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Alluvioni estive, la nuova normalità italiana

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Tanto tuonò che piovve. Ci siamo ormai abituati, ahinoi, alle alluvioni estive nel nostro Paese. Solo nelle ultime settimane possiamo ricordare una bomba d’acqua a Milano, con esondazione del Seveso (24 luglio), il nubifragio a Verona (23 agosto) e l’allagamento a Cortina d’Ampezzo (24 agosto). Il trend, però, non è certo iniziato in questo poco fortunato 2020.

Il maltempo è conseguenza del cambiamento climatico

La Coldiretti, l’associazione dei coltivatori diretti, monitora costantemente l’andamento delle condizioni meteorologiche italiane. A detta loro, nel nostro Paese, si verificherebbero violenti temporali durante la stagione estiva ormai in maniera costante. Nella bella stagione 2020 che si appresta a terminare, in Italia, ci sarebbe stata la non invidiabile media di ben 3 grandinate ogni giorno.

“Siamo di fronte alle evidenti conseguenze dei cambiamenti climatici. Anche in Italia l’eccezionalità degli eventi atmosferici è ormai la norma. La tendenza alla tropicalizzazione del clima si manifesta con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi e intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo. Ciò compromette le coltivazioni con costi per oltre 14 miliardi di euro, in un decennio, tra perdite in produzione agricola nazionale e danni a strutture e infrastrutture nelle campagne.” L’associazione dei coltivatori ha spiegato così il suo rapporto annuale relativo all’estate 2020. In questa specifica fase stagionale – l’estate è un periodo chiave per numerose coltivazioni – è proprio la grandine il nemico più temuto.

Alluvioni estive e fenomeni estremi portano a estremi danni

L’elaborazione di Coldiretti muove da dati ESWD, European Severe Weather Database, e i risultati dati sono piuttosto preoccupanti per l’indotto del settore agricolo. La raccolta estiva della frutta, infatti, rischia di essere pesantemente minata dall’insorgenza di fenomeni atmosferici così estremi. Anche la vendemmia è in procinto di cominciare e si corre il rischio di perdere fino a un anno intero di lavoro qualora i fenomeni lambissero le vigne.

Naturalmente, per il benessere delle colture le precipitazioni sono necessarie, l’acqua è vita come ben sappiamo e la siccità è un pessimo nemico dell’agricoltura. La pioggia però occorre in maniera costante. Non è salutare avere periodi con precipitazioni nulle e poi nubifragi che ricordino le cataratte del cielo di biblica memoria. I forti temporali sono una minaccia poiché le precipitazioni violente causano frane e smottamenti. In un Paese dall’altissimo rischio idrogeologico come la nostra Italia, le alluvioni estive sono una calamità rilevante.

“I cambiamenti climatici con precipitazioni sempre più intense e frequenti, le bombe d’acqua che si abbattono su un territorio fragile per via della cementificazione e dell’abbandono sono una minaccia. Sono saliti a 7252 i comuni italiani a rischio frane e/o alluvioni secondo le elaborazioni Coldiretti su dati ISPRA. Si tratta del 91,3% del totale” precisa la stessa associazione di coltivatori.

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Un nuovo contesto climatico

L’Italia del Nord è stata falcidiata dal maltempo, negli ultimi giorni, e le alluvioni estive hanno portato danni ingenti e disperso persone. Grandine, pioggia e smottamenti si sono susseguiti a Milano, in Valtellina, nell’alessandrino, ad Asti e a Casale Monferrato. Il veronese, Mantova, Cremona e la provincia di Belluno sono tutti stati investiti dalle intemperie, così come il vicentino. In luglio una brutta alluvione estiva colpì invece la città siciliana di Palermo. Il nuovo contesto climatico estivo, nel nostro Paese, pare sempre più essere caratterizzato da periodi di caldo rovente proveniente dal deserto del Sahara alternati a fenomeni di estremo maltempo in zone più o meno circoscritte del nostro Paese.

Quando infatti agli anticicloni africani, i quali caratterizzano sempre più spesso la bella stagione nelle nostre regioni, si uniscono correnti atlantiche fresche e instabili; vengono innescati nubifragi, grandinate e alluvioni devastanti, portatrici di conseguenze distruttive, anche a causa della non ottimale condizione delle infrastrutture italiane, spesso sofferenti di scarsa manutenzione quando non proprio abbandonate al più totale disinteresse. Lo scontro tra diverse masse d’aria genera i presupposti necessari alla formazione di imponenti celle temporalesche, capaci di scaricare al suolo ingenti quantità di acqua in pochissimo tempo.

Il surriscaldamento globale potenzia le alluvioni estive

A ciò va aggiunta la nefasta azione che il surriscaldamento globale gioca sulle temperature dei mari. L’innalzamento di queste ultime, infatti, comporta una maggiore evaporazione. Di conseguenza, l’atmosfera si arricchisce sempre più di vapore acqueo, ovvero umidità. Possiamo pensare a questo elemento, come al vero catalizzatore per la formazione dei temporali. L’umidità in atmosfera, infatti, non è che energia potenziale per alimentare forti rovesci. La penisola italiana è circondata dal mare, dunque si trova spesso proprio al centro degli scontri tra masse d’aria calda e fredda, e la zona di conflitto nella quale esse si incontrano subisce l’influenza dell’evaporazione accelerata a causa dell’innalzamento delle temperature planetarie.

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Il nostro pianeta minacciato

Le estati non sono certo terribili solo a casa nostra. Oramai l’intero pianeta ha un problema con il surriscaldamento. Negli scorsi mesi abbiamo avuto 38 gradi a Londra, 40 a Madrid e addirittura 42 a Parigi, senza poi parlare del gran caldo siberiano, senza precedenti. Le alluvioni estive hanno colpito senza alcuna pietà Turchia, Corsica, Ungheria, Repubblica Ceca, Romania, Serbia, Ucraina, Polonia , Bulgaria, Giappone, Bangladesh e l’isola greca di Evian. Per i morti e i dispersi climatici, però, non esiste alcuna università John Hopkins a darci quotidianamente il numero di morti, feriti e dispersi. Sembra chiaro che il mondo reputi più pericolosa la pandemia della ben più insidiosa questione ambientale.

E poi c’è la situazione cinese. Il gigante asiatico è, da giugno, alle prese con una stagione delle piogge che pare infinita. Nella Cina rurale la catastrofe potrebbe essere epocale in termini di danni economici e vite umane perse. Eppure il governo di Pechino preferisce tenere tutto nascosto, insabbiando una vicenda che non farebbe certo buona propaganda. Le cifre che circolano raccontano di 219 morti, 64 milioni di cinesi vittime di esondazioni e, dunque, semisommersi, più di 50mila edifici crollati, 2 milioni di persone evacuate e 5 milioni di ettari di terre coltivate inondati. Le piogge però non accennano a smettere e questi numeri dovranno essere aggiornati.

I responsabili dietro al fenomeno delle alluvioni estive

Non basta però snocciolare dati che ogni estate si fanno più cupi, occorre invertire la tendenza che continua a soffiare sulle vele del surriscaldamento globale, occorre che la società si impegni davvero a cambiare la situazione. I principali responsabili delle alluvioni estive sono gli stessi che stanno alla base del fenomeno dell’innalzamento del clima a livello globale: gli uomini.

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Alluvioni estive e danni climatici, quali sono le colpe dell’uomo

La mano dell’uomo gioca un ruolo di assoluto primo piano nella propagazione e prosperazione dei fenomeni atmosferici estremi. La distruttività delle alluvioni estive, ad esempio, si deve a gravi mancanze ambientali che da tempo vengono messe in risalto da geologi e ambientalisti: la latitante manutenzione di sponde e argini fluviali, la selvaggia cementificazione dei letti e delle aree ad essi adiacenti, le canalizzazioni forzate, tutte queste operazioni condotte dall’uomo portano a un serio dissesto idrogeologico. È stato calcolato che in Italia si consumino ogni giorno circa 90 ettari di suolo. È naturale che, se aggiungiamo a questi dati il surriscaldamento globale, ci accorgiamo bene di quale sia la strada che stiamo percorrendo.

Degrado ecologico e innalzamento delle temperature non sono una buona accoppiata. Dobbiamo sforzarci di dividerla, eppure, sembra che la comunità umana mondiale sia piuttosto lieta di questo metaforico fidanzamento, tanto che continua a rafforzarlo, comportandosi in maniera sbagliata, incurante della salvaguardia ambientale. Se vogliamo evitare altri articoli che parlano di alluvioni estive e delle loro brutte conseguenze, occorre agire in fretta.

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di Mattia Mezzetti
Set 4, 2020
Fanese, classe ’91, inquinatore. Dal momento che ammettere di avere un problema è il primo passo per risolverlo, non si fa certo problemi ad ammettere che la propria impronta di carbonio sia, come quella della gran parte degli esseri umani su questo pianeta, troppo elevata. Mentre nel suo piccolo cerca di prestare sempre maggior attenzione alla questione delle questioni, quella ambientale, ritiene fondamentale sensibilizzare trattando il più possibile questa tematica.

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