
Il 14 dicembre il presidente Macron ha annunciato di voler indire un referendum per modificare l’articolo 1 della Costituzione francese. La revisione costituzionale sancirebbe l’introduzione della protezione della biodiversità, della tutela dell’ambiente e della lotta ai cambiamenti climatici nella Costituzione. L’annuncio è avvenuto a conclusione dell’incontro con la Convenzione sul clima (costituita da 150 cittadini estratti a sorte per valutare misure volte alla lotta ai cambiamenti climatici).
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Forti critiche al referendum
Il rischio, tuttavia, è che il progetto del referendum potrebbe rimanere nel cassetto.
Secondo l’articolo 89 della Costituzione, infatti, Il progetto o la proposta di revisione deve essere votata prima dall’Assemblea nazionale e poi dal Senato in “termini identici.” Come spiega Jean-Philippe Derosier, professore di diritto pubblico e costituzionalista all’Università di Lille, il problema sorge per il Senato. Con una maggioranza di destra, il Senato è politicamente contrario a Macron. Non c’è motivo per cui dovrebbe fare un simile regalo al capo di stato: una revisione costituzionale di successo sarebbe infatti una vittoria per il presidente. A conferma di ciò, Bruno Retailleau, presidente del gruppo dei “I Repubblicani”, che ha la maggioranza in Senato, si è espresso duramente contro il referendum. Per il senatore, il progetto è un ‘’coup de com’’, una trovata pubblicitaria di Macron per “mascherare i suoi scarsi risultati ecologici.”
Critiche sullo stesso tono piovono da tutti gli schieramenti politici.
Marine Le Pen considera il referendum una “manovra politica” del capo di stato. Il leader dei deputati della LR, Damien Abad, ha giudicato su Public Sénat che si trattava di una “strumentalizzazione dell’ecologia a fini politici”. Anche per i deputati ambientalisti Yannick Jadot e Matthieu Orphelin, il referendum è una trovata ed una strategia politica. Perfino GreenPeace ha commentato il referendum come “essenzialmente simbolico”.
Introdurre la tutela dell’ambiente nella Costituzione è giuridicamente rilevante?
La proposta, in effetti, sembra essere la carta luccicante di un pacco sostanzialmente vuoto.
Giuridicamente, essa appare infatti inutile: gli obiettivi della proposta hanno già valore costituzionale. Dal 2005, la Carta dell’ambiente fa parte del blocco di costituzionalità essendo stata inserita nel preambolo della Costituzione.
La carta mira a specificare i diritti e i doveri dei francesi riguardanti l’ambiente. L’articolo 1 di questo testo afferma che “ognuno ha il diritto di vivere in un ambiente equilibrato e rispettoso della salute.” L’articolo 2 stabilisce il “dovere di preservare e migliorare l’ambiente” come uno dei requisiti che le leggi dovranno rispettare. Questi diritti e doveri dunque fanno già parte dell’ordinamento giuridico francese ed hanno valore costituzionale. Sono stati inoltre convalidati dalla giurisprudenza. Nel 2019, ad esempio, il Consiglio costituzionale ha invocato la Carta per sancire la salvaguardia dell’ambiente come una questione più importante della libertà d’impresa.
Il valore costituzionale della Carta è un argomentazione rilevante che rappresenta una solida base per il “no” del Senato.

Ma i francesi credono nel referendum?
Sembra dunque che la revisione costituzionale sia solamente simbolica. Ma un simbolo, un referendum richiede almeno il sostegno entusiasta da parte dei cittadini. Eppure, la decisione del referendum è stata accolta con cautela dai francesi. Secondo un sondaggio, solo il 35% della popolazione vuole partecipare. Nel dettaglio, il 12% dei francesi dice che è “improbabile” che si rechi a votare e l’8% è “assolutamente certo” che non parteciperà.
L’organizzazione di un tale referendum potrebbe quindi essere un fallimento. Da un lato, solo una lieve maggioranza (53%) ritiene che il referendum contribuirà a rafforzare la tutela dell’ambiente in Francia. Il 62% degli intervistati ritiene che questo referendum sia “una manovra” da parte di Emmanuel Macron. Lo scopo è di ” conquistare l’elettorato ambientalista a poco più di un anno dalle elezioni presidenziali.”
Ambiente & Costituzione: valore simbolico vs. impegno concreto
La proposta farà parte di un progetto di legge sul clima che traduce in legge circa la metà delle 149 proposte della Convenzione. Le misure proposte dalla Convenzione sono davvero concrete e significative per ridurre le emissioni di gas serra. Includono, ad esempio, la ristrutturazione termica obbligatoria degli edifici, il divieto di pubblicità per i prodotti più inquinanti e l’abolizione di quasi tutti i voli nazionali in aereo. Tuttavia, al di fuori della proposta di riforma costituzionale, non sappiamo quali tra queste saranno adottate. Se queste misure più incisive non venissero approvate, la revisione costituzionale apparirebbe soltanto come un diversivo per distogliere l’attenzione dalla mancata adozione di misure effettive.
Il valore simbolico del referendum non va comunque ignorato. La proposta, infatti, pone più che mai l’ambiente al centro del dibattito pubblico e politico. Essa erge a valore costituzionale la lotta ai cambiamenti climatici e la protezione della biodiversità, ponendoli al pari dei diritti umani. Questo significa consacrare l’interesse collettivo per la tutela dell’ambiente. Significa cristallizzare diritti e doveri in merito alle questioni ambientali . Tuttavia, un simbolo non può e non deve sostituire l’impegno concreto, in questo caso del governo francese.