Sostenibilità e rispetto dell’ambiente significano anche mangiare cibo sostenibile. Le nostre scelte alimentari devono considerare anche il luogo in cui facciamo la spesa e l’impatto che i prodotti che acquistiamo hanno sull’ambiente. Spesso non se ne è consapevoli, oppure non vi si presta abbastanza attenzione. Ogni azione che compiamo ha un impatto ambientale ed è giunto il momento di essere consci delle conseguenze delle nostre scelte, almeno per poterle prendere con consapevolezza. Oggi lo stile di vita occidentale non è sostenibile e, per preservare il benessere delle future generazioni, occorre cambiare. E il cambiamento passa anche dalla tavola. Mangiamo almeno tre volte al giorno, tutti i giorni. Tutti quanti. Motivo per cui le scelte alimentari sono determinanti nel calcolo dell’impatto ambientale di ognuno di noi.
Meno carne è meglio
Partiamo dalla verità più impopolare di tutte. I livelli attuali di produzione e consumo di alimenti di origine animale, specialmente di carne rossa, non possono essere considerati sostenibili. L’evidenza scientifica e la quantità di studi che giungono a questa conclusione aumenta di mese in mese, come approfondito in un altro articolo del blog. Ultimo in ordine temporale, uno studio pubblicato da “The Lancet” e ripreso da diverse testate di tutto il mondo, in cui si dimostra come sia necessaria una netta riduzione del consumo di prodotti di origine animale e zuccheri per salvaguardare l’ambiente e la sicurezza alimentare della crescente popolazione mondiale. Allo stesso tempo occorre aumentare il consumo di frutta, verdura, frutta secca e semi. Una diminuzione, significativa ma non necessariamente totale, del consumo di prodotti di origine animale è quindi il primo step necessario per ridurre la propria impronta ecologica. Ma non è l’unico fattore su cui si può lavorare, ci sono altri accorgimenti che ci possono aiutare.
Un cibo è sostenibile se ha la filiera corta
Prima cosa da tenere sempre in considerazione per mangiare cibo sostenibile: meno soggetti sono presenti nella filiera che va dal produttore al consumatore, più la scelta è sostenibile. Comprare quindi carne non proveniente da allevamenti intensivi e direttamente da chi la produce, ad esempio nei mercati a km 0 che si stanno espandendo a macchia d’olio in Italia, è sicuramente più sostenibile oltre che di supporto ai piccoli produttori. Da tenere a mente anche la stagionalità e il tipo di coltivazione da cui provengono frutta e verdura. Ragionando secondo una logica di spesa sostenibile vanno privilegiati prodotti di stagione, provenienti se possibile da colture organiche/biologiche, e possibilmente con pochi chilometri sulle spalle. Così come in generale si può dire che meno un prodotto sarà lavorato, minore sarà il suo impatto ambientale.
Cibo sostenibile e salute: si può
“Ma le proteine dove le prendo?” La risposta è: ovunque! I legumi ed i cereali in generale ne sono più ricchi, in percentuale, anche della carne, ma le possiamo trovare anche in tutti gli altri cibi di origine vegetale. Secondo un recente report pubblicato dalla RISE Foundation, un istituto indipendente finanziato dall’Unione Europea, in Europa assumiamo 104 g di proteine al giorno quando la quantità consigliata è di 50. Più del doppio. E assumerne in eccesso non ha particolari vantaggi sulla salute, al contrario di fibre e vitamine che sono particolarmente presenti in grani integrali, frutta e verdura. Stesso discorso per ferro, calcio e tutto il resto, facilmente assumibili anche in diete vegetariane o vegane equilibrate. L’unico elemento che non si trova negli alimenti di origine vegetale è la vitamina B12, facilmente integrabile all’interno di diete latto-ovo-vegetariane e “flexitariane”.
Dieta Sostenibile o “Flexitariana”: le regole da seguire
Per chi non vede di buon occhio l’adozione di una scelta vegetariana o vegana, in generale considerabili più sostenibili, l’alternativa migliore è sicuramente quella dell’adozione di una dieta “flexitariana”. Il termine è di recente invenzione, ma la teoria che sta alla sua base è stata già individuata dalla riviste scientifiche “Nature” e “The Lancet” come una misura che, se adottata in massa, potrebbe ridurre in poco tempo una discreta fetta delle emissioni di gas serra. Grazie ad una riduzione della quantità dei pasti a base di prodotti di origine animale e delle loro porzioni, si può infatti ridurre la propria impronta ecologica a tavola, senza eliminarli completamente dalla propria dieta. Tra le carni la più sostenibile è sicuramente quella di pollo, quella meno sostenibile il manzo. Tra i latticini i formaggi di capra e pecora hanno un impatto ambientale sicuramente minore di quelli di vacca. In generale, il cibo sostenibile è a km 0 e stagionale. Va anche precisato che, se si parla di sostenibilità, i vari imballaggi che troviamo sui prodotti al supermercato diventano un nemico da combattere. La spesa dal contadino è più buona, più salutare e più green. E spesso anche più economica!
Un consumo consapevole
Cambiare la propria dieta secondo un criterio basato sulla sostenibilità è possibile. Senza la necessità di privarsi di niente, né il bisogno di compiere scelte drastiche. Grazie ad un consumo che nasce da una consapevolezza di ciò che compro, delle risorse necessarie per produrlo e dei km che hanno sulle spalle. A tavola, il binomio salute – ecologia può esistere e senza rinunce.