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Staiy: il marketplace europeo di moda sostenibile

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Tempo di lettura 4 minuti https://anchor.fm/lecopost/episodes/Moda-sostenibile-cos-Staiy–le-commerce-della-sustainable-fashion-em249f

Il settore della moda è uno dei settori più inquinanti al mondo. Per questo ultimamente il pubblico sta rivolgendo sempre più attenzione alla moda sostenibile. Ovvero a tutti quei brand che cercano di adottare valori etici ed ambientali nella produzione di vestiti e accessori. I consumatori italiani lamentano però una carenza di offerta in questo settore; è ancora infatti troppo difficile trovare brand sostenibili e nelle principali catene si rischia di cadere nelle strategie di greenwashing. Per questo vogliamo dare spazio alle nuove realtà virtuose che puntano a colmare questo vuoto. Abbiamo intervistato Ludovico Durante, co-founder di Staiy, il fashion marketplace sostenibile con il più alto tasso di crescita in Europa. Staiy utilizza cinque criteri chiave per offrire prodotti sostenibili che siano di qualità e garantiscano trasparenza ai consumatori.

Intervista a Staiy, il marketplace di moda sostenibile

1) Ludovico, com’è nato il progetto? Quali sono gli obiettivi principali che perseguite attraverso Staiy?

Staiy è nato nel cuore di Berlino da quattro ragazzi italiani, per dare uno spazio digitale a tutta quella moda che rispetti i valori di etica, estetica ed innovazione. Vivendo in una città come Berlino è facile adottare uno stile di vita a minore impatto, grazie alle varie possibilità offerte dai business: dal riciclo delle bottiglie col pfand system ad una sharing economy molto vivace, fino alle molte opzioni di dieta vegetariana o vegana e varie startup innovative. Entrando a stretto contatto con una vibrante community di designer e brand sostenibili, ci siamo accorti del forte potenziale e di come mancasse un marketplace che mettesse in risalto tutti quei marchi che producono con valori autentici. Garantire la stessa accessibilità digitale alla moda sostenibile voleva dire fornire una alternativa al pubblico e ridurre l’impatto del settore moda, ad oggi il secondo più inquinante al mondo.

Questo è stato il punto di partenza di Staiy, che si prefigge obiettivi ambiziosi: tramite la moda vogliamo accelerare la transizione verso un lifestyle sostenibile, ridefinendo i valori del consumo e conferendo una nuova faccia alla sostenibilità. Un’immagine che parla di innovazione, ispirazione e rispetto delle risorse. Per questo Staiy rappresenta uno stile di vita che è abbracciato non solo dai nostri oltre 120 brand e designer, ma da una fitta rete di artisti, personalità e business che fanno capo agli stessi valori”.

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I criteri di scelta dei brand su Staiy

2) Con quali criteri selezionate i vostri brand?

Estetica e sostenibilità sono i due punti fermi di Staiy, ed è proprio su questa base che i brand vengono selezionati per accedere alla piattaforma. Il primo passaggio della selezione riguarda l’identità digitale e visiva del marchio, la filosofia, la missione e l’allineamento con l’identità di Staiy. Se avviene l’approvazione di questi aspetti, si passa alla valutazione delle pratiche del marchio in produzione e come azienda. Questa valutazione della sostenibilità avviene tramite un processo standard, che rende comparabili tutti i marchi sulla piattaforma: 63 domande su 5 pilastri – acqua, aria, materiali, condizione del lavoratore e impegno del brand – ognuna collegata a due Sustainable Development Goals.

Su queste tematiche andiamo ad individuare le pratiche dei nostri partner lungo la filiera, con particolare attenzione alle certificazioni ottenute (tra cui i più rinomati GOTS e FWF). È molto importante il tema della misurabilità: il primo passo verso il progresso è la consapevolezza del proprio impatto attuale. L’accesso alla piattaforma è garantito solo a quei marchi che superano il punteggio minimo, e il risultato visibile agli utenti in ogni pagina prodotto”.

I cinque pilastri con cui vengono scelti i brand di Staiy

Moda sostenibile: consumatori sempre più attenti

3) Siete soddisfatti dei risultati fin’ora ottenuti? Pensi che sia in atto un cambio di prospettiva da parte dei consumatori nei confronti del mondo della moda?

La crescita di Staiy in meno di un anno è stata rapida, e siamo molto soddisfatti dell’appoggio ricevuto sia dai brand, in continua crescita, che dal pubblico. Sicuramente questo dimostra come il mondo della moda stia subendo una trasformazione, ma c’è bisogno di tempo perché anche i grandi marchi si adattino al passo. I consumatori sono invece molto attivi e curiosi, e qualcosa è cambiato forse a causa della pandemia. C’è più attenzione su cosa e come si acquista, le conseguenze del consumo e i processi di produzione, e c’è voglia di fare meglio.

Nel mio recente intervento ai Digital Innovation Days abbiamo proprio parlato di questo, e dei punti chiave che saranno fondamentali per riscoprire il valore intrinseco della moda. Si parla di storytelling, autenticità e trasparenza, ma anche di tracciabilità e nuove tecnologie – tutti elementi necessari per reinstaurare un rapporto genuino tra marchio e consumatore. È bello vedere come già oggi siamo riusciti a fare questo tramite Staiy ed il suo ecosistema, e ci auguriamo che questo stile di vita venga adottato sempre di più – con stile”.

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Un’altra azione per ridurre la propria impronta ecologica

Ludovico ha fatto emergere gli elementi chiave per far sì che la moda sia sostenibile sotto tutti i punti di vista. Infatti, sostenibilità significa non solo rispetto per l’ambiente, ma anche tutela dei lavoratori e relazioni trasparenti fra produttori e consumatori. Staiy rappresenta un esempio di network in cui si offre risposta alla domanda di indumenti e accessori sostenibili, in costante crescita negli ultimi anni. Come abbiamo ripetuto più volte nel nostro blog, sarebbe ideale avere pochi capi di cui conosciamo la provenienza e i metodi di produzione piuttosto che un armadio pieno di indumenti a basso prezzo e ad alto impatto ambientale come quelli prodotti dalla fast fashion. Scegliere la moda sostenibile è una delle tante azioni quotidiane che possiamo compiere per abbassare la nostra impronta ecologica. Un capo alla volta, anche in questo modo possiamo fare del nostro meglio nel rispetto della Terra.

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di Federica Bilancioni
Nov 5, 2020
Nata nel 1994 a Fano, si laurea in Storia all’Università di Bologna. Decide poi di iscriversi alla magistrale Global Cultures ed è grazie ad una materia specifica di questa magistrale che si appassiona alla tematica ambientale. Dal 2017 infatti, Federica fa ricerca sul cambiamento climatico e lo sviluppo sostenibile. Dopo l’Erasmus a Lund (Svezia), la sua vita si orienta ancora di più in questa direzione, organizzando conferenze e dibattiti sulle tematiche ecologiche. Nel 2019 si iscrive al Master di I livello Comparative Law Economics and Finance presso l’International University College di Torino. Negli anni universitari collabora con Limes Club Bologna e scrive articoli per limesonline e Affari Internazionali. Attualmente insegna lettere e collabora con L’Ecopost per aumentare la copertura di stampa sulla crisi ecologica e diffondere buone pratiche per mitigarla.

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