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Un noto modo di dire recita che l’acqua è oro. Ora non si tratta più soltanto di un proverbio, in quanto l’acqua è stata effettivamente quotata in borsa. Sarà dunque d’ora in avanti consentito, perfettamente lecito, speculare anche su un bene di tale importanza. Il capitalismo della grande finanza ci è finalmente riuscito, ha abbattuto anche l’ultimo tabù.
La situazione
Ne avevamo avuto una anticipazione in settembre, quando si era cominciato a parlare di una possibile quotazione a Wall Street per l’acqua. Ora quelle previsioni sono tristemente divenute realtà. Come riferisce CME Group, uno dei principali marketplace derivativi mondiali, è stato creato, internamente all’indice NASDAQ, un mercato dedicato all’acqua. Il nome che gli è stato dato è NASDAQ Veles California Water Index e i suoi fautori ne parlano come del futuro dell’acqua. La realtà appare un pò diversa e l’unico futuro positivo sembra essere quello dei soliti speculatori.
Ricorderete che in Italia votammo, qualche anno fa, un referendum apposito per decidere se mantenere l’acqua come bene pubblico. Il risultato fu piuttosto chiaro, con la netta maggioranza degli elettori che si schierarono con questa posizione. Evidentemente, nel mondo questa idea non è poi così diffusa. Della notizia della quotazione in borsa dell’acqua si è parlato davvero poco, con i giornali ben più presi a raccontarci che cosa potremmo fare o non fare a Natale e Capodanno, quali saranno i piani vaccinali nel mondo e se Matteo Renzi farà davvero cadere il governo Conte. Eppure la questione dell’acqua è ben più importante.
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In che modo l’acqua è divenuta una merce
Chi gioca in borsa non ha interesse nel bene comune. Tutt’altro, quanto più una merce diventa rara tanto più acquisisce valore, dunque può farmi guadagnare, e pure tanto. Poco importa se il mio investimento darà origine a un domino di guerra, povertà e morte; il mondo in cui viviamo è spaccato, diviso da una forbice amplissima, in continuo aumento. Da una parte i ricchi, enormemente abbienti, persino troppo; dall’altra i poveri, persone che non hanno letteralmente di che mangiare; in mezzo una classe media che si assottiglia sempre di più.
L’acqua potabile inizia a scarseggiare. Ne abbiamo già scritto altre volte. Recenti studi hanno dimostrato che ghiacciai e montagne, duramente provati dalla crisi climatica, non riescono più a stoccare e immagazzinare H2O. Le stime per il prossimo future parlano di una possibile ecatombe. In qualche lustro ci ritroveremo impantanati in una crisi idrica planetaria che causerà la morte, per sete, di un numero di persone che potrebbe anche arrivare a due miliardi. Si tratta di un disastro annunciato. Proprio per questo, la grande finanza ha pensato che, tra poco tempo, il prezzo della risorsa comincerà ad oscillare. Perché allora non rendere l’acqua oggetto di investimenti e speculazioni? Perché non arricchirsi sul dramma cui stiamo andando incontro?
Già oggi lo sfruttamento idrico da parte dell’uomo è eccessivo, spesso fuori controllo. Industria e settore primario stanno depauperando sempre più le risorse acquifere del nostro pianeta. L’acqua sembra largamente disponibile, visto che la Terra si compone principalmente di essa, eppure la stragrande maggioranza di essa non è potabile.
La quotazione dell’acqua
La settimana scorsa, l’8 dicembre, il Veles California Water Index quotava l’acqua a 486,53 dollari per piede acro. Questa misura, abbastanza desueta in Europa, è piuttosto diffusa negli Stati Uniti. Un piede acro equivale a 1233 metri cubi. Secondo gli esperti di CME, il fatto che l’acqua sia entrata in borsa è un bene, poiché questa manovra sarà in grado di consentire una migliore gestione del rischio futuro legato ad essa.
Si legge sul sito del marketplace: “Due terzi della popolazione mondiale affronteranno la scarsità d’acqua entro il 2025. Tale crisi rappresenterà un rischio crescente per imprese e comunità in tutto il mondo. In particolare il mercato dell’acqua della California, che vale oltre 1 miliardo di dollari, ne soffrirà in maniera decisa. Grazie ad una forte partnership con il NASDAQ, nonché sulla nostra comprovata esperienza di 175 anni nell’aiuto all’utente finale per la gestione del rischio nel mercato delle materie prime essenziali, abbiamo stipulato un nuovo contratto idrico.” Così descrive l’Index Tim McCourt, responsabile di questo indice azionario e di prodotti d’investimento alternativo per CME.
Il solo utilizzo del termine utente finale parlando di acqua è raccapricciante. Senza alcun buon senso, queste persone parlano di una risorsa fondamentale alla vita come se si trattasse di uno stock di partecipazioni in questa o quell’altra società per azioni. I dati da cui ha mosso il gruppo parlano chiaro. In California ci sono nove milioni di acri di terreno coltivato e il 40% dell’acqua consumata nel maggiore Stato americano è destinato all’irrigazione di queste terre. Ricordiamo che un acro – altro valore in uso nel mondo anglosassone, ove è prassi impiegare misurazioni originali, per così dire – corrisponde a 4046,87 metri quadrati. A detta di CME, l’indice consentirebbe ad ogni produttore di pianificare in anticipo. Prevedendo la modifica del costo base dell’acqua di cui necessita per irrigare, egli potrebbe progettare le sue spese su larga e larghissima scala per il prossimo futuro.
Il lancio del primo future acqua
I future dell’acqua, essendo entrati a Wall Street, saranno ora regolati secondo le vigenti norme finanziarie. I contratti acquistati saranno trimestrali, fino al 2022. Ognuno di essi si riferirà a 10 piedi acri di oro blu. È forse necessario, prima di continuare oltre, precisare che cosa si intenda con il termine future. Si tratta di un contratto derivativo, negoziato su un mercato regolamentato. Acquirente e venditore si scambiano una determinata quantità di una specifica attività – reale o finanziaria – a un prezzo prefissato. La liquidazione di questa quantità è riferita ad una data prossima, futura, da qui il termine.
Il future idrico è unico nel suo genere. L’indice fissa un prezzo di riferimento, settimanale. sui diritti legati all’acqua in California. Il prezzo è spot, come si dice in gergo, ovvero corrispondente ad una consegna immediata, al momento stesso della stipula e firma del contratto di compravendita. Può sembrare un’inutile puntualizzazione ma i prezzi in borsa oscillano continuamente e possono variare anche in poche ore. Il costo viene calcolato sulla media ponderata del valore dell’acqua in base alle transazioni nei cinque maggiori mercati californiani.
L’acqua debutta a Wall Street come prima di lei hanno fatto oro, petrolio e altre materie prime. Agricoltori, enti municipali e naturalmente anche fondi speculativi sono ora in grado di scommettere sulla futura disponibilità di acqua nello Stato californiano. Il caldo distretto è il principale mercato agricolo USA e rappresenta, da solo, la quinta economia mondiale. Dal momento che l’acqua è ora una merce, qualcuno potrebbe pensare di inquinarla e sporcarla per renderla più costosa, magari dopo essersene assicurato una buona quantità sul mercato. In fin dei conti, queste sono spesso le regole del gioco speculativo: compra a poco, rendi la merce più desiderabile e poi rivendila a tanto. Just win, baby.
Cosa attendersi ora?
Non è un caso se il momento in cui l’acqua californiana entra in borsa sia proprio questo. Lo Stato con l’orso grigio sulla bandiera – simbolo di forza – è stato devastato dagli incendi divampati al termine della scorsa estate sull’intera costa occidentale. Inoltre, la California sta uscendo da una siccità lunga ben otto anni. Stravolgimenti ambientali, anche di grande impatto, sono ormai all’ordine del giorno come ben sa chi ci legge con frequenza e numerosi di essi hanno a che fare con la mancanza idrica (siccità, carestie e desertificazione). Si deve probabilmente soprattutto a questo antefatto la creazione dei contratti sull’acqua depositati a Wall Street. Il momento era ghiotto per ideare coperture del genere e venderle sia a coltivatori e, per esempio, aziende elettriche – grandi consumatori di acqua – sia per segnalare a tutti gli investitori del mondo la scarsità della risorsa. È lecito chiedersi se non ci fosse altro modo.
“Probabilmente il cambiamento climatico, la siccità, la crescita della popolazione e l’inquinamento renderanno la questione della scarsità d’acqua e dei suoi prezzi un tema caldo negli anni a venire. Terremo sicuramente d’occhio gli sviluppi di questo nuovo contratto future sull’acqua.” Nel pensiero di Deane Dray, amministratore delegato e analista per RBC Capital Markets – importante banca d’investimento canadese, impegnata sul mercato bancario e finanziario – c’è la sintesi dell’approccio del mondo dei capitali a questa mercificazione dell’acqua. Al mondo della finanza importa ben poco del contesto ambientale circostante, il focus degli addetti ai lavori è soltanto sul rollover.
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