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Piu’ carne, piu’ deforestazione: il report di Greenpeace

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L’Amazzonia non è l’unica area sudamericana minacciata dalla deforestazione. Anche il Gran Chaco, il secondo più grande ecosistema forestale del Sud America e il più grande dell’Argentina, è in pericolo a causa dello sfruttamento umano. Il Ministro dell’ ambiente argentino stima che tra il 1990 e il 2017 è stata rasa al suolo un’area pari a 8 milioni di campi da calcio.

Agricoltura, allevamento e soldi

I motivi sono ormai arcinoti: agricoltura, allevamento e, ovviamente, la grande quantità di soldi che derivano dal commercio della carne. Greenpeace ha quindi di recente pubblicato un report con i dati di oltre 20 anni di osservazioni. Il suo scopo è quello di denunciare alcune compagnie che, con la produzione e vendita della carne, contribuiscono alla deforestazione del Gran Chaco.

Inversora Juramento, per esempio, è una delle maggiori imprese agricole dell’Argentina e nel 2018 ha deforestato illegalmente 700 ettari di foresta. Anche la multinazionale Carnes Pampeanas ha raso al suolo 120 mila ettari di foresta durante gli anni delle osservazioni. I loro prodotti a base di carne sono stati registrati nei supermercati Lidl Germania, Metro Germania, Albert Heijn Paesi Bassi, Zandbergen Brothers Monaco di Baviera e Shufersal Israele.

A causa però della mancanza di tracciabilità di tutta la filiera, non è sempre possibile sapere in quale specifico appezzamento di terra in Argentina la carne è stata allevata e prodotta. Pertanto, dal punto di vista del consumatore, è molto difficile assicurarsi di non acquistare prodotti collegati alla deforestazione.

La carne, un enorme commercio

Secondo il rapporto di Greenpeace, l’Argentina è la sesta nazione produttrice ed esportatrice di carne al mondo. Nel 2011 il governo ha lanciato il “Piano Strategico Agroalimentare e Agroindustriale 2010-2020” con l’obiettivo di aumentare il bestiame del 10%. Greenpeace, inoltre, solleva il problema dell’accordo Mercosur-Unione Europea. Questo prevede che tra le nazioni dell’Unione e quelle del blocco commerciale sudamericano Mercosur vi siano meno restrizioni commerciali e controlli e, quindi, più scambi di prodotti. Se verrà siglato, la domanda di carne argentina aumenterà.

Sul sito dell’Unione Europea si legge che l’accordo UE-Mercosur si basa sul presupposto che il commercio non dovrebbe avvenire a spese dell’ambiente o delle condizioni di lavoro; al contrario, dovrebbe promuovere lo sviluppo sostenibile. E ancora, l’UE e il Mercosur si impegnano ad attuare efficacemente l’accordo sul clima di Parigi. Ciò include la lotta alla deforestazione, la protezione dell’ambiente e dei diritti dei lavoratori.

Con tutte le buone intenzioni del caso, però, la carne deve essere trasportata. Gli allevamenti intensivi, inoltre, producono una grande quantità di emissioni a causa delle flatulenze animali tanto che nel 2014 la deforestazione è stata responsabile del 15,6% delle emissioni totali di gas a effetto serra dell’Argentina. Infine, i prodotti agricoli necessari a mantenere in vita gli animali e gli animali stessi richiedono spazio. La FAO stima che tra il 1990 e il 2005, il 45% della deforestazione in Argentina è stata causata all’allevamento intensivo di bestiame. Ad oggi, più del 20% della foresta del Chaco è stata trasformata in pascoli e terre di coltivazione.

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Una risorsa importante per la vita sulla Terra

Le foreste sono una risorsa importante per la vita sulla terra, in quanto contribuiscono a mitigare i cambiamenti climatici. Svolgono infatti un ruolo cruciale nella regolazione del clima, nel mantenimento delle fonti d’acqua e nella conservazione del suolo. Le foreste concentrano inoltre più della metà della biodiversità terrestre, rendendole fondamentali per l’intero ecosistema. Anche la foresta del Chaco è ospita vegetazione e fauna uniche.

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Ad oggi 825 specie di mammiferi abitanti di questa zona sono in via di estinzione. Le cause principali sono la costante distruzione e frammentazione del loro habitat e la loro caccia indiscriminata. I giaguari, per esempio, sono diminuiti del 50%. Si stima che in tutta l’ Argentina siano rimasti solo 250 individui e soltanto 20 nella foresta del Chaco. Anche il puma è considerato a rischio estinzione in quanto parte dei grandi predatori. Questi infatti sono spesso cacciati dagli allevatori che temono per l’incolumità del bestiame. L’allevamento ha poi favorito l’apertura di nuove strade per i veicoli, offrendo una maggiore accessibilità a questa zona per i cacciatori

Popoli nativi sfrattati e sfruttati

La foresta del Chaco fornisce anche casa e sostentamento per migliaia di comunità indigene che dipendono dalla foresta per ottenere cibo, acqua e medicine. Molte delle famiglie indigene nella regione del Chaco, inoltre, non possono considerarsi i legittimi proprietari delle terre in cui vivono. Negli ultimi due decenni, con l’avanzata dell’agroindustria, i conflitti con le aziende che acquistano queste terre sono aumentati. Lo sfratto e l’omicidio degli agricoltori e degli abitanti indigeni da parte della polizia o delle guardie armate assunti dalle compagnie sono sempre più frequenti.

Con questo report, Greenpeace chiede alle aziende produttrici di carne di adottare una politica di deforestazione zero e, se ne avessero già una, di attuarla rigorosamente. Devono inoltre impegnarsi a rispettare i diritti delle popolazioni native. Greenpeace si rivolge inoltre ai governi perché stabiliscano politiche, leggi e accordi più forti e più ambiziosi in difesa delle foreste e dei loro abitanti.

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di Iris Andreoni
Ago 19, 2019
Nata a Milano nel 1991 ma bergamasca di adozione, è tornata nella sua città natale per conseguire la laurea specialistica in Lettere Moderne, un corso di studi che ha cambiato la sua vita e il suo punto di vista sul mondo. Ha infatti imparato ad approfondire e affrontare criticamente argomenti di varia natura e dare in questo modo priorità a ciò che nella vita è davvero importante. Il rispetto per l’ambiente è una di queste cose e, grazie ad alcuni libri e documentari, ma anche dopo due viaggi in Asia, Iris si interessa in modo particolare a questo ambito. Durante l’università scrive recensioni e interviste sul blog letterario Viaggio nello Scriptorium e, terminati gli studi, si appassiona al mondo del giornalismo, decidendo di sfruttare il grande potere della scrittura per comunicare al mondo i suoi interessi e le notizie più importanti. Collabora come redattrice con il giornale Bergamo Post e ha poi l’onore di frequentare il Corso di Giornalismo Ambientale Laura Conti organizzato da Legambiente. Qui conosce altri aspiranti giornalisti e insieme decidono di dare il loro contributo per informare l’Italia riguardo all’emergenza ambientale cui stiamo assistendo e di cui non molti sembrano essersi accorti. Per l’Ecopost Iris si occupa della redazione di contenuti e comunicazione sui Social Media.

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