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Venezia e i politici con l’acqua alle caviglie. L’immagine di un fallimento

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Se non fossimo sull’orlo di una crisi climatica farebbe quasi ridere. Ma purtroppo non è così. Venezia, 12 Novembre. Durante una seduta del Consiglio Regionale del Veneto, l’aula in cui si stava tenendo l’incontro ha iniziato ad allagarsi. I consiglieri hanno dovuto darsela a gambe in fretta e furia. A denunciare l’accaduto è Andrea Zanoni, rappresentante del PD che stava prendendo parte alla riunione. Un’immagine simbolo di una politica che ha commesso un’infinita serie di errori e che stenta tutt’ora a prendere decisioni sensate per affrontare la crisi climatica.

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Foto di Palazzo Ferri Fini dai profili Social di Andrea Zanoni

C’è chi lo definirebbe Karma

E pensare che i rappresentanti del centro-destra veneto avrebbero potuto tranquillamente risparmiarsi questa figuraccia. Secondo quanto riportato da Zanoni, infatti, le possibilità di allagamento dell’aula erano ampiamente previste: “I numerosi e precisi bollettini sull’acqua alta e soprattutto le sirene in azione ci dicevano solo una cosa: evacuare Palazzo Ferro Fini. E invece il Presidente del Consiglio e i rappresentanti della Lega hanno voluto proseguire ad oltranza creando una serie di disagi aggiuntivi comprese le gravi difficoltà degli addetti ai servizi di trasporto via acqua che hanno dovuto azzardare anche manovre pericolose. Intanto le acque invadevano tutto il piano terra di palazzo Ferro Fini defluendo come un torrente (il rumore era proprio quello) nelle zone piu’ basse come la sala mensa, la Sala del Leone, la sala Giunta, le cucine, la guardiola e purtroppo l’aula consigliare: l’aula dell’assemblea legislativa del Veneto”.

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La bocciatura degli emendamenti green per Venezia ed il Veneto

Fa ancora più rabbia sapere che pochi minuti prima dell’accaduto la maggioranza – composta da Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia – aveva bocciato gli emendamenti proposti dal PD per contrastare i cambiamenti climatici. “Bocciati o respinti gli emendamenti che chiedevano finanziamenti per le fonti rinnovabili – continua Zanoni – per le colonnine elettriche, per la sostituzione degli autobus a gasolio con altri più efficienti e meno inquinanti, per la rottamazione delle inquinantissime stufe, per finanziare i Patti dei Sindaci per l’Energia Sostenibile e il Clima (PAESC), per ridurre l’impatto della plastica, ecc.. Tutti emendamenti presentati perché il bilancio di Zaia non contiene alcuna azione concreta per contrastare i cambiamenti climatici”.

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A Venezia la “sicurezza” del centro-destra non si vede

Sembra una barzelletta mal riuscita. Mentre Venezia affoga sotto quasi 2 metri d’acqua, i politici che dovrebbero fare di tutto per preservarne l’integrità si riuniscono in un aula che sapevano si sarebbe allagata. L’ordine del giorno? Bocciare una serie di proposte incentrate sulla green economy. Nel frattempo sono stati diversi i personaggi autorevoli, tra cui anche il Ministro dell’Ambiente Sergio Costa ed il Sindaco di Venezia Brugnoni, che hanno attribuito la colpa dell’inondazione ai cambiamenti climatici. Una serie di eventi raccapriccianti che lasciano poco spazio ad interpretazioni.

La vecchia classe politica veneta, quella che è stata investita tra le altre cose dallo scandalo MOSE con tanto di condanna per l’ex Presidente della Regione Gianfranco Galan (Forza Italia), sta tradendo i propri cittadini. Che Venezia fosse vulnerabile sotto questo punto di vista non è cosa nuova. Questi scenari sono stati ampiamente previsti dagli scienziati. La mancanza di infrastrutture adeguate per combattere queste emergenze è sicuramente attribuibile al centro destra, che governa la regione dal 1995. E non ci vorrà certo troppo tempo prima che il problema si espanda a macchia d’olio in altre parti della regione e non solo.

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Se infatti si vanno ad effettuare delle simulazioni sull’aumento del livello dei mari, in relazione a quanto si alzerà la temperatura media globale, salta subito all’occhio come una delle aree italiane che ne subirà i danni più ingenti sia proprio la Pianura Padana. In alcuni periodi dell’anno finirà completamente sott’acqua anche con aumento della temperatura media globale di soli 3C°. Va precisato come, ai ritmi attuali e senza una netta inversione di rotta, il pianeta si scalderà ben più di così. Lo scenario appena descritto potrebbe dunque addirittura essere considerato ottimistico, almeno per il momento. Serve a poco farsi paladini della “sicurezza”, parola troppo spesso usata a vanvera dalla destra italiana, se poi non si è nemmeno in grado di prendere decisioni coscienziose per salvaguardare l’incolumità delle proprie città. D’altronde, chissà quali interessi privati ci sono dietro la bocciatura di quegli emendamenti.

Basterebbe prendere esempio

Questa triste successione di eventi palesa un’evidente mancanza di volontà politica in materia di adattamento ai cambiamenti climatici. Allo stesso modo, ed è questo forse un fatto ancora più grave, questa lunga serie di errori è anche sintomo di inadeguatezze a livello tecnico e, diciamolo, mancanza di umiltà. Sono numerosi infatti gli esempi di aree del pianeta vulnerabili tanto quanto Venezia che, però, non sono finite sott’acqua per due anni di fila. Basterebbe prendere spunto da posti in cui le cose funzionano. Ed invece no, siamo qua a piangere una tragedia.

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L’Olanda, ad esempio, ha il 40% del proprio territorio sotto il livello del mare. Nonostante ciò i suoi sistemi di prevenzione la proteggono da eventi di questo tipo. Stesso discorso per quanto riguarda la Gran Bretagna, più che preparata ad eventuali inondazioni del Tamigi, o New Orleans, dove dopo gli ingenti danni causati dall’uragano del 2005 sono stati costruiti nuovi anelli di dighe e barriere. Basterebbe guardarsi intorno e mettersi ad ascoltare chi è più bravo di noi. Invece no. Meglio (non) fare da soli. Meglio raccogliere i cocci, aspettando che se ne rompano altri. Per poi raccoglierli nuovamente. Tanto, quello che conta, è vincere le elezioni. E chissene di tutto il resto.

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di Luigi Cazzola
Nov 14, 2019
Nato nel 1991 a Fano, laureato in Lingue e Comunicazione. Marketer di professione e diverse esperienze all’estero alle spalle. Da ormai qualche anno ambientalista convinto, a Settembre 2018 arriva la svolta che stava aspettando. Viene selezionato per il “Corso di Giornalismo Ambientale Laura Conti”, dove può finalmente approfondire tematiche relative tanto al giornalismo quanto all’ambiente. Fermamente convinto che la lotta al cambiamento climatico sia la più importante battaglia della sua generazione, decide di mettere le competenze acquisite al servizio di tutti per accrescere la consapevolezza legata a questo tema e fornire consigli pratici per orientare le scelte dei singoli verso un approccio più green grazie ad un consumo più critico e consapevole. Per L’Ecopost si occupa di redazione di contenuti, sviluppo Front-End e comunicazione sui Social Media.

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