L’Indonesia ha chiuso con i compromessi. Martedì la Nazione asiatica ha rispedito più di 210 tonnellate di spazzatura in Australia, da dove, d’altra parte, provenivano. Motivo? I rifiuti erano contaminati.
Contaminazione pericolosa
All’interno di quella che doveva essere la raccolta della carta, infatti, sono stati trovati molti altri materiali come bottiglie di plastica (leggi qui la vita di una bottiglia di plastica), lattine, pannolini usati, cibo, indumenti. Vi erano, inoltre, anche scarti di materiali elettrici e contenitori che in passato contenevano olio motore o detergenti. Come ha detto il Ministro dell’Ambiente indonesiano, era d’obbligo rimandarli indietro in quanto questi materiali sono potenzialmente dannosi per l’ambiente e per le persone.
Non bisogna però pensare che la contaminazione derivi soltanto da sostanze tossiche. Questa infatti sussiste anche quando i materiali si mischiano tra loro, compromettendo la purezza del prodotto originario e rendendolo definitivamente non riciclabile. Sempre a causa della contaminazione l’Indonesia aveva già rispedito in Francia 49 container di rifiuti. Anche la Malesia a marzo ha rimandato nei Paesi d’origine (Australia, Bangladesh, Canada, Cina, Giappone, Arabia Saudita e Stati Uniti) 450 tonnellate di plastica contaminata. Le Filippine, dal canto loro, hanno spedito in Canada 69 container pieni di spazzatura.
Proteste e provvedimenti
Tutto questo ha preso il via da alcune proteste avvenute nei mesi scorsi in tutto il Sud Est Asiatico. Forse sono da ringraziare i nuovi media come internet e i social che hanno reso noto a tutti il problema di quelle che oramai sono le “discariche dell’Occidente”. Forse è stato anche lo scambio proficuo di informazioni tra abitanti e viaggiatori, che sempre più spesso giungono in questi Paesi. Oppure semplicemente era diventato impossibile per gli abitanti chiudere gli occhi di fronte all’enorme quantità di rifiuti che vengono costantemente riversati nei mari e nei fiumi del sud est asiatico.
La massa di spazzatura spedita in questi paesi da quelli più ricchi è infatti drasticamente aumentata dopo che la Cina ha bloccato l’importazione di rifiuti da Paesi quali Australia, America ed Europa. La Cina nel 2016 ha raccolto 600 mila tonnellate di plastica al mese rendendola uno dei maggiori Paesi per il riciclo di plastica. Senza la Cina, l’Indonesia, la Malesia e le Filippine sono state quindi scelte come nuove “discariche”. Fortunatamente però, come i fatti degli scorsi giorni hanno dimostrato, i Paesi in via di sviluppo non si stanno del tutto piegando in maniera remissiva ai loro ricchi carcerieri.

Come risolvere il problema?
L’Australia sta pensando a come risolvere rapidamente il problema dell’Indonesia e degli altri Paesi che rifiutano la loro spazzatura. Peter Shmigel, il capo dell’Australian Council of Recycling, si è esposto dicendo che il governo dovrebbe investire più soldi nel riciclaggio, utilizzando questi vecchi-nuovi materiali per progetti pubblici. Riciclare, però, non è sempre facile poiché il rischio di contaminazione è alto. Per questo anche il nostro ruolo da civili è importantissimo. Un’attenzione maggiore a come differenziamo la nostra spazzatura, giorno per giorno, nelle nostre case è vitale per il bene del Pianeta. E, ancora meglio. è seguire il primo comandamento dell’ecologia: comprare meno, comprare meglio, riducendo al minimo la produzione dei rifiuti. (Leggi qui alcuni consigli per la raccolta differenziata)