Il riscaldamento globale e la sempre maggiore acidificazione delle acque del Pianeta, a causa delle emissioni di anidride carbonica, stanno portando le barriere coralline verso l’estinzione. Saranno i primi ecosistemi al mondo ad estinguersi a causa della nostra incuria? Non è detta l’ultima parola. Dall’allevamento dei coralli alla stampa 3D, gli scienziati stanno utilizzando nuovi metodi per salvare una parte vitale del nostro Pianeta.
La minaccia per le barriere coralline
Le barriere coralline stanno affrontando una minaccia senza precedenti: le emissioni globali di CO2, il surriscaldamento degli oceani, l’acidificazione delle acque e la pesca eccessiva.
Il corallo prospera grazie ad una relazione vantaggiosa con le alghe zooxantelle, che vivono all’interno dei suoi polipi. Queste ultime utilizzano i prodotti di scarto del corallo, fornendogli i nutrienti attraverso la fotosintesi. Le temperature del mare sempre più elevate costringono il corallo a espellere le alghe portandolo a morire letteralmente di fame.
Durante un evento di sbiancamento (bleaching) dei coralli, le barriere coralline arrivano a subire enormi morie. L’acidificazione degli oceani aggrava il problema: erodendo la barriera corallina e costringendo i coralli a spendere molta più energia per costruire i loro scheletri di carbonato di calcio e rallentando il proprio tasso di crescita.
Proteggono le nostre coste dall’erosione, sono le nursery dei pesci che mangiamo e ospitano il plancton che produce parte dell’ossigeno che respiriamo. A livello globale, le barriere coralline sostengono un quarto di tutta la vita marina e un miliardo di persone.
La temperatura media globale è già di 1 ° C più calda rispetto ai tempi preindustriali. Inoltre, il cambiamento climatico sta intensificando i fenomeni meteorologici periodici; come gli eventi di riscaldamento di El Niño, aumentando le temperature delle barriere coralline e riducendo l’intervallo di recupero tra gli eventi di sbiancamento.
Abbiamo perso il 50% delle barriere coralline negli ultimi 20 anni; si prevede che oltre il 90% morirà entro il 2050, secondo una presentazione all’Ocean Sciences Meeting di San Diego, in California, all’inizio di quest’anno.
È uno dei motivi per cui nel 2015 le nazioni del mondo si sono impegnate a limitare il riscaldamento globale a 1,5 ° C sopra i livelli preindustriali, una temperatura che avrebbe consentito alle barriere coralline di sopravvivere. Non è ancora chiaro se raggiungeremo questo obiettivo.
L’uomo e le barriere coralline, una convivenza possibile?
Alcuni studi dimostrano che le barriere coralline hanno maggiori probabilità di riprendersi da un evento di riscaldamento se sono protette da altri stress, come la pesca eccessiva, l’inquinamento da agricoltura e danni da parte delle imbarcazioni.
La Coral Reef Alliance sta lavorando con le comunità di pescatori in Honduras, i quali dipendono fortemente dalla barriera corallina. La pesca eccessiva, e non regolamentata, colpisce le barriere in diversi modi: uno di questi è la rimozione degli erbivori, come i pesci pappagallo. Difatti, il loro pascolo limita la proliferazione delle alghe che danneggia i coralli.
Questa organizzazione non governativa aiuta i residenti attraverso l’acquisto di barche, necessarie al pattugliamento della barriera; fornisce posizioni stipendiate sulla terra ferma e aiuta a diversificare i flussi di reddito, in modo che le persone siano indipendenti dallo sfruttamento dell’ecosistema corallino.
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“Possiamo fornire loro alternative quando vi è la necessità di una chiusura temporanea della pesca, mirata a proteggere la barriera corallina; in questo modo possono fornire cibo e un reddito per le loro famiglie. Stiamo costruendo la resilienza nella comunità umana e questo si traduce in resilienza nella comunità di barriera. Con i dati alla mano, la gente ha potuto vedere che gli stock ittici stanno aumentando grazie alle loro azioni”.
afferma Madhavi Colton, direttore della Coral Reef Alliance.
La speranza è che, creando resilienza, le barriere coralline e le comunità che dipendono da esse, saranno in grado di adattarsi e sopravvivere se il clima si stabilizzerà.
Nuove frontiere
Attualmente un gran numero di scienziati, da ogni parte del globo, sta impegnandosi nel trovare soluzioni che possano dare una speranza all’ormai incontrollato declino delle barriere coralline.
Il giardinaggio dei coralli
Nella Grande Barriera Corallina australiana, che ha perso metà dei suoi coralli negli ultimi cinque anni, un progetto innovativo si sta inserendo nell’industria del turismo. Quest’ultima dipende per il 90% dalla barriera.
“Stiamo cercando di costruire un’economia più sostenibile e resiliente, fornendo agli operatori le competenze e gli strumenti necessari per propagare i coralli nei migliori siti della barriera corallina. Ciò è necessario a permettere una ricostruzione.”
afferma David Suggett, professore associato presso l’Università della tecnologia di Sydney.
Il programma di allevamento di Suggett, in corso da quattro anni, si basa sul giardinaggio dei coralli. Il progetto prevede l’incollaggio di frammenti di corallo vivo, recuperati da parti sane della barriera corallina, a scheletri di coralli morti o strutture artificiali di barriera.
L’idea è quella di accelerare il processo naturale, per cui frammenti di corallo o polipi vengono trasportati dalle correnti e si fissano su una scogliera, ripopolandola.
“I tour operator possono ritagliare diverse centinaia di frammenti di corallo sulla barriera corallina in ogni immersione e, entro uno o due mesi, il corallo si incolla naturalmente alla barriera iniziando a crescere”.
Il team ha dovuto creare dei veri e propri vivai , propagando solo le linee madri. Viene usata anche la “fecondazione in vitro”, raccogliendo uova/sperma e fertilizzandoli lontano dai predatori fino a quando i piccoli coralli potranno essere iniettati nuovamente sulla barriera corallina in modo controllato.
L’editing genetico
“Abbiamo scoperto che una diversità di tipi di barriera corallina fornisce la varietà da cui dipende l’evoluzione. Dobbiamo conservare i siti caldi, che sono importanti fonti di coralli resistenti al calore, così come i siti più freddi che possono diventare importanti habitat futuri “.
afferma Malin Pinsky, professore associato presso la Rutgers University, New Jersey
Si è notata una migrazione dei coralli in direzione dei poli, presentandosi in Giappone, in luoghi un tempo ricoperti di alghe, e nell’Australia meridionale. E’ un segno di speranza.
Di fronte a un profondo cambiamento globale, non è sufficiente proteggere semplicemente le barriere coralline dallo stress: è necessario un intervento attivo e un adattamento, dal giardinaggio dei coralli alla rimozione fisica dei predatori di questi ultimi.
Altri vogliono intervenire ulteriormente impiantando in modo selettivo varietà tolleranti al calore, inclusi polipi coltivati in laboratorio, o anche utilizzando Crispr, una tecnologia di editing genetico rapido, per produrre versioni geneticamente modificate e resistenti.
L’utilizzo di coralli estremofili
Un posto dove guardare sarebbe il Golfo di Aqaba nel Mar Rosso settentrionale. A causa di una stranezza geologica, i coralli si sono evoluti adattandosi a condizioni di caldo estremo, prosperando meglio quando l’acqua si riscalda.
Questi coralli potrebbero rappresentare una popolazione preziosa e unica: le ultime barriere coralline in piedi alla fine del secolo. Eppure attualmente sono scarsamente protette , minacciate dall’inquinamento e dal dilagante sviluppo costiero, che ne compromette la resilienza.
“Prendi la Grande Barriera Corallina settentrionale, con tre anni di sbiancamento consecutivo. In alcuni punti, il 70% del corallo è andato perso. Ciò significa che il 30% del corallo è sopravvissuto, forse perché è più tollerante. Questi sono i coralli che producono la generazione successiva, che eredita alcuni di quei tratti “
In effetti, uno studio ha dimostrato che il corallo sopravvissuto allo sbiancamento sulla Grande Barriera Corallina nel 2016 aveva il doppio della tolleranza al calore dell’anno precedente. Ricerche di laboratorio separate rivelano che i coralli possono trasmettere le loro strategie adattive alla prole .
Le barriere coralline artificiali stampate in 3D
L’impianto di estremofili termici, come i coralli di Aqaba, potrebbe accelerare il processo evolutivo di adattamento al calore, ma significherebbe cambiare drasticamente l’ecosistema, che va contro i principi della conservazione tradizionale, e comporterebbe dei rischi.
Le barriere coralline artificiali, anche stampate in 3D, possono fornire una buona struttura ai coralli; inoltre i ricercatori stanno ricreando e sperimentando il “rumore” della barriera corallina. Difatti, è dimostrato che l’utilizzo di altoparlanti subacquei per riprodurre i suoni di una barriera corallina sana (in aree degradate) attiri le popolazioni ittiche nell’area, contribuendo a dare il via al recupero dell’ecosistema.
“Affinché l’evoluzione avvenga rapidamente, di solito, richiede molta morte: questo è il segnale della selezione naturale. In questo momento, siamo nel terribile inizio di quel processo. Credo che molti coralli supereranno questo collo di bottiglia, non si estingueranno, troveranno un modo per stare al passo con il cambiamento climatico, purché si dia loro un po ‘di spazio”.
afferma Michael Webster, un ricercatore della New York University.
In altre parole, dipenderà da una buona gestione della barriera corallina e se l’umanità sarà in grado di gestire il cambiamento climatico. Data la portata dello sbiancamento a livello globale, è una previsione coraggiosa: speriamo che abbia ragione.