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Dove buttare l’olio? Non nel lavandino!

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Quante volte ci è capitato di non sapere dove buttare l’olio e quindi scegliere il lavandino? Se state pensando che “tanto io non friggo mai” beh, questo non è sufficiente a scagionarvi. Anche l’olio dei tanto golosi funghetti, carciofini, cetriolini o delle scatolette di tonno non andrebbe mai buttato nello scarico. Vediamo perché.

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L’olio nello scarico

I grassi vegetali possono otturare i tubi di scarico. Infatti, una volta appiccicati sulle pareti del tubo, essi diventano collanti per altri pezzi di cibo che quindi impediranno all’acqua di scorrere regolarmente. Ma questo è il danno minore.

Dopo la frittura infatti l’olio si modifica e si ossida, assorbendo le sostanze inquinanti derivate dalla carbonizzazione dei residui alimentari. Una volta gettato nel lavandino raggiunge le fogne, diventando un potente agente inquinante che rende l’acqua non potabile.

Inoltre l’olio crea un filtro sulla superficie dell’acqua simile a una pellicola che non permette ai raggi solari di penetrare e all’ossigeno di circolare, rendendo l’habitat invivibile. Un litro d’olio è in grado di creare una “pellicola” di un chilometro quadrato, rischiando di soffocare enormi quantità di pesce, e se disperso in un bacino idrico può rendere non potabile fino a un milione di litri di acqua, una quantità pari a quella che un uomo consuma in 14 anni.

I danni ai depuratori

L’olio usato, però, non inquina l’acqua solo direttamente. Questo infatti non è biodegradabile né organico e può intasare i depuratori che hanno il compito di purificare l’acqua. Oltre ai danni alla nostra salute, quindi, danneggia anche le nostre tasche, con migliaia di soldi spesi ogni anno dai privati e dallo Stato per cambiare depuratori e tubi di scarico.

Cosa succede se viene disperso nel suolo

È però anche molto dannoso gettare l’olio usato nella raccolta indifferenziata. Se l’olio viene disperso nel suolo, infatti, impedisce l’assunzione di sostanze nutritive per la flora del terreno, rendendolo sterile. Quando penetra nel terreno, inoltre, avvelena la falda acquifera che fornisce l’acqua potabile e per l’irrigazione delle colture. Può anche rientrare nella catena alimentare come mangime per gli animali, avendo conseguenze non solo su di loro, ma anche su di noi. Se bruciato impropriamente, infine, l’olio usato immette nell’atmosfera sostanze inquinanti in grado di determinare intossicazioni e malattie.

L’olio nel lavandino è illegale

Per una volta, questo problema non è soltanto un capriccio da ambientalisti, ma dal 2006 è entrata in vigore una legge (D.lgs 152/2006) che vieta lo smaltimento dell’olio usato nei tubi di scarico (lavandino o wc) in quanto rientra nella categoria di rifiuti pericolosi. Chiunque effettui uno smaltimento non corretto può essere multato fino a migliaia di euro. Nel caso in cui si tratti di un’attività commerciale, quindi con una grande quantità di rifiuti pericolosi da smaltire, il titolare può anche essere arrestato.

Dove buttare l’olio se non nel lavandino?

Come evitare quindi multe o carcere, ma soprattutto di danneggiare irreparabilmente l’ambiente? Anche se non molto pubblicizzate, in molti Comuni vi sono isole ecologiche nelle quali è possibile portare l’olio raccolto nel corso del tempo (l’olio usato può essere tenuto in casa fino a un anno). Il sito del CONOU (Consorzio Nazionale per la gestione, raccolta e trattamento degli Oli minerali Usati) offre una mappa interattiva dove è possibile inserire la propria città e cercare il punto di raccolta più vicino.

In assenza di queste piattaforme ecologiche, alcuni benzinai così come alcuni supermercati o attività commerciali raccolgono gratuitamente il grasso usato. In alternativa l’olio si può portare in discarica, anche se non è la scelta migliore in quanto non tutte sono adibite alla raccolta di liquidi. Più raramente, tra i bidoni della raccolta differenziata si può trovare quello apposito per l’olio usato.

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Oltre a sapere dove buttarlo, è importante sapere che fine fa

Ma cosa ne fanno, dopo, di questo olio se non è disperdibile nell’ambiente? L’olio usato diventa solitamente biodiesel o lubrificante per macchine agricole, oppure può servire per produrre saponi e cosmetici. Come sempre, comunque, vige la regola di ridurre e controllare le quantità di olio utilizzato in cucina, sia per la nostra salute sia per quella della nostra Madre Terra.

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di Iris Andreoni
Mar 20, 2019
Nata a Milano nel 1991 ma bergamasca di adozione, è tornata nella sua città natale per conseguire la laurea specialistica in Lettere Moderne, un corso di studi che ha cambiato la sua vita e il suo punto di vista sul mondo. Ha infatti imparato ad approfondire e affrontare criticamente argomenti di varia natura e dare in questo modo priorità a ciò che nella vita è davvero importante. Il rispetto per l’ambiente è una di queste cose e, grazie ad alcuni libri e documentari, ma anche dopo due viaggi in Asia, Iris si interessa in modo particolare a questo ambito. Durante l’università scrive recensioni e interviste sul blog letterario Viaggio nello Scriptorium e, terminati gli studi, si appassiona al mondo del giornalismo, decidendo di sfruttare il grande potere della scrittura per comunicare al mondo i suoi interessi e le notizie più importanti. Collabora come redattrice con il giornale Bergamo Post e ha poi l’onore di frequentare il Corso di Giornalismo Ambientale Laura Conti organizzato da Legambiente. Qui conosce altri aspiranti giornalisti e insieme decidono di dare il loro contributo per informare l’Italia riguardo all’emergenza ambientale cui stiamo assistendo e di cui non molti sembrano essersi accorti. Per l’Ecopost Iris si occupa della redazione di contenuti e comunicazione sui Social Media.

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