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Batterie per auto elettriche: in Italia un polo d’avanguardia

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Una gigafactory tutta italiana per gli ioni di litio

Sorgerà nell’ex area Olivetti di Scarmagno, in provincia di Torino, l’impianto più grande d’Europa dedicato a produzione e stoccaggio di batterie a ioni di litio per veicoli elettrici. La proprietà è di Italvolt, azienda fondata e guidata dal patron di Britishvolt, Lars Carlstrom. Si tratta di una notizia importante per il nostro Paese nonché di una dimostrazione di come la green economy possa davvero creare opportunità di lavoro.

Ascolta il podcast di introduzione all’articolo!

“L’impianto sarà dedicato a produzione e stoccaggio di batterie a ioni di litio per veicoli elettrici. La prima fase del progetto, che prevede un investimento complessivo di circa 4 miliardi di euro, sarà completata entro la primavera 2024.” Ha annunciato lo stesso Carlstrom.

Un luogo carico di significato per produrre batterie

Italvolt ha selezionato l’ex area Olivetti presso il comune piemontese per una serie di ragioni strategiche. L’area appartiene al Fondo Monteverdi, detenuto da Prelios SGR, e ha caratteristiche davvero appetibili per un produttore di batterie per autoveicoli. La collocazione geografica è infatti comoda e pratica e la metratura è davvero imponente.

“Il sito è oggi una vasta area industriale dismessa che si estende per circa un milione di metri quadrati. Scelta già ai tempi di Olivetti dagli architetti Marco Zanuso ed Eduardo Vittoria per la facilità dei collegamenti stradali, autostradali e ferroviari sia con Ivrea che con la città di Torino, l’area di Scaramagno è ideale per ospitare il progetto di Italvolt. Altro fattore che la rende tale è il suo forte legame con il tessuto produttivo del Piemonte, la prima regione in Italia per quanto riguarda la produzione industriale automotive.” Queste sono le ragioni della scelta di Italvolt.

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Tutti i numeri del progetto

La Gigafactory – termine anglosassone che significa complesso industriale di dimensioni imponenti – di Italvolt avrà numeri importanti. Essa si estenderà su una superficie di circa 300mila metri quadrati. La capacità iniziale dovrebbe essere di 45 GWh (gigawattora) ma si punterà a raggiungere i 70 GWh. Queste indicazioni fanno capire come il progetto rappresenti “un’importante opportunità di rilancio economico industriale dell’area di Scarmagno. Il suo impatto sarà significativo anche a livello regionale. Si stima infatti che nell’impianto verranno impiegati circa 4.000 lavoratori, con un indotto che nel complesso potrà arrivare a creare fino a 15.000 nuovi posti di lavoro.” Le stime della società appaiono davvero incoraggianti. Ovviamente, al momento sono stime e lo resteranno fino al 2024.

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Foto di Egor Shitikov da Pixabay 

Il progetto architettonico dell’impianto porterà la firma della divisione preposta del celebre studio Pininfarina. Tutto sarà pensato per dare risposte rapide ed efficaci alla crescente domanda di batterie per auto elettriche in Europa. Secondo recenti dati McKinsey, la domanda di accumulatori di questo tipo aumenterà a livello globale di 17 volte entro il 2030. Non è poco. È importante sottolineare come si tratti di un’architettura di recupero, la quale non andrà ad aumentare cubatura di cemento ma si sovrascriverà ad una edificazione ormai in disuso. In un Paese dal rischio idrogeologico elevatissimo com’è la nostra Italia, fa bene al cuore leggerlo.

Batterie, automobili pulite e grandi aspettative

La promessa di Italvolt arride alla causa ambientalista. Dalle linee guida aziendali leggiamo come il progetto sarà realizzato “con una forte attenzione all’impatto ambientale e sociale. Pininfarina intende progettare un impianto industriale di nuova generazione, intelligente e responsabile. Applicando metodologie costruttive DFMA e aprendo l’edificio al suo contesto, al fine di integrarlo nelle dinamiche economiche e sociali del territorio “si conta di raggiungere il risultato più eco-friendly possibile. “Comau, leader mondiale nel campo dell’automazione industriale, con oltre 45 anni di esperienza e una forte specializzazione nei processi di elettrificazione, fornirà soluzioni alternative. Anche impianti e tecnologie per il gigaplant proverranno da questa azienda. Comau si occuperà della realizzazione del laboratorio di ricerca e sviluppo che accoglierà accademici e partner industriali impegnati nello sviluppo delle tecnologie più all’avanguardia nel settore della mobilità elettrica.” La strategia aziendale appare tracciata.

Nel video di FoxTech Channel un approfondimento sulla gigafactory Italvolt.

Carlstrom ha poi concluso la sua intervista sottolineando di nuovo la vocazione dell’impianto italiano: “Il sostegno della Regione Piemonte, delle amministrazioni locali e delle associazioni di categoria è stato oltre le nostre aspettative. L’intesa e la proficua collaborazione degli ultimi 8 mesi sono state determinanti per la nostra decisione. Siamo particolarmente entusiasti di poter avviare qui il nostro progetto. Abbiamo trovato la perfetta combinazione degli elementi che ritengo necessari per cogliere al meglio l’occasione dell’industrializzazione verde. Solida tradizione industriale e know-how tecnologico altamente specializzato proprio nell’industria automobilistica. Siamo onorati di avere la possibilità di costruire la nostra gigafactory nell’area di Scarmagno, un tempo occupata dal polo industriale Olivetti. Si tratta di un’azienda che ha segnato la storia dell’industria italiana e ancora oggi rappresenta un’icona della tecnologia made in Italy.”

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La svolta tanto attesa?

Non è la prima volta che qui sull’EcoPost raccontiamo vicende come questa. Il settore dell’automotive, tra i più inquinanti, sta cercando di svoltare, di evolversi abbracciando il futuro della combustione pulita e lasciandosi alle spalle il fossile. Una componentistica fondamentale per le automobili è proprio quella delle batterie.

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Foto di ssarwas0 da Pixabay 

Il progetto di Italvolt, che aprirà i cancelli nel 2024, può essere un faro luminoso per il settore e essere da esempio? Può rappresentare un modello per imprenditori e costruttori di veicoli? Assolutamente si. Di gigafactory come questa ne abbiamo un grande bisogno, più ne avremo e più facile sarà rivoluzionare un modello di sviluppo come quello dell’automotive che al momento è ancora piuttosto arretrato dal punto di vista ambientale. Gran parte del parco circolante di autovetture, infatti, è altamente inquinante. per convertire un tratto di industria così diffuso e presente nel mondo, però, occorre che tutti remino nella stessa direzione. Poco tempo fa abbiamo parlato di Volkswagen, oggi di Italvolt. Sono già due esempi significativi. Contiamo di essere in grado di riportarne altri presto, più prima che poi.

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di Mattia Mezzetti
Feb 23, 2021
Fanese, classe ’91, inquinatore. Dal momento che ammettere di avere un problema è il primo passo per risolverlo, non si fa certo problemi ad ammettere che la propria impronta di carbonio sia, come quella della gran parte degli esseri umani su questo pianeta, troppo elevata. Mentre nel suo piccolo cerca di prestare sempre maggior attenzione alla questione delle questioni, quella ambientale, ritiene fondamentale sensibilizzare trattando il più possibile questa tematica.

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