L’ex Presidente della Bce ed economista di fama mondiale Mario Draghi è stato incaricato dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella di affrontare un nuovo governo. Una notizia accolta con gioia da una buona parte della popolazione, visto il suo “alto profilo”.
Ma cosa possiamo aspettarci dalla sua Presidenza in termini di misure ambientaliste?
Durante il suo primo discorso pubblico dopo l’assegnazione dell’incarico, Draghi non ha esitato a mettere al centro del discorso il Recovery Plan, una risorsa senza dubbio fondamentale se si vuole attuare una vera e propria conversione ecologica del Paese.
Abbiamo a disposizione le risorse straordinarie dell’Ue, abbiamo la possibilità di operare con uno sguardo attento alle future generazioni e alla coesione sociale
Per andare a scovare uno sprazzo di ambientalismo tra le sue prime parole da Premier, bisogna però andare ad interpretare questa frase in un modo che si può definire ottimistico. Tra tutte le crisi elencate da Draghi, di quella ambientale e climatica non ce n’è traccia. Almeno per ora.
L’Unione Europea preme
Tuttavia, l’attenzione che sta rivolgendo l’Unione Europea alla questione ambientale, finirà sicuramente per influenzare alcuni dei provvedimenti inseriti nel Recovery Plan. La pianificazione di uno sviluppo economico che vada a braccetto con la sostenibilità ambientale è infatti uno dei criteri con cui verrà giudicato il documento. Inoltre, sebbene sia a tutti gli effetti un’economista, e sappiamo bene come il binomio economia-sostenibilità sia percepito come antitetico, durante la sua lunga carriera non sembrano esserci grosse macchie in termini di incarichi per aziende particolarmente dannose.
A parte qualche anno passato alla Goldman Sachs, quarta banca al mondo, tra il 2002 e il 2005, in cui è quanto meno probabile che abbia gestito dei fondi di investimento in settori dannosi per l’ambiente, gli altri ruoli ricoperti sono stati per lo più istituzionali. Riguardo a questo, si potrebbe aprire un discorso molto ampio sulle oggettive responsabilità delle istituzioni per l’immobilità con cui hanno affrontato l’avanzare della crisi climatica. Ma quando si parla di ambiente, si parla di futuro. Ed è in quella direzione che bisogna guardare per trovare soluzioni credibili al problema.
L’attenzione verso le giovani generazioni
La situazione cambia drasticamente se invece guardiamo alle parole pronunciate dall’ex-Presidente della Bce durante l’incontro annuale organizzato dalla Fondazione Meeting Per l’Amicizia fra i popoli, tenutosi lo scorso agosto.
“Il ritorno alla crescita che rispetti l’ambiente e non umili la persona è divenuto un imperativo assoluto […]. Il ritorno alla crescita e alla sostenibilità delle nostre politiche economiche sono essenziali per rispondere al cambiamento dei desideri delle nostre società […]. La protezione dell’ambiente, con la riconversione delle nostre industrie e dei nostri stili di vita è considerata dal 75% delle persone nei 16 maggiori Paesi al primo posto nella risposta dei governi a quello che è il più grande disastro sanitario dei nostri tempi
In quest’occasione Draghi ha sottolineato, eccome, la centralità della questione ambientale nella pianificazione di un futuro che possa essere sicuro per le future generazioni. Di fronte a queste dichiarazioni risulta quindi lecito guardare ai prossimi mesi, e perché no ai prossimi anni, con un cauto ottimismo.
D’altronde, che il futuro dell’economia mondiale passi per una conversione ecologica sostanziale, è ormai un dato di fatto. E Draghi questo lo sa bene.
Economia e ambiente possono andare a braccetto
In un momento di totale incertezza come quello che stiamo vivendo, l’assegnazione del ruolo di Primo Ministro ad uno degli economisti migliori del mondo può essere consdierata una vera e propria boccata d’ossigeno. Soprattutto alla luce delle sue dichiarazioni di meno di sei mesi fa. E se a dire che l’idea di uno sviluppo economico incentrato sulla sostenibilità è più che concreta, è un uomo del suo profilo, questo significa che è davvero possibile.
Ciò che resta da vedere, come sempre in questi casi, è se e come le belle parole verranno trasformate in azione. Fino ad ora, di slogan ne abbiamo sentiti fin troppi e, molto spesso, ci hanno lasciato interdetti. Sebbene infatti la questione climatica abbia guadagnato un minimo di attenzione mediatica, siamo ancora ben lontani dal trattarla con l’urgenza che merita. E la colpa è inevitabilmente anche dei governi e dei decisori politici di tutto il mondo. Ad oggi, sebbene qualcosa sia stato fatto, siamo ancora ben lontani dal raggiungimento dei target intermedi previsti per arginare l’aumento della temperatura media mondiale al di sotto dei 2 gradi.
Draghi questo lo sa bene, così come è consapevole dei danni economici, e non solo, che l’avanzare del cambiamento climatico porterebbe all’Italia. Abbiamo a disposizione una chance incredibile per far ripartire il nostro pase in modo green, grazie ad una quantità di finanziamenti mai vista prima. Guai ad abbassare la guardia, i “soliti noti” sono dietro l’angolo e hanno puntato questi soldi da lontano. Ma le parole del neo Presidente del Consiglio dei Ministri dello scorso agosto, possono farci ben sperare.
Speriamo che non ci deluda, come fatto dai suoi predecessori.