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Locuste in India e Sardegna: la piaga climatica si abbatte sugli agricoltori

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A due mesi di distanza dalla prima ondata che ha devastato il Corno d’Africa, torniamo a parlare di locuste. Una circostanza non piacevole che, però, merita di essere raccontata. Se l’invasione di questo animale è conosciuta da tutti come facente parte di una piaga biblica, un motivo c’è. E lo sanno bene tutte quelle popolazioni che ogni anno devono contare i danni provocati da questi insetti.

Le locuste possono infatti formare sciami composti da 50 milioni di esemplari, possono viaggiare per 90 miglia al giorno e depositare fino a 1.000 uova per metro quadrato. Non di meno, un esemplare può mangiare fino a 2 grammi al giorno di cibo. A subire le conseguenze di una tale devastazione sono stati poco tempo fa i paesi del Corno d’Africa, dove la crisi-locuste è ancora in atto. Successivamente anche l’India, il Pakistan e la Sardegna hanno visto i propri raccolti essere spazzati via.

Le locuste in India e Pakistan

Partiamo dai due paesi asiatici, dove gli sciami sono ben più grandi e ben più preoccupanti di quelli sardi. Già quando vi avevamo parlato dell’invasione delle locuste in Africa, avevamo menzionato che dallo Yemen, regione in cui gli insetti hanno inizialmente proliferato a causa delle condizioni rese ideali dall’avanzare del cambiamento climatico, si erano formati due sciami. Uno si è diretto, appunto, verso il Kenya. L’altro, invece, si stava spostando verso il Pakistan e da lì in India.

Ad onor del vero va detto che le invasioni di locuste in queste aree non sono un evento del tutto eccezionale. Ciò che rende questi accadimenti una notizia riguarda però le dimensioni di questi gruppi. Al pari di quanto già visto in Africa, quella in corso è stata dichiarata “la peggior invasione di locuste degli ultimi 30 anni“.

Il Pakistan, dove sono passate le locuste nei giorni scorsi, è al momento in ginocchio e ha dichiarato lo stato di emergenza nazionale già nello scorso febbraio. In un paese in cui il 65% della popolazione lavora nel settore agricolo che contribuisce al 20% del PIL, un avvenimento di questo genere comporta inevitabilmente non solo una crisi economica, ma mette anche a repentaglio la sicurezza alimentare del paese. Le parole di Mir Gul Muhammad, un agricoltore della regione del Balochistan, non lasciano spazio ad interpretazioni: “Si tratta della peggiore [invasione] che abbia mai visto in tutta la mia vita”. Una frase che non ci è poi così nuova ma che vale la pena di ripetere.

La causa è il clima

Una volta lasciato dietro di loro ciò che resta del Pakistan, le locuste hanno attraversato il confine e sono così arrivate nel Nord dell’ India, dove gli sciami sono diventati sempre più grandi. Poi è arrivato il ciclone Amphan, che ha devastato le popolazioni locali e, inevitabilmente, cambiato le direzioni dei venti della regione. Ed ecco che le locuste hanno iniziato a prendere la direzione di Delhi. Fino ad oggi gli insetti hanno devastato oltre 50.000 ettari di raccolti. Secondo le parole di KL Jurgar della Locusts Warning Organization “tra gli otto e i dieci sciami, ognuno dei quali misura circa un km2, stanno colpendo parti degli stati di Rajasthan e Madhya Pradesh”.

Come già vi avevamo anticipato nell’articolo di un paio di mesi di fa, le condizioni climatiche eccezionali di quest’anno, caratterizzata da un mutamento nell’intensità e nelle frequenza di piogge e cicloni, ha favorito il proliferare di questa specie. Una catena di eventi che si può ricollegare solo ad unico problema: il cambiamento climatico.

La situazione in Sardegna

Non va meglio agli agricoltori sardi. La Coldiretti ha già da qualche giorno lanciato l’allarme. Nella provincia di Nuoro, sciami composti da milioni di esemplari stanno mangiando tutto ciò che incontrano. Già l’anno scorso, sempre nella stessa zona, era accaduto qualcosa di simile. Le uova delle cavallette depositate nella passata stagione in zone che sono rimaste incolte, non sono state in alcun modo contrastate ed oggi bisogna fare i conti con le conseguenze.

Il proliferare dell’insetto è stato inoltre favorito dalla stagione particolarmente secca appena trascorsa. Se infatti un’alta disponibilità di cibo, favorisce la crescita di questi insetti, per la deposizione delle uova e la loro schiusa il clima ideale è un caldo secco ed un clima arido. Possiamo dunque constatare come, anche in questo caso, le condizioni eccezionali di quest’anno, che in prospettiva potrebbero battere ogni record climatico, abbiano anche in questo caso influito in maniera decisamente negativa sulle attività umane. E di nuovo, a farne le spese, sono gli agricoltori e le popolazioni locali, costretti a subire le conseguenze di un problema che continua a non essere trattato con l’urgenza che merita.

Locuste: un’avvisaglia sul futuro?

Quello delle locuste è solo l’ennesimo esempio di come l’inazione climatica stia mettendo a rischio le popolazioni che abitano le zone più vulnerabili del pianeta. Secondo la Banca Mondiale l’invasione di quest’anno è la peggiore degli ultimi 70 anni su scala globale. Già ventitré diversi paesi sparsi tra Africa, Medio Oriente e Asia hanno dovuto fare i conti con questa piaga di proporzioni bibliche. Una lista a cui si aggiunge anche la nostra Sardegna.

Tutte le popolazioni delle aree colpite sono ora dinanzi ad una catastrofe economica, aggravata dalla crisi Coronavirus, che mette a serio rischio la sicurezza alimentare di centinaia di milioni di persone che, semplicemente, non possono permettersi di vedere i propri raccolti divorati da sciami chilometrici di insetti. In tutto ciò i responsabili della crisi climatica continuano a fare il bello ed il cattivo tempo in giro per il mondo, cambiando leggi ed esercitando il loro potere sulle classi politiche, per poter continuare nelle loro sporche attività. Giusto o sbagliato? Che ognuno tragga la sua conclusione.

Leggi anche: Virus: lo sfruttamento ambientale li fa esplodere

 

 

 

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di Luigi Cazzola
Giu 1, 2020
Nato nel 1991 a Fano, laureato in Lingue e Comunicazione. Marketer di professione e diverse esperienze all’estero alle spalle. Da ormai qualche anno ambientalista convinto, a Settembre 2018 arriva la svolta che stava aspettando. Viene selezionato per il “Corso di Giornalismo Ambientale Laura Conti”, dove può finalmente approfondire tematiche relative tanto al giornalismo quanto all’ambiente. Fermamente convinto che la lotta al cambiamento climatico sia la più importante battaglia della sua generazione, decide di mettere le competenze acquisite al servizio di tutti per accrescere la consapevolezza legata a questo tema e fornire consigli pratici per orientare le scelte dei singoli verso un approccio più green grazie ad un consumo più critico e consapevole. Per L’Ecopost si occupa di redazione di contenuti, sviluppo Front-End e comunicazione sui Social Media.

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