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L’EcoPost al Green Jazz Village per un comportamento rispettoso dell’ambiente

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L’EcoPost, che del Fano Jazz By The Sea condivide in parte i natali (due redattori sono fanesi), su invito dei responsabili del festival, ha deciso di assistere all’installazione del villaggio temporeaneo (18-28 luglio, durata del festival) di fronte alla magnifica Rocca Malatestiana. Da questa improvvisata collaborazione è nato un video, che riassume la filosofia verde del festival attraverso le parole dei protagonisti.

Il video di presentazione del Green Jazz Village.

Dal canto nostro siamo felici di vedere e supportare a nostra volta questi progetti, poiché siamo convinti che contribuiscano sul medio periodo a sensibilizzare l’utente che, per abitudine o ignoranza, continua a essere ignaro del proprio impatto sull’ambiente circostante, locale e globale. Per questo motivo, abbiamo accettato di contribuire alla sensibilizzazione degli astanti con dei promemoria informativi, che vi inviato a scaricare.

L’anima verde del festival

La musica jazz è portatrice di valori universali, come la fratellanza, ma anche l’ecosostenibilità. È questa la convinzione profondamente radicata in Adriano Pedini, organizzatore (ma ufficialmente direttore artistico) dal 1995 del Fano Jazz By The Sea, che ha portato all’ideazione e alla realizzazione del Green Jazz Village.

Green Jazz Village, visuale bar
L’angolo bar del Green Jazz Village di fronte alla Rocca Malatestiana, location principale del festival.

Una specificità di questo festival che va al di là della musica, è la sua anima verde. Sin dalla sua nascita, il festival possiede nel proprio DNA la ricerca di un contesto storico-cittadino abbinato alle stimolazioni sensoriali offerte dalla natura circostante. Nelle varie location che negli anni hanno radunato migliaia di appassionati e curiosi provenienti dall’Italia e dal resto d’Europa, l’elemento naturale ha sempre giocato un ruolo fondamentale nell’amalgamare la musica e i suoi fruitori.

Rocca Malatestiana (attuale sede), Anfiteatro Rastatt, Marina dei Cesari, ma soprattutto la Gola del Furlo. In quest’ultima, ogni anno si riuniscono ordinatamente e pacificamente tra le 2.000 e le 4.000 persone per il concerto di chiusura del festival. Una suggestiva cornice all’interno dell’omonima riserva naturale, patrimonio dell’entroterra nel nord delle Marche.

La nascita del Green Jazz Village

Da qualche anno poi, si è cercato di dare un’ulteriore spinta in termini di sostenibilità ambientale, che si riassume nel Green Jazz Village. Un villaggio aperto a tutti, facile da raggiungere a piedi o in bici, e dove a non essere di casa sono solo la plastica e la discordia. Composto di chioschi in legno, tanto semplici quanto spogli, serviti da corrente elettrica generata da pannelli solari, dove si possono gustare panini, focacce e piadine di produzione strettamente locale.

Green Jazz Village: un inizio piuttosto che un traguardo

Seppure questi festival, per scelta o per esigenza, non possano dirsi a “impatto zero“, incluso il Fano Jazz, assai significative sono però la presa di coscienza e l’assunzione di responsabilità, che vengono poi catalizzate nel messaggio che si prodigano a trasmettere.

L’augurio spassionato del L’EcoPost è quello che il Fano Jazz Festival possa portare avanti con sempre maggior efficienza e convinzione questo connubio tra musica jazz ed ecosostenibilità. Continuando a rinnovare e perfezionare la propria offerta verde, fino ad arrivare a rappresentare un modello per tutti gli eventi culturali e non del territorio.

Tema sensibilizzazione e cultura: leggi i nostri articoli Cosenza, tra Cracking Art e sonstenibilità, o Teatro Greco di Siracusa: arte e ambiente si fondono

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di Jacopo Dionisi
Lug 26, 2019

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