E se fossimo costretti a emigrare, in cerca di un clima più favorevole? Le migrazioni interne sembrano un problema lontano, ma secondo le proiezioni del CMCC è una realtà molto vicina, specialmente per le due penisole mediterranee
Grecia e Italia sono solitamente percepite come terre di immigrazione da altri Paesi, specie per le migliaia di chilometri di costa di cui dispongono. Ma se, a emigrare a causa dei cambiamenti climatici, anche solo internamente, dovessero essere le popolazioni di questi due Stati? La differenza tra percezione e realtà si sta allargando. Così, alcuni dati di uno studio della Banca Europea per gli Investimenti (BEI) contrastano con le proiezioni del Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (CMCC), un’istituzione di ricerca scientifica, che si impegna a informare e favorire il dialogo tra scienziati, decisori politici e opinione pubblica.
Il sondaggio BEI
Partiamo dalla percezione. Immaginate di rispondere a un sondaggio, in cui si pone la domanda: “Quali di questi eventi estremi ti preoccupa di più?”. Tra le opzioni, anche l’innalzamento dei mari e la scarsità d’acqua. Per il campione di 2000 persone preso in considerazione per Paese, solo il 20% degli italiani e il 13% dei greci ha dichiarato di essere intimorito dalle inondazioni costiere. Per quanto riguarda la siccità, i numeri non si discostano di molto: 22% per i primi, 27% per i secondi.
Ora, un altro quesito: “Pensi che nel futuro ti dovrai spostare?”, sempre in relazione al mutamento delle condizioni climatiche. Si dovrà cambiare città o traslocare nell’entroterra, a causa di circostanze avverse? 3/4 degli intervistati italiani hanno risposto negativamente, come il 56% degli ellenici. Nei due casi, più della metà è convinta di poter rimanere nel luogo in cui risiede al momento.
Le proiezioni CMCC sulle migrazioni interne e gli eventi acquatici estremi
La percezione, però, è lontana dalla realtà. Pur non essendoci proiezioni precise su cosa accadrà nei prossimi anni, i segni di un cambiamento dell’ecosistema sono già attuali. Come tali, dovrebbero metterci in allerta. Lo studio del Centro Euro-Mediterraneo ha sottolineato, riprendendo le ricerche del Panel Internazionale sui Cambiamenti Climatici (IPCC), che il riscaldamento, l’acidificazione delle acque e l’erosione costiera concorrono ad aumentare i rischi di inondazioni ed eventi estremi -come i Medicane, gli uragani mediterranei – per le comunità che vivono affacciate al mare.
Come indica in modo preciso, per quanto riguarda il Mediterraneo, “le anomalie della temperatura superficiale del mare indicano un aumento di circa 1,2°C su base annuale. […] In particolare, l’aumento maggiore rispetto al periodo di riferimento delle temperature invernali e primaverili si ha per il bacino Adriatico, con valori compresi tra 1,5°C e 2°C.” Nel periodo estivo, si hanno anomalie più alte e diffuse nel mar Tirreno, con un innalzamento di circa 1,5°C, nello Ionio e nell’Alto Adriatico.
Ma le temperature cosa c’entrano con l’innalzamento del mare? Molto. I valori attesi per il mare Adriatico sono di +7, e +8 centimetri per il Tirreno, con dei picchi nelle stagioni primaverile e autunnale.
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Costretti a migrazioni interne
Adattamento e mitigazioni diventano parole chiave, per reagire a una situazione di rischio notevole, visto che tutte le aree costiere italiane saranno caratterizzate da un aumento di temperature rispetto al periodo 1981-2010. Sempre tenendo conto di questo arco temporale, anche l’innalzamento del mare per il 2021-2050 si attesta sopra i 7 centimetri per il bacino del mar Adriatico e del Mar Ionio, fino a un massimo di 9 nel Mar Tirreno e nel Mar Mediterraneo Centrale e Occidentale. È tempo di far combaciare percezione e realtà, prima di dover riempire le valigie.