volte poi non cambia assolutamente nulla dal momento che certi giganti spadroneggiano nelle stanze della finanza mondiale, la quale regola ogni decisione politica? Questi abusi vanno anche a danno dell’ambiente.

Risorse necessarie al bene comune

“Un sistema finanziario corrotto e fallimentare deruba i poveri. Esso priva il mondo intero delle risorse necessarie a eradicare la povertà, riprendersi dal Covid e affrontare la crisi climatica.” Ha evidenziato Dalia Grybauskaite, co-presidente FACTI ed ex presidente lituana, in sede di presentazione del rapporto. “Chiudere le scappatoie che consentono riciclaggio di denaro, corruzione e abuso fiscale sono passo per trasformare l’economia globale per il bene universale.” Ha invece voluto enfatizzare l’altro co-presidente FACTI, Ibrahim Mayaki, ex primo ministro del Niger. “Un decimo della ricchezza mondiale potrebbe essere nascosto in attività finanziarie offshore. Ciò impedisce ai governi di raccogliere la loro giusta quota di tasse.” Avverte il dossier ONU. In tempi recenti circa 131 milioni di esseri umani hanno ufficialmente superato la soglia della povertà mentre la ricchezza dei miliardari è aumentata del 27,5%. Siamo una società sempre più polarizzata, ove la forbice tra ricchi e poveri aumenta instancabile.

Il Panel vuole promuovere equità, responsabilità e integrità finanziaria. Questa deve essere la strada per condurci ad un progresso nel segno della sostenibilità. Con le parole di Bozkir: “Nessuno di noi trarrà vantaggio dall’incapacità di agire. Spetta a ciascuno di noi mettere in atto un sistema di integrità finanziaria che miri ad uno sviluppo sostenibile. Dobbiamo liberare risorse che altrimenti andrebbero perse e creare fiducia nei nostri piani di governance internazionale, nazionali e locali, dimostrando trasparenza, responsabilità e capacità di realizzare l’agenda 2030.”

Evasione ed elusione fiscale ci sono nemiche nella lotta per il pianeta

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Immagine di kalhh da Pixabay 

Quella al surriscaldamento globale, per la salute del nostro pianeta è una guerra. Questa brutta parola viene spesso abusata, anche quando trattiamo della pandemia, eppure dà il giusto senso dell’entità dello sforzo che dobbiamo affrontare come umanità per uscire dalla situazione in cui ci troviamo. È una guerra che dobbiamo vincere assieme o ci vedrà sconfitti individualmente: nelle nostre comunità, nei nostri Paesi e nelle nostre regioni. Per farlo, bisogna disporre di tutte le risorse possibili. L’illegalità e il malaffare finanziario sono alleati del global warming; dobbiamo tagliare queste corde di sostegno e riprenderci questi fondi per poterne disporre in un’ottica comune, interna alla legalità e all’ecologia. Cattiva finanza e devastazione climatica vanno a braccetto.

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di Mattia Mezzetti
Mar 3, 2021
Fanese, classe ’91, inquinatore. Dal momento che ammettere di avere un problema è il primo passo per risolverlo, non si fa certo problemi ad ammettere che la propria impronta di carbonio sia, come quella della gran parte degli esseri umani su questo pianeta, troppo elevata. Mentre nel suo piccolo cerca di prestare sempre maggior attenzione alla questione delle questioni, quella ambientale, ritiene fondamentale sensibilizzare trattando il più possibile questa tematica.

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