Yucatan, Messico – Il 2 luglio alle 5:15, la società petrolifera Pemex ha segnalato una perdita proveniente da uno dei suoi gasdotti sottomarini; ma solo alle 10:45 la compagnia ha iniziato a chiudere le valvole di interconnessione, spegnendo l’incendio e la fuoriuscita del gas per controllare la perdita. Più di 5 ore dopo. Siamo difronte ad un nuovo disastro ambientale nel Golfo del Messico? Lo sapremo presto.
I fatti dal Golfo del Messico
Immagini raccapriccianti risvegliano l’Italia ed il Mondo intero. Il Golfo del Messico sembra non trovare pace. Difatti, si sono da poco spente le fiamme che parevano aver aperto le porte per gli inferi.
Vicino alle coste dello Yucatan ha rischiato di consumarsi l’ennesima strage in nome del Dio Petrolio. Una fuga di gas da un condotto sottomarino ha dato vita ad una scena drammatica: un «occhio di fuoco» che si sviluppava sotto la superficie del mare, con fiamme arancioni che uscivano dall’acqua, a poca distanza da una piattaforma petrolifera, la di Ku-Maloob-Zaap.
Il guasto è avvenuto a ovest della penisola dello Yucatan, nel Golfo del Messico, venerdì 2 luglio. La compagnia petrolifera messicana Pemex ha affermato di aver ormai provveduto a riparare il guasto: le operazioni hanno richiesto più di 5 ore (dalle 5:15 alle 10:45). Le squadre dei vigili del fuoco sono state in grado di spegnere la massa d’acqua incandescente intorno alle 10:45, e la compagnia ha dichiarato che non ci sono stati feriti.
Ángel Carrizales, direttore esecutivo dell’agenzia di regolamentazione della sicurezza petrolifera messicana ASEA, ha twittato che “la perdita non ha generato alcuna fuoriuscita”, ma non ha proferito parola su cosa fosse in fiamme. La causa dell’incidente è ancora in fase di indagine. Sfortunatamente, sembra un copione già letto.
“Le turbomacchine degli impianti di produzione attivi su Ku Maloob Zaap sono state colpite da una tempesta elettrica e da forti piogge”, secondo un rapporto sull’incidente condiviso da una delle fonti di Reuters. Questi dettagli non sono stati menzionati nella dichiarazione di Pemex. Secondo una delle fonti, i lavoratori dell’azienda hanno utilizzato l’azoto per controllare l’incendio.
Non è ancora chiaro chiaro quanti danni ambientali avrà causato e causerà la fuga di gas e la conseguente sfera di fuoco oceanica. Miyoko Sakashita, direttrice del programma oceanico del Center for Biological Diversity, ha scritto che:
“Il filmato spaventoso del Golfo del Messico mostra al mondo quanto le trivellazioni offshore siano pericolose. Questi orribili incidenti continueranno a danneggiare il Golfo se non le interrompiamo una volta per tutte.”
Nuovo disastro ambientale nel Golfo del Messico?
Sono passati 11 anni da quello che è stato probabilmente il peggior disastro ambientale di sempre. Parliamo della piattaforma petrolifera Deepwater Horizon.
Tutto iniziò il 20 Aprile 2010 quando, durante una perforazione del Pozzo Macondo, un’esplosione uccise 11 persone e causò un violento incendio. Inizialmente la situazione venne completamente sottovalutata e le possibilità di un danno ambientale furono scartate per via della presenza di valvole di sicurezza all’imboccatura del pozzo.
Al rovesciamento della piattaforma petrolifera queste però non funzionarono a dovere ed il petrolio iniziò a risalire in superficie in grandi quantità. A questo punto si provò a cercare di arginare la marea nera, ma era già troppo tardi. I vari tentativi fallirono sistematicamente uno dopo l’altro.
A 100 giorni dall’inizio delle perdite, ci fu una tempesta tropicale che dissipò quasi del tutto la macchia di petrolio in superficie. Il 4 Agosto, a 106 giorni di distanza dall’inizio del disastro, la perdita venne chiusa del tutto. Si calcola che in quel periodo vennero disperse in mare tra le 414.000 e le 1.186.000 tonnellate di greggio.
Più di 1.000 chilometri di costa sono stati inquinati, centinaia di migliaia di animali sono morti. Non fu il primo e tanto meno sarà l’ultimo. Se si parlerà di ennesimo disastro ambientale nel Golfo del Messico, lo scopriremo nelle prossime settimane.
Pemex, quanti problemi
Non è il primo incidente per la Compagnia petrolifera Pemex (conosciuta anche come Petróleos Mexicanos). Nel gennaio 2013, dopo un’esplosione causata da un accumulo di gas nella sede della società, 37 persone sono rimaste uccise.
Nel 2015, quattro lavoratori persero la vita e 16 sono rimasti gravemente feriti dopo un’esplosione sulla piattaforma petrolifera Abkatum, nel Golfo del Messico. Altre 30 persone sono decedute in un impianto di gas naturale nel settembre 2012 nello stato di Tamaulipas.
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All’inizio di quest’anno Pemex ha annunciato di aver perso circa 23 miliardi di dollari nel 2020, a causa della diminuzione della domanda di petrolio durante la pandemia, sebbene nel quarto trimestre abbia registrato un profitto di circa 5,9 miliardi di dollari.
Secondo Bloomberg, la Pemex ha il debito più alto di qualsiasi grande compagnia petrolifera, circa 114 miliardi di dollari. L’ex presidente della Pemex, Emilio Lozoya, (2012-2016) è stato incriminato con l’accusa di corruzione ed estradato dalla Spagna al Messico lo scorso luglio.