In occasione della cinquantunesima edizione della Barcolana 2019, tenutasi in questo mese, Trieste ha organizzato una grande festa lungo le strade limitrofe a Piazza Unità d’Italia. Un nostro lettore, appassionato di barche a vela, era sul posto per l’occasione e ha voluto segnalarci una serie di incoerenze tra ciò che dovrebbe essere un evento incentrato totalmente sulla sostenibilità e che invece, come troppo spesso accade per iniziative con un così alto numero di visitatori, è rientrato nella triste categoria dei più classici esempi di Greenwashing che poco hanno a che vedere con il rispetto dell’ambiente.
CHE COS’È LA BARCOLANA?
Fondata nel 1969, si tratta di una storica regata velica internazionale che si tiene ogni anno nel Golfo di Trieste nella seconda domenica di Ottobre. Quella di quest’anno è stata la cinquantunesima edizione dell’evento che, con annessi tutti i suoi festeggiamenti, ha avuto luogo dal 02 ottobre al 13 ottobre. Quest’anno ha visto la partecipazione di più di 2.000 barche.
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Il “plastic party” della Barcolana
Per l’occasione è stata allestita una grande festa il giorno precedente alla grande regata del 13 ottobre. Sono stati collocati, lungo le strade che costeggiano la città dal Golfo, diversi stand con cibo e bevande, negozi specifici per velisti e info point, tra i quali quello della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia dove veniva sottolineata l’importanza di mantenere gli obbiettivi dell’Agenda 2030. La chiamano la Strategia Regionale per lo Sviluppo Sostenibile.
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All’interno dello stand venivano proiettati alcuni video fatti dai ragazzi delle superiori della regione; oggetto principale dei corti era il tema della plastica e della scarsa educazione civile riguardo lo smaltimento dei rifiuti. Lo scopo era quello o di sensibilizzare i fruitori dell’evento riguardo il problema, in modo che non venissero gettati rifiuti in strada.
La statua di plastica riciclata a forma di pesce, simbolo di Greenwashing
Nella piazza si ergeva fiera un’enorme scultura a forma di pesce fatta con la plastica raccolta in mare. Ad animare il tutto, c’erano le migliaia di persone in giro per la città e stand di ogni genere che, per loro natura, attirano e invogliano la folla a comprare. Insomma si prospettava una festa ben organizzata e sensibilmente ecologica, eppure, afferma il nostro lettore: “Ho visto una situazione un po’ degradante e del tutto diversa dalle mie aspettative”.
Durante le ore successive sono venute a galla le pecche organizzative dell’evento. Ovunque si scorgevano bicchieri di plastica a terra o a saturare bidoni dell’indifferenziato: “Camminando si poteva sentire lo scrocchiare dei bicchieri abbandonati a terra – continua il nostro lettore – o la sensazione di scivolamento dovuta alle migliaia di volantini pubblicitari svolazzati ovunque. Il danno è che la festa si è svolta a veramente pochi centimetri dall’acqua. Immaginatevi quanti bicchieri possono essere caduti in mare accidentalmente! Scommetto si sarebbe potuto creare un altro pesce di plastica”.
Gli stand, la regione e gli organizzatori della Barcolana, se avessero davvero voluto dare uno spirito ambientalista all’iniziativa, avrebbero dovuto impegnarsi a non utilizzare plastica perché, oltre ad essere poco conforme con i movimenti giovanili a favore dell’ambiente – quanti poveri ambientalisti hanno dovuto “sopportare” questo scricchiolare sotto i loro piedi?) – è incoerente con i messaggi ecologici che si è puntato a diffondere.
I problemi organizzativi della Barcolana
“Pochissimi bidoni specifici per differenziare e poca sensibilizzazione al tema ambientale. Sarebbe servita un’organizzazione urbanistica per la locazione di bidoni specifici e la limitazione di accumulo di rifiuti sulle strade. Ma, come al solito, si è puntato solo al guadagno e non alla sostenibilità. Questa enorme svista regionale è proprio l’opposto del grande pesce di plastica simbolo di una sensibilità ecologica mancante.”
Eppure le soluzioni alternative esistono eccome. Dai bicchieri compostabili con appositi bidoni per il corretto smaltimento ai bicchieri di plastica dura acquistabili con una caparra di pochi euro, magari con il bel logo della Barcolana a strizzare l’occhio al merchandising dell’evento; sarebbe stata un’ottima strategia di marketing che però è mancata. E che non si dica che gli stand erano indipendenti e potevano fare ciò che ritenevano migliore per le loro tasche perché altrimenti non sarebbero dovuti essere li a vendere per la festa della Barcolana.
Sarebbe bastato poco e invece..
“Una festa che poteva, potenzialmente, essere bella e di buon impatto ecologico ma che, di fatto, non ha tenuto conto delle vere aspettative delle persone a cui il tema ambientale interessa davvero”. Queste le ultime parole della testimonianza del nostro lettore, gonfie di rammarico per un’iniziativa che avrebbe potuto rappresentare un inno alla sostenibilità ambientale e che, invece, si è rovinata con le proprie mani.
Non sarà l’ultima volta che assisteremo a racconti di questo tipo ma la speranza è che ci siano sempre più persone pronte a denunciarlo. Soprattutto quando ad essere responsabili di queste mancanze sono le istituzioni ovvero coloro che per prime dovrebbero attuare vere e proprie politiche di sensibilizzazione ambientale. Troppo spesso abbiamo visto politici riempirsi la bocca con parole di amore verso l’ambiente. Ora è giunto il momento di trasformarle in fatti. Il cambiamento passa, inevitabilmente, anche da questo.