Ripartenza a pedali
I moniti, giunti da molte parti, pagine virtuali dell’EcoPost comprese, per una ripartenza attenta all’ambiente hanno trovato ascolto. Nel decreto legge denominato Rilancio, il quale ha il compito di dettare le regole per la Fase 2 e la successiva Fase 3, trovano spazio anche alcune norme ambientalmente rilevanti come ad esempio il bonus bici.
Come sappiamo, l’Italia vuole lasciarsi alla spalle l’emergenza COVID – 19 e ripartire al più presto. La strada intrapresa, comunque, è quella della massima sicurezza, motivo per il quale le riaperture sono state programmate in maniera graduale. In fin dei conti, abbiamo avuto modo di vedere come, nei Paesi che hanno scelto percorsi più veloci per la riapertura, la curva del virus abbia ricominciato a mostrarsi in salita: è il caso di Cina, Corea del Sud e, seppur in maniera minore, Germania. Per quanto molti siano infastiditi dalla lentezza della ripartenza, il sentiero intrapreso dal Governo italiano potrebbe essere il più sicuro verso la vetta, pur essendo un pò tortuoso.
Il testo del decreto fa l’occhiolino ad una ripartenza a pedali, prevedendo incentivi per gli acquisti di mezzi di mobilità sostenibile quali biciclette ed e-bike. Il cosiddetto Bonus Bici. Per chi ha meno spazio a disposizione, o semplicemente non ami pedalare, neppure assistito da un motorino elettrico, ecco che gli incentivi si estendono anche a monopattini elettrici, segway, hoverboard e monowheel, tutti veicoli pratici e soprattutto ecologici.
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Bonus bici: troppe aspettative?
Il corpo del decreto autorizza anche le biciclette e i mezzi ecologici di cui abbiamo parlato a fermarsi davanti a tutti gli altri veicoli ad un semaforo. Inoltre, e questa sarà probabilmente la notizia migliore per tutti i ciclisti, più o meno esperti, i veicoli ecologici potranno beneficiare di corsie riservate. Tali spazi saranno ricavati sulle carreggiate esistenti. Insomma, pare proprio che il Governo abbia voluto porre al centro del decreto la mobilità sostenibile.
Se questo impegno va riconosciuto, appare però più difficile potersi aspettare che la concretizzazione del ddl fili liscia. I risultati, infatti, difficilmente saranno all’altezza delle aspettative che ci stiamo creando in questi giorni, leggendo il decreto. Se pensiamo infatti ad un’Italia interamente rimessa in moto, la prima cosa che ci viene in mente sono le automobili. Le norme di distanziamento sociale, destinate a restare in vigore ancora per un pò, impediranno di riempire i mezzi pubblici per oltre un terzo della loro capacità.
Dunque una ripresa a pieno regime finirà, pressoché inevitabilmente, con l’intasare le strade di autovetture, congestionando in maniera significativa la rete viaria urbana. Una rete che ha da tempo dei problemi notevoli. Le peculiarità del traffico italiano le conosciamo bene tutti, sono pane quotidiano per chiunque viva in città, così come per chi vi si rechi per studio, lavoro o altre ragioni. I nostri centri urbani sono molto spesso caratterizzati da spazi angusti; le strade versano sovente in pessime condizioni, pensiamo alle buche, all’usura dell’asfalto, alla segnaletica e ai marciapiedi; mezzi più lenti, quali camion e bus, raramente possono muoversi su corsie riservate e dunque rallentano il traffico generale. A questi problemi infrastrutturali si deve unire il fattore umano: l’indisciplina generale è un altro fattore, tutt’altro che trascurabile, che va a condizionare la deprecabile situazione delle nostre strade.
Nel dettaglio: il bonus bici
Tralasciamo comunque le preoccupazioni appena elencate, per analizzare il bonus descritto. Il decreto Rilancio agisce sul cosiddetto bonus mobilità, entrato già in vigore lo scorso autunno. Il Dl 111/2019, infatti, introduceva già un meccanismo per il quale il residente di un’area ad alte emissioni poteva rottamare un mezzo privato considerato inquinante ricevendo, in cambio, un contributo spendibile in mobilità sostenibile. Principalmente si trattava di abbonamenti al trasporto pubblico locale o per acquistare piccoli mezzi ecologici. Tale sistema resta invariato. Vi è però un considerevole potenziamento. Vediamolo.
Fino al 31 dicembre 2020, tutti i maggiorenni residenti nelle città metropolitane (i principali capoluoghi e loro province), nonché in ogni Comune con più di 50.000 abitanti, potranno acquistare una bicicletta, o a scelta un altro mezzo ecologico tra quelli citati nel paragrafo di apertura, con un bonus che arriverà a coprire fino al 70% della spesa. Tale agevolazione riguarderà anche gli abbonamenti ai servizi di sharing, escludendo naturalmente quelli che riguardano flotte di automobili. In ogni caso, il bonus non potrà mai essere superiore ad un importo di 500 euro. Lo si potrà richiedere solo ed esclusivamente una volta e solo ed esclusivamente per una delle destinazioni d’uso previste.
Agevolazioni anche per il 2021
Nel corso del 2021, i residenti di tutti quei Comuni resisi colpevoli di sforamenti sistematici ai limiti di emissioni, potranno godere del bonus nella sua forma originaria. Rottamando autovetture fino alla Classe inquinante Euro 3 e motocicli fino alla Euro 2 (o Euro 3 se a due tempi), si riceverà un buono mobilità. Si potrà approfittare di questo bonus per l’interezza del prossimo anno, tra l’1 gennaio ed il 31 dicembre 2021. Il buono rilasciato sarà di 1.500 euro per ogni autovettura e 500 euro per ogni motociclo. Tale credito potrà essere speso, nell’arco di 3 anni, per acquistare abbonamenti tpl e di trasporto regionale, biciclette ed e-bike, bike sharing o anche car sharing in questo caso, e altri servizi di mobilità condivisa ad uso individuale. L’acquisto potrà anche essere a favore di persone conviventi. Le due agevolazioni descritte sono cumulabili.
Una buona occasione
Inutile sottolineare come quella del bonus mobilità sia un’ottima occasione per avvicinare i cittadini alla bicicletta. La proposta del bonus mobilità, fatta propria dal Ministro dei Trasporti, Paola De Micheli, ci piace molto. Preferiremmo però che essa fosse estesa anche ai Comuni con una popolazione inferiore. Alcune forze politiche, ad iniziare dal PD di cui De Micheli è esponente, hanno cominciato a richiedere a gran voce questa modifica al decreto.
Ci auguriamo anche che, davvero, l’occasione fornitaci dal COVID-19 sia sfruttata al meglio. Con ciò intendiamo dire che vorremmo davvero vedere seri e concreti investimenti per le piste ciclabili. Nel nostro Paese, ultimamente, le ciclovie stanno assumendo via via maggiore importanza. Si è finalmente scoperta, al solito con qualche ritardo rispetto al resto d’Europa, l’importanza del cicloturismo e la bellezza delle due ruote a pedali. Ancora però, molte piste ciclabili sono solo su carta, in Italia; nonostante si tratti di un volano importante per il turismo e di infrastrutture imprescindibili per una mobilità sostenibile ed ecologica. Ben venga il passo fatto dal decreto Rilancio, il quale va a toccare anche il Codice della Strada per dare alla bicicletta quello spazio che ora più che mai reclama.
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Bonus bici, non è tutto oro quel che luccica
Ciò detto, però, non sappiamo davvero quanto il bonus bici possa effettivamente andare ad impattare. Le buone intenzioni sono certamente apprezzabili e siamo lieti che il Governo abbia messo la bicicletta al centro del suo programma di mobilità per la ripartenza. Basterà però tanto per convincere il cittadino? Le città italiane sono davvero pronte ad accogliere la bicicletta? Se un nucleo urbano come Milano, ad esempio, potrebbe riuscire ad ospitare le due ruote, data la sua geografia, lo stesso può dirsi di Roma? La Capitale è una città ben più estesa e, come sappiamo, sorge su colli, dunque è costellata di saliscendi. Quanti romani rinuncerebbero all’auto per la bici? Naturalmente, potrebbero optare per una e-bike a pedalata assistita.
Oltre alla geografia urbana, però, va anche fatto un discorso di cultura. In Paesi come, ad esempio, il Regno Unito, l’utilizzo della bicicletta per recarsi al lavoro è abitudine quotidiana per molti. Nonostante la pioggia che sappiamo accompagnare molte giornate a tali latitudini. Da quelle parti, però, il datore di lavoro consente spesso e volentieri al proprio dipendente di farsi una doccia e cambiarsi in sede, prima di accomodarsi in ufficio. Tale opportunità, naturalmente, consente al lavoratore di presentarsi pulito ed ordinato, anche se prima di giungere in ufficio ha trovato fango e/o sudore sulla propria strada. Quante aziende italiane mettono a disposizione del dipendente lo stesso servizio?
I passi da fare prima di una vasta riconversione della mobilità sono numerosi. La questione non è soltanto economica. Naturalmente, un sostegno monetario fa sempre comodo, però corre il rischio di non essere sufficiente, in questo caso. Dobbiamo ripensare le nostre abitudini e le nostre vie di circolazione, prima di poter pensare di vivere in un Paese davvero a misura di bicicletta. Il Bonus Bici può essere un punto di partenza, ma da solo non basta.