Negli ultimi 150 anni, la nostra economia è stata dominata da un modello di produzione e di consumo, per così dire, a senso unico; i beni sono prodotti con materie prime, venduti, usati e, infine, essendo percepiti come rifiuti, sono inceneriti o posti nelle discariche. Qui vengono depositati e fatti marcire permanentemente. Dato l’aumento della popolazione globale e, conseguentemente, il crescente consumo di risorse, l’attuale modello economico non può essere una scelta per il presente. A fronte di questo problema, una soluzione è l’economia circolare. Anche se proposta fin dagli anni ’70, solo recentemente questo sistema virtuoso ha attirato con maggiore attenzione diversi esponenti economici e politici da tutto il mondo.
Che cos’è l’economia circolare
Secondo la Ellen MacArthur Foundation, questa è “un approccio generale allo sviluppo economico per le imprese, la società e l’ambiente”. In contrasto con il modello lineare “prendi, usa e getta”, il nuovo sistema propone una riorganizzazione delle attività. Così, i rifiuti di qualcuno, possono essere le risorse per qualcun altro. Questi ultimi sono distinti in due tipologie; da una parte, i rifiuti biologici, in grado di essere reintegrati nella biosfera. Dall’altra, quelli tecnici, destinati a essere ricomposti senza compromettere l’equilibrio naturale.
In particolare, al World Economic Forum del 2012 a Davos, in Svizzera, la Ellen MacArthur Foundation e la McKinsey Company presentarono un rapporto che ne valutava i benefici; un’opportunità da 630 miliardi di dollari all’anno per la maggior parte dei settori manifatturieri dell’Unione Europea. Inoltre, non fu reso noto solo lo sviluppo economico, ma anche il riscatto ambientale e sociale proprio di questo sistema. Ciò ebbe un forte impatto, poiché molte aziende decisero di investire non solo nell’idea, ma nel progetto, oggi consolidato, di economia circolare.
Sempre riguardo la Ellen MacArthur Foundation, in questo articolo sono proposti cinque benefici dell’economia circolare per il cibo.
1966: l’economia circolare e la corsa allo spazio
Il concetto di economia circolare non può essere ricondotto a una sola data o autore, ma a diverse correnti di pensiero. Generalmente, si ritiene che questo sistema sia stato introdotto nel XX secolo dagli economisti britannici David W. Pearce e Robert K. Turner, che hanno costruito il loro quadro teorico sui precedenti studi di un altro economista britannico, naturalizzato statunitense; Kenneth E. Boulding.
Negli anni ’60, la corsa allo spazio e l’esplorazione della luna erano all’ordine del giorno. Boulding, allora, percepì come gli esseri umani stessero cambiando la loro interazione con l’ambiente. Questa transizione, dal suo saggio The Economics of the Coming Spaceship Earth (1966), implicava il passaggio dalla così detta “cowboy economy”, con orizzonti senza fine, fino a giungere alla soprannominata “spaceman economy”, che, invece, prevedeva un sistema chiuso. Come un’astronave, in cui l’uomo dovrebbe essere capace di riprodursi in modo continuo, dunque di consumare risorse, nei limiti dell’energia disponibile. Dal Far West allo Space Shuttle, un pensiero alla base di un’economia circolare.

Boulding, oltre che fondatore dell’economia circolare, fu anche uno dei primi teorici del modello di sviluppo sostenibile. Descrisse la sfera dell’attività economica come “econo-sfera” e quella sociale come “socio-sfera”, ambedue integrate nell’ambiente. Immaginò che le risorse naturali passassero dall’ambiente all’econo-sfera, mentre gli scarti avrebbero percorso la direzione opposta. Grazie a questo, poi è stato formulato il grafico sulla sostenibilità oggi a noi familiare, in cui l’economia è un sottoinsieme della società, interno all’ambiente. La prosperità delle aree minori dipende da quella in cui sono locate.
Inoltre, non di minore importanza, Boulding sostiene, per così dire, una logica antropologica; il benessere dell’individuo dipende dall’identificazione con una comunità, non solo nello spazio, ma anche nel tempo. In altre parole, noi ci identifichiamo anche con le generazioni passate e future.
2030: un nuovo piano d’azione per l’economia circolare
Pochi mesi fa, la Commissione Europea – in linea con gli Obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite e con le iniziative per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 – ha pubblicato un nuovo piano d’azione per incentivare la realizzazione su larga scala dell’economia circolare.
Introducendo queste misure, si prende in considerazione che, entro il 2050, il mondo consumerà tre volte tanto le risorse disponibili sulla Terra. Il consumo globale raddoppierebbe nei prossimi quarant’anni, mentre la produzione di rifiuti aumenterebbe del 70%. Non di meno, l’estrazione e la lavorazione delle materie prime sono causa del 90% della perdita di biodiversità e dello stress idrico. Perciò è essenziale che la nuova strategia economica ponga attenzione particolare alle risorse ambientali, coinvolgendo sia le grandi, sia le piccole-medie imprese.

Altresì, è riportato che l’applicazione dell’economia circolare può aumentare il PIL dell’Unione Europea dello 0,5% entro il 2030. Così si aggiungerebbero circa 700.000 posti di lavoro al sistema. Poi, dato che le imprese manifatturiere spendono, in media, circa il 40% in materie prime, si potrebbe aumentare la loro redditività. Contemporaneamente, le si proteggerebbero dalle fluttuazioni dei prezzi del mercato.
Il piano d’azione proposto fornisce un’ ulteriore agenda per realizzare un territorio più pulito e competitivo, coinvolgendo molti attori economici, comprendendo anche il singolo individuo. Questo sarà garantito dal potenziale della ricerca, dall’innovazione e dalla digitalizzazione. Inoltre, si potrà contribuire al successo dell’Agenda 2030, del Green Deal e, al di là di qualsiasi prospetto socio-politico, a una resilienza ambientale.
2020: l’economia circolare è realtà
Sia sul sito europeo per l’economia circolare, sia su altri, quali la Piattaforma Italiana degli Attori per l’Economia, l’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile e la European Business Network for Corporate Sustainability and Responsibility, è possibile cercare e trovare vari progetti di start-up e di imprese consolidate. In particolare, sul primo portale europeo, è presente la sezione “Knowledge Hub”. Qui ci si può informare sull’esperienza e la strategia di chi già opera in questa dimensione.
Ad esempio, il report “100 Italian Circular Economy Stories” tratta del successo di aziende, istituti di ricerca e non-profit in diversi settori in tutta Italia. Le loro storie, oltre ad essere un orientamento alla responsabilità d’impresa, mostrano che l’economia circolare sta diventando una realtà sempre più consolidata. Qui di seguito riportiamo tre casi nel settore agro-alimentare:
- CDA di Cattelan in Friuli-Venezia Giulia: “[…] permetterebbe il riutilizzo dei fondi di caffè come fonte di energia nelle stufe pirolitiche, che producono calore da biomasse: i residui della combustione, costituiti da carbone vegetale, potrebbero poi essere impiegati come ammendante per il terreno, rendendo di fatto il caffè una risorsa senza fine.“
- Dalma Mangimi in Piemonte: “[…] un complesso impianto capace di separare gli ex-prodotti da forno e dolciari dagli imballaggi e produrre ingredienti energetici e sicuri per mangimi. […] Dalma contribuisce alla riduzione dello spreco alimentare e ad un risparmio annuo in termini di utilizzo di suolo di circa 13.220 ettari (pari a 1.789 campi da calcio): l’uso dei suoi mangimi infatti permette una riduzione di impiego di cereali la cui produzione necessita di suolo e acqua.“
- Eataly in Piemonte: “Obiettivo Rifiuti Zero’ è la campagna di formazione e informazione con cui Eataly ha coinvolto dipendenti e clienti per il riciclo e il riuso dei materiali. Si parte dalla raccolta differenziata introdotta in punti vendita, cucine, magazzini e spazi pubblici del marchio per arrivare al riciclo grazie al quale gli scarti organici vengono trasformati in terriccio e gli altri materiali diventano nuovi oggetti. […]”

In conclusione, oltre ai numerosi progetti presenti nei siti citati, le quotidiane azioni individuali fanno parte della soluzione al problema; le scelte dei cittadini sono fondamentali affinché l’economia circolare prosperi. Continuando a informarsi sul tema, si può contribuire alla crescente sensibilizzazione del sistema sociale. In senso pratico, soprattutto, possiamo fare una moltitudine di cose per ridurre la formazione di rifiuti. Ad esempio, non usare materiali “usa e getta” e, ovviamente, riciclare. In questo caso, un aiuto a portata di smartphone è Junker, una app che scannerizza il codice a barre delle confezioni e indica dove buttarla, in base alle regole del comune di appartenenza. Oppure, Too Good To Go per combattere gli sprechi di cibo. Non di meno valore, la dematerializzazione della carta e dell’inchiostro; perché non pagare con Satispay? Tutto questo è economia circolare, non più frontiera, ma traguardo, di cui siamo prossimi all’arrivo.