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L’estinzione delle api sarà l’inizio della fine

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Tutto quello che molti sanno sulle api è che bisogna tenerle alla larga, e quando si avvicinano troppo non esitare a ucciderle. Ma questi strepitosi animali hanno ben più da offrire che un pungiglione atto a difendersi. E il riscaldamento globale ne sta causando l’estinzione.

L’impollinazione da parte delle api

Le api si nutrono delle sostanze presenti nel nettare delle piante, che raccolgono in grande quantità volando di fiore in fiore. Con questo spostamento le api raccolgono il polline dalla parte maschile del fiore e lo rilasciano sulla parte femminile, favorendone il processo di riproduzione. In questo modo le piante si moltiplicano, crescono e producono i loro frutti. È stato stimato che gli insetti impollinatori favoriscono l’esistenza dell’80% della vegetazione mondiale e del 94% di quella nelle zone tropicali. È anche grazie alle api, quindi, se i nostri giardini, parchi e foreste sono bellezze uniche nell’universo e che noi diamo troppo spesso per scontate.

L’estinzione delle api porta alla scarsità di cibo

Purtroppo, però, la crescita delle piante non ha soltanto una pura funzionalità estetica. Di queste piante molte sono coltivate dall’uomo e sono largamente utilizzate nell’industria agro-alimentare. Nel Nord America le api consentono la produzione del 90% dei prodotti agricoli in commercio. In Europa circa l’84% delle colture alimentari dipendono dall’impollinazione degli insetti pronubi.

A livello globale le api contribuiscono al 35% della produzione alimentare. In altre parole, moltissima della frutta e verdura che consumiamo ogni giorno e che è fondamentale per un’alimentazione sana e corretta proviene dalle piante impollinate: mele, mandorle, mirtilli, ciliegie, ribes, angurie, broccoli, zucche, meloni, asparagi, cetrioli e molti altri prodotti agricoli. Oltre che, ovviamente, il miele.

Le api dalle uova d’oro

Le api, quindi, fanno indirettamente parte dell’economia globale o, forse, più direttamente di quanto crediamo. Solo negli Stati Uniti questi piccoli animali rappresentano un introito annuale di 15 miliardi di dollari proprio grazie al loro ruolo vitale nel mantenere frutta e verdura nelle nostre diete. Pertanto, il valore economico del loro servizio di impollinazione risulta fino a dieci volte maggiore rispetto al valore del miele prodotto.

Leggi anche: “Riscaldamento globale e criminalità: aumentano i ladri di api”.

La catena alimentare

Ma non finisce qui. Gli alimenti e le piante frutto dell’impollinazione, oltre che dagli esseri umani, vengono consumati da moltissimi animali selvatici che senza di loro morirebbero. Se ciò accadesse, si creerebbe una reazione a catena che metterebbe in serio pericolo gli ecosistemi. Inoltre, le piante che crescono grazie alle api formano le foreste e i boschi, che costituiscono gli habitat naturali di moltissime specie, dai più piccoli insetti (api comprese) ai più grossi vertebrati. Le api, infine, sono esse stesse parte della catena alimentare, nutrendo molte specie animali che dipendono dalla loro sopravvivenza.

Estinzione api

Un declino incessante delle api

Questo complesso e bellissimo mondo, però, sta scomparendo perché una delle sue principali fautrici si sta estinguendo. In Europa, la mortalità delle colonie di api si è attestata intorno al 20%, mentre negli Stati Uniti ha superato il 40% tra il 2013 e il 2014.

Il numero di colonie negli Stati Uniti è infatti sceso da 6 milioni nel 1947 a soltanto 2,5 milioni oggi. Dal 2006, gli apicoltori commerciali hanno riportato perdite annuali da 29% a 36%. Tali perdite non hanno precedenti poiché anche altri insetti impollinatori come bombi, farfalle e falene stanno diminuendo in modo impressionante.

Le cause di questa perdita sono molto spesso i parassiti, ma anche l’uomo ha una grande fetta di responsabilità. Il riscaldamento globale, la perdita degli habitat, e l’utilizzo di prodotti chimici sulle colture sono infatti cause dirette della possibile estinzione delle api.

Leggi anche: “Australia, troppi animali a rischio estinzione”.

Il riscaldamento globale causa l’estinzione delle api

La minore durata della stagione invernale ha innescato l’allungamento della finestra di attività degli insetti giallo-neri con 20-30 giorni in più di lavoro all’anno, provocando uno stress che comprometterebbe la loro salute. Con maggiori e più durature siccità, inoltre, i fiori non secernono più il nettare e il polline e le api non hanno più una fonte di nutrimento, non producono miele, e non forniscono più il servizio di impollinazione per le colture agricole.

Meno natura, più cemento

Le api subiscono anche la perdita di habitat dovuta allo sviluppo umano. Le cause sono la più comune soppressione della natura in favore del cemento, ma anche l’abbandono delle fattorie in favore di lavori nel settore secondario e terziario. La mancanza di fiori e piante comporta ancora una volta l’assenza del nutrimento necessario alle api per vivere e il disboscamento riduce la possibilità delle api di costruirsi una “casa”.

Anche le sostanze chimiche causano l’estinzione delle api

Alcune colonie, infine, collassano a causa di piante e semi trattati con pesticidi neonicotinoidi, alcuni dei quali sono stati recentemente vietati dall’Unione Europea. Molte colture con prodotti chimicamente modificati, i famosi OGM, sono invece ancora largamente presenti nel mondo, e causano continui danni alla biodiversità. I prodotti chimici presenti negli insetticidi e nelle piantagioni OGM si trovano anche inevitabilmente nel nettare e nel polline: l’uno sarà mangiato dalle api e l’altro cosparso dalle api stesse su altre piante, creando una catena infinita che non porterà a nulla di buono. Anzi, porterà al nulla assoluto.

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di Iris Andreoni
Mar 6, 2019
Nata a Milano nel 1991 ma bergamasca di adozione, è tornata nella sua città natale per conseguire la laurea specialistica in Lettere Moderne, un corso di studi che ha cambiato la sua vita e il suo punto di vista sul mondo. Ha infatti imparato ad approfondire e affrontare criticamente argomenti di varia natura e dare in questo modo priorità a ciò che nella vita è davvero importante. Il rispetto per l’ambiente è una di queste cose e, grazie ad alcuni libri e documentari, ma anche dopo due viaggi in Asia, Iris si interessa in modo particolare a questo ambito. Durante l’università scrive recensioni e interviste sul blog letterario Viaggio nello Scriptorium e, terminati gli studi, si appassiona al mondo del giornalismo, decidendo di sfruttare il grande potere della scrittura per comunicare al mondo i suoi interessi e le notizie più importanti. Collabora come redattrice con il giornale Bergamo Post e ha poi l’onore di frequentare il Corso di Giornalismo Ambientale Laura Conti organizzato da Legambiente. Qui conosce altri aspiranti giornalisti e insieme decidono di dare il loro contributo per informare l’Italia riguardo all’emergenza ambientale cui stiamo assistendo e di cui non molti sembrano essersi accorti. Per l’Ecopost Iris si occupa della redazione di contenuti e comunicazione sui Social Media.

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