La collina dei conigli è una miniserie di quattro episodi targata BBC e Netflix e ispirata all’omonimo romanzo di Richard Adams. Protagonisti della storia sono un gruppo di conigli che, in previsione di un evento catastrofico, scappano dalla loro conigliera in cerca di un ambiente meno ostile. Durante questa ricerca incontreranno altri personaggi, più o meno positivi, che cambieranno per sempre il loro destino.
Il tema ambientale
Il tema ambientale, così come una forte denuncia sociale, si trovano su due livelli: il primo è la trama stessa, nella quale viene rappresentato lo sfruttamento della natura e degli animali da parte degli uomini. Il secondo è più metaforico, poiché dai rapporti dei conigli tra loro si possono evincere alcune dinamiche proprie della natura umana. La conigliera di Sandleford per esempio, dalla quale i conigli scappano all’inizio della serie, è florida, rigogliosa e tutti gli abitanti sono trattati dignitosamente. Il corpo della polizia è però troppo ottuso e fa il possibile per mantenere i conigli comuni docili, mansueti e ignari del mondo esterno. In questo modo possono mantenere la società in pace, ma soprattutto possono mantenere stabili le gerarchie.
Il regime totalitario di Efrafa
Un’altra conigliera, quella di Efrafa, è invece l’esatta rappresentazione di un regime totalitario, nel quale i conigli più deboli così come i conigli-femmina sono perseguitati. I conigli-maschi più grossi e più forti entrano invece tra le file della “polizia”. Le risorse sono divise iniquamente e utilizzate senza logica dalle élite per soddisfare i propri impulsi e appetiti. Questo rende l’ambiente circostante secco, brullo e senza vita.
La denuncia alle attività umane
La metafora viene per così dire svelata da uno dei protagonisti, che si rivolge a un membro della polizia di Èfrafa accusandolo di comportarsi da umano e non da animale. La denuncia qui diventa palese: gli animali solitamente aggrediscono per difesa o per procacciarsi cibo, a differenza degli uomini che agiscono per ingordigia e avidità, non rispettando le leggi della natura. Il risultato sono tutte le attività umane che in questo film trovano la loro piena rappresentazione: animali in gabbia o al guinzaglio, intere colonie di conigli lobotomizzati, nutriti oltre le loro esigenze naturali, costretti a morire malamente e prima del tempo; prati incontaminati che diventano coltivazioni, automobili che inquinano.
Non solo ambientalismo
In questo film, però, non vediamo un solo lato della medaglia. Infatti un’automobile e il suo guidatore saranno due degli elementi positivi della storia, creando un alone di speranza spesso poco visibile nei più crudi documentari ambientalisti. D’altronde qui, l’ambientalismo non è l’unico valore dichiarato, ma è accostato ad altri grandi problemi del mondo.
Il castello di carta
Si può quindi chiudere un occhio sulle tecniche di animazione molto basilari, così da concentrarci sulla trama. Si possono anche sopportare alcune scene troppo lente, inserite forse per lasciarci il tempo di riflettere. Lo scopo del film è infatti di farci uscire dal nostro castello di carta, nel quale noi siamo i re e la natura un suddito, un coniglio debole e perseguitato che ormai è diventato preda.