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Il livello del mare potrebbe alzarsi di un metro entro il 2100

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“Sono solo esagerazioni, dati portati all’estremo, per convincere i politici a fare qualcosa”. Qualcuno potrebbe commentare così il nuovo studio condotto dall’Università tecnologica di Nanyang di Singapore, il quale afferma che il livello globale del mare potrebbe salire di un metro entro il 2100.

Di quanto aumenterà il livello del mare?

Tralasciamo il fatto che, anche fosse un’esagerazione che considera solo le condizioni peggiori possibili, sarebbe comunque un motivo valido per responsabilizzare i politici e far sì che le condizioni non peggiorino ulteriormente. Il problema è che questa non è affatto un’esagerazione. Si tratta piuttosto dello scenario nel quale i Paesi del mondo si troveranno nel caso continuassero ad emettere la quantità di anidride carbonica attuale.

Comunque, per essere precisi, lo studio dice che il livello del mare potrebbe aumentare da 0,6 a 1,3 metri entro il 2100 e da 1,7 a 5,6 metri entro il 2300. Se invece, nello scenario migliore, riuscissimo a contenere le emissioni e mantenere la temperatura globale al di sotto dei 2 gradi centigradi, l’innalzamento del livello del mare potrebbe essere di “soli” 0,5 metri.

Come si può vedere, l’opzione “il mare non subirà un innalzamento” non è contemplata. È quindi accertato che per questo problema non si possa fare più nulla, se non contenerne gli effetti. Il co-autore dello studio Stefan Rahmstorf del Potsdam Institute for Climate Impact Research ha proposto un interessante parallelismo con il Coronavirus. “Come nella pandemia di Covid-19, il tempismo è fondamentale per prevenire la devastazione. Se si aspetta di avere un problema serio, è già troppo tardi. A differenza del Covid-19, però, una volta che le calotte glaciali sono state destabilizzate oltre i limiti, l’innalzamento del livello del mare non può essere fermato per secoli o addirittura per millenni”.

Come è stato condotto lo studio

L’epidemia di Covid-19 ci ha dimostrato anche un altro fatto importante: anche i più esperti scienziati possono contraddirsi tra loro, o comunque giungere a risultati differenti a seconda di quando, dove e in che modo hanno condotto i propri studi. Per questo, il coordinatore dello studio in questione Benjamin P. Horton ha deciso di contattare 106 specialisti da atenei di tutto il mondo selezionandoli in base al loro curricula. Questi ultimi dovevano contenere almeno sei recenti articoli scientifici sull’innalzamento del livello del mare a seguito del riscaldamento globale. Non solo, dovevano essere stati pubblicati dal 2014 ad oggi su accreditate riviste scientifiche. Gli autori dello studio hanno poi fatto una media dei dati riportati su queste ricerche. E i risultati, come si è visto, non sono stati affatto incoraggianti.

Per quanto infatti alcuni dati possano divergere, quello principale, ovvero che il livello del mare si innalzerà di molto nei prossimi anni, ricorre in tutti gli studi. Vi è solo un dato sul quale gli scienziati sono discordi o incerti ovvero il futuro delle calotte di ghiaccio della Groenlandia e dell’Antartide. I dati satellitari e le misurazioni sul campo mostrano infatti che queste regioni si stanno sciogliendo più rapidamente di quanto previsto dagli scienziati. Pertanto è ancora difficile stimarne precisamente le conseguenze.

Conseguenze dell’innalzamento del livello del mare

I livelli medi del mare si sono alzati di circa circa 23 centimetri dal 1880. Di questi, circa 7 centimetri derivano dagli ultimi 25 anni. A fronte di questo innalzamento i danni sono già stati ingenti. Pensiamo però che questa non è nemmeno la metà dell’altezza stimata per il 2100, quando, a questo punto, le conseguenze per il mondo saranno disastrose. Il continente che più sarà colpito è l’Asia (Cina, Bangladesh, India, Vietnam, Indonesia,Thailandia, Filippine e Giappone), con il 70% dei suoi abitanti che dovranno abbandonare le loro case. Il New York Times ha scritto che alcune città come Mumbai (India) e Ho Chi Min (Vietnam) scompariranno, così come Shanghai. Dovremmo anche prepararci a dire addio ad alcuni patrimoni culturali, come a quello di Alessandria d’Egitto.

livello del mare
Il cambiamento del livello del mare a livello globale nel corso degli anni. Fonte: Focus.it

L’innalzamento del livello del mare minaccia anche alcuni servizi basilari come l’accesso a Internet, dato che molte delle infrastrutture comunicative sottostanti le città si trovano proprio in prossimità del mare. Per non parlare degli effetti devastanti sugli habitat marini, degli uccelli e delle piante, dell’erosione delle coste, delle inondazioni, della contaminazione delle falde acquifere e del suolo agricolo con il sale marino.

Cosa ha già causato l’innalzamento del livello del mare

Un team di ricercatori australiani ha stabilito che sono cinque gli atolli scomparsi nelle Isole Salomone, una nazione insulare del Pacifico meridionale, a est della Papua Nuova Guinea. Gli scienziati russi hanno riportato che una piccola isola dell’Artico è scomparsa. Verso la fine del 2018 un giornale locale ha riportato che una piccola isola disabitata poco al largo della costa del Giappone potrebbe non riemergere mai più dopo essere scomparsa sotto il livello del mare.

Tutto questo è una finestra sul futuro – ha affermato Nunn della University of Sunshine Coast. – ci dice ciò che accadrà nei prossimi 20 anni in tutto il resto del mondo, e non solo in un contesto insulare. Può accadere a New Orleans, Los Angeles e tutte le altre città costiere. Prima iniziamo a pensarci, meno sarà doloroso”.

Infatti, senza necessariamente arrivare alla sommersione di interi continenti, si possono vedere questi effetti già nelle maggiori città del mondo. Rotterdam, nei Paesi Bassi, ha già da molti anni costruito la Maeslant Barrier, una barriera per gran parte sottomarina lunga come la Torre Eiffel. New Orleans ha progettato un enorme sistema di barriere, dighe, argini e pareti che si estendono per circa 560 chilometri intorno alla città. New York stava vagliando, almeno prima che l’amministrazione Trump bloccasse i fondi per il progetto (leggi qui l’articolo in merito), la possibilità di costruire una gigantesca barriera al largo di Manhattan. Gli effetti dell’innalzamento del mare su Venezia, poi, li vediamo spessissimo sui notiziari.

Il caso delle Isole Kiribati

In alcuni luoghi del mondo, però non vi sono barriere che tengano. La Repubblica di Kiribati, un gruppo di 33 isole del Pacifico dove vivono 100 mila persone, si trovano a circa 2 metri sopra il livello del mare. Considerando le suddette previsioni degli scienziati, queste isole saranno prima o poi inabitabili. Infatti, per nove milioni di dollari Kiribati ha già comprato otto chilometri quadrati di terra per evacuare, un giorno non molto lontano, l’intera popolazione.

Le isole Kiribati si trovano a 1.8 metri sul livello del mare

Le isole Kiribati si trovano sulla linea internazionale del cambio di data, il che significa che sono le prime ad assistere all’inizio del nuovo giorno. In un certo senso si può dire che Kiribati sia già nel futuro. Ironia della sorte, i suoi abitanti stanno assistendo a una triste anteprima di ciò che comporterà la crisi climatica. La quale, proprio come l’alba di un nuovo giorno, arriverà per tutti.

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di Iris Andreoni
Mag 14, 2020
Nata a Milano nel 1991 ma bergamasca di adozione, è tornata nella sua città natale per conseguire la laurea specialistica in Lettere Moderne, un corso di studi che ha cambiato la sua vita e il suo punto di vista sul mondo. Ha infatti imparato ad approfondire e affrontare criticamente argomenti di varia natura e dare in questo modo priorità a ciò che nella vita è davvero importante. Il rispetto per l’ambiente è una di queste cose e, grazie ad alcuni libri e documentari, ma anche dopo due viaggi in Asia, Iris si interessa in modo particolare a questo ambito. Durante l’università scrive recensioni e interviste sul blog letterario Viaggio nello Scriptorium e, terminati gli studi, si appassiona al mondo del giornalismo, decidendo di sfruttare il grande potere della scrittura per comunicare al mondo i suoi interessi e le notizie più importanti. Collabora come redattrice con il giornale Bergamo Post e ha poi l’onore di frequentare il Corso di Giornalismo Ambientale Laura Conti organizzato da Legambiente. Qui conosce altri aspiranti giornalisti e insieme decidono di dare il loro contributo per informare l’Italia riguardo all’emergenza ambientale cui stiamo assistendo e di cui non molti sembrano essersi accorti. Per l’Ecopost Iris si occupa della redazione di contenuti e comunicazione sui Social Media.

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