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L’inverno più caldo di sempre: temperature più alte di 3.5°

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La piattaforma scientifica Copernicus Climate Change Service ha da poco pubblicato i dati sul clima dell’inverno appena trascorso e il risultato è a dir poco scioccante. In Europa la media delle temperature è stata di 3.5° sopra la media del trentennio 1981-2010. Un dato che supera di gran lunga la media entro la quale la crescita della temperatura globale deve mantenersi se vogliamo evitare la catastrofe climatica, ovvero di 1.5°.

Esempi concreti

Le prove di questo anomalo trend sono sotto i nostri occhi tutti i giorni. Quest’inverno siamo stati bombardati di notizie provenienti dalle regioni scandinave che lamentavano un caldo inusuale per le temperature polari di quelle terre. Per esempio, in Norvegia sono stati registrati 19 gradi il 2 gennaio, ovvero 25 gradi più della media di questo mese. Analogamente in Svezia il 9 di gennaio ha registrato il giorno più caldo dal 1858.

A Helsinki, in Finlandia, si sono superati gli zero gradi tutti i giorni del mese di gennaio, un trend particolare considerando che per la Finlandia anche solo un giorno sopra lo zero durante l’inverno è anomalo. Solitamente le temperature massime durante questo mese a Helsinki non superano i -1,1 gradi. In Germania la produzione del cosiddetto “Ice-wine” è fallita a causa delle alte temperature durante tutto l’inverno.

A livello globale l’anomalia è stata “soltanto” di 0,8° in più, con picchi di caldo su vaste regioni in Europa, Siberia, l’Asia Centrale e l’Ovest dell’Antartide. E, parlando di Polo Sud, nell’isola di Seymour in Antartide sono stati registrati 20,75%, la temperatura più alta in assoluto da quando sono disponibili i dati.

Leggi il nostro articolo: “Antartide da…record. Registrati per la prima volta 20°C”

Anomalie mensili della temperatura rispetto alla media globale ed europea, confrontate con il periodo 1981-2010, da gennaio 1979 a febbraio 2020. Le barre colorate più scure indicano i valori di febbraio. Fonte dei dati: ERA5. Crediti: Copernicus Climate Change Service / ECMWF.

Le variazioni delle temperature sono normali?

Li sentiamo già, coloro che millantano il fatto che variazioni di questo tipo sono già occorse nella storia della terra, e che le anomalie sono, paradossalmente, fenomeni “normali”.

Ma, come dice Carlo Buontempo, direttore del Copernicus Climate Change Service, “l’Europa ha vissuto il suo inverno più mite in assoluto. Anche se questo è stato un evento davvero estremo a sé stante, è probabile che sia stato reso ancora più estremo dal riscaldamento globale“. E continua: “Un inverno così caldo è sconcertante, ma non rappresenta una tendenza climatica. Le temperature stagionali, soprattutto al di fuori dei tropici, variano significativamente di anno in anno. Noi però confrontiamo i dati climatici risalenti all’era preindustriale per accertare le tendenze climatiche a lungo termine”.

E, come abbiamo visto, i cambiamenti delle temperature nel lungo termine sono stati significativi. Guarda caso hanno anche coinciso con un altro evento anomalo, questa volta sicuramente causato dall’uomo: l’aumento delle emissioni di gas serra nell’atmosfera. Il motivo per cui le emissioni provocano un aumento della temperatura ve lo spieghiamo nel nostro articolo “Riscaldamento Globale, perché aumenta la temperatura?”.

Qui accenno solo al fatto che la concentrazione di CO2 nell’atmosfera è sempre oscillata tra i 180 e 280 parti per milione (ppm), con il picco più basso durante le ere glaciali e quello più alto nei periodi più caldi. Oggi abbiamo superato in modo stabile i 400 ppm. Nel 2013 le emissioni globali di anidride carbonica superavano del 60% quelle del 1990.

Cosa comporta l’aumento delle temperature

Nel corso degli anni la politica ha iniziato a capire la gravità del fenomeno, anche se non abbastanza. L’accordo di Parigi del 2015 è stato forse il più significativo, poiché molti stati del mondo, Stati Uniti compresi, si sono impegnati per ridurre le emissioni. L’obiettivo era allora di mantenere l’aumento delle temperature medie globali sotto i 2°.

In modo lungimirante, Naomi Klein nel suo libro “Una rivoluzione ci salverà” pubblicato proprio nel 2015 lamentava però come anche il limite dei 2 gradi non fosse abbastanza virtuoso. Infatti, già solo con un aumento della media delle temperature di 0,8 gradi gli impatti sul pianeta sono stati allarmanti. La calotta glaciale groenlandese si è sciolta a velocità mai viste prima, gli oceani si sono acidificati, le specie si stanno estinguendo una dopo l’altra.

Inoltre, come riporta l’EM-DAT (The International Disaster Database), nel corso degli anni settanta nel mondo sono stati riportati 660 disastri naturali. Negli anni duemila ce ne sono stati 3322, ovvero cinque volte di più. A questo proposito, un rapporto della Banca Mondiale del 2012 aveva avvertito sul fatto che, continuando di questo passo, saremmo andati incontro a un riscaldamento di 4 gradi in più rispetto alla media.

Questo avrebbe creato un ambiente assolutamente non vivibile per gli esseri umani. Kevin Anderson, vicedirettore del Tyndall Centre per la ricerca sul cambiamento climatico ha affermato ancora più duramente che il riscaldamento di 4 gradi è “incompatibile con una comunità globale organizzata, equa e civilizzata”.

Bisogna fare qualcosa. Ora.

L’obiettivo dei 2° è quindi stato aggiornato a 1.5°. Anche se, a dire il vero, il cambiamento è dato dal fatto che negli scorsi anni non si sono attuate misure sufficienti per raggiungere l’obiettivo prefissato. A cominciare, ovviamente, dagli Stati Uniti, che si sono sfilati dall’Accordo di Parigi dopo l’elezione di Donald Trump.

Le conseguenze sono abbastanza logiche: più si va avanti con il “business as usual” più dovremo aumentare gli sforzi per mantenere le temperature terrestri stabili. Gli scienziati affermano che questo decennio sarà decisivo per le sorti dell’umanità.

Infatti il summit ONU sul clima del 2020 che avrebbe dovuto tenersi a Glasgow questo novembre sarebbe stato fondamentale per indurre i governi di tutto il mondo a un cambiamento radicale. A causa della pandemia globale il Summit è stato però rimandato al 2021. Bisogna solo sperare che con esso non vengano ulteriormente rimandate anche le decisioni riguardo al clima.

Leggi anche: “Conferenza sul clima COP26 rimandata al 2021”

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di Iris Andreoni
Apr 7, 2020
Nata a Milano nel 1991 ma bergamasca di adozione, è tornata nella sua città natale per conseguire la laurea specialistica in Lettere Moderne, un corso di studi che ha cambiato la sua vita e il suo punto di vista sul mondo. Ha infatti imparato ad approfondire e affrontare criticamente argomenti di varia natura e dare in questo modo priorità a ciò che nella vita è davvero importante. Il rispetto per l’ambiente è una di queste cose e, grazie ad alcuni libri e documentari, ma anche dopo due viaggi in Asia, Iris si interessa in modo particolare a questo ambito. Durante l’università scrive recensioni e interviste sul blog letterario Viaggio nello Scriptorium e, terminati gli studi, si appassiona al mondo del giornalismo, decidendo di sfruttare il grande potere della scrittura per comunicare al mondo i suoi interessi e le notizie più importanti. Collabora come redattrice con il giornale Bergamo Post e ha poi l’onore di frequentare il Corso di Giornalismo Ambientale Laura Conti organizzato da Legambiente. Qui conosce altri aspiranti giornalisti e insieme decidono di dare il loro contributo per informare l’Italia riguardo all’emergenza ambientale cui stiamo assistendo e di cui non molti sembrano essersi accorti. Per l’Ecopost Iris si occupa della redazione di contenuti e comunicazione sui Social Media.

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