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L’inverno è già finito? Gennaio 2020 il più caldo di sempre

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Le piogge e le nevicate di dicembre ci stavano illudendo che, forse, questo inverno sarebbe rientrato nei canoni della normalità. Invece eccolo qui, il riscaldamento globale, che bussa alla porta del nuovo anno e ci ricorda tempestivamente che è ancora tra noi. Il gennaio 2020 è stato infatti il più caldo mai registrato.

I dati scientifici

Lo dimostrano i dati del Copernicus Climate Change Service, secondo il quale, a livello globale, le temperature del gennaio di quest’anno sono state di 0,03 gradi superiori a quello del 2016, fino ad ora il più caldo registrato.

A livello europeo, la differenza è ancora più marcata. Il gennaio più caldo era stato infatti nel 2007, durante il quale si erano registrate temperature più basse di 0.2 gradi rispetto ad oggi. Tornando ancora più indietro nella storia, se paragoniamo la temperatura media di gennaio nell’era preindustriale, era di ben 1.4 gradi inferiore rispetto ad oggi.

Non è la prima volta che notizie simili raggiungono i canali di informazione mondiali. Nel febbraio dell’anno scorso infatti era trapelata la notizia che gli ultimi cinque anni siano stati i più caldi mai registrati a livello planetario, così come il decennio 2010-2019.

Qualche esempio

Un esempio forse non propriamente scientifico è quello delle temperature dell’area di Bergamo che, nel momento in cui scrivo, si aggirano intorno agli 11 gradi. Giovedì prossimo, poi, si dovrebbero raggiungere i 15 gradi. Un po’ anomalo per il mese di febbraio in una città molto vicina alle Alpi e che solitamente vede le precipitazioni nevose arrivare fino a marzo inoltrato.

Allontanandosi dall’Italia, ma non troppo, il villaggio di Sunndalsora, nell’ovest della Norvegia ha visto i 19 gradi il 2 di gennaio. Questo corrisponde a più di 25 gradi più della media del mese. La cittadina svedese di Orebro, inoltre, il 9 di gennaio ha registrato il giorno più caldo dal 1858.

Il Washington Post riporta che Helsinki, la capitale della Finlandia, ha superato gli zero gradi tutti i giorni di gennaio, il che è molto strano considerando che le temperature massime in questo mese sono di -1.1 gradi. Se poi prima tutte le mattine erano caratterizzate da quasi -7 gradi, quest’anno soltanto sette ore sono andate sotto i -6.7.

Restando nel nord del mondo, la temperatura media di gennaio nella capitale russa è stata sopra lo zero (0,1 gradi) per la prima volta in assoluto.

Nell’ Antardide argentina, invece, all’inizio di febbraio sono state raggiunte le temperature più alte di sempre: +18,3 gradi. Hanno superato definitivamente quelle del torrido 2015, dove avevano raggiunto il picco di 17,5 gradi.

L’importanza dei ghiacci

Questa ondata di calore ha ovviamente avuto effetti negativi anche sui ghiacci dei poli. Anzi, i ghiacci sono l’area del Pianeta che subisce gli effetti più immediati del riscaldamento globale. La copertura glaciale si è infatti abbassata nel gennaio del 2020 rispetto alla media 1981-2010. In Antartide l’estensione del ghiaccio ha raggiunto i 4,6 milioni di km2, ovvero 0,9 milioni al di sotto della media 1981-2010 di gennaio. Il 2020 è il quarto anno consecutivo con un’estensione notevolmente inferiore alla media di gennaio.

E’ importante soffermarsi sui poli poiché i ghiacci hanno un’importanza cruciale nel regolare la temperatura terrestre. Le superfici bianche infatti sono le uniche a poter riflettere le radiazioni del sole. Anch’esse, oltre all’effetto serra provocato dall’anidride carbonica, possono causare un aumento della temperatura. Lo scioglimento dei ghiacci sarà quindi causa di un ulteriore riscaldamento, e si creerà così un circolo vizioso inarrestabile.

Leggi anche: Riscaldamento globale, perché aumenta la temperatura?

Un mondo in fiamme

Anche nel resto del mondo, comunque, le temperature di questo gennaio sono state molto alte. Si pensi prima di tutto all’Australia, devastata dagli incendi per tutta la durata di gennaio. Ma, sempre secondo Copernicus, le temperature sono state molto al di sopra della media nella maggior parte degli Stati Uniti e del Canada orientale, in Giappone e in alcune parti della Cina orientale e del sud-est asiatico.

Leggi anche: L’Australia brucia ma il mondo pensa ad altro

Come ci ricorda la CNN, la comunità internazionale aveva dichiarato nell’accordo sul clima di Parigi che i paesi partecipanti si sarebbero adoperati per mantenere il riscaldamento globale limitato a 1,5 gradi.
Ma la media del mese scorso è stata tra gli 1,2 e 1,4 gradi celsius, avvicinandosi quindi molto pericolosamente a questa soglia.

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di Iris Andreoni
Feb 7, 2020
Nata a Milano nel 1991 ma bergamasca di adozione, è tornata nella sua città natale per conseguire la laurea specialistica in Lettere Moderne, un corso di studi che ha cambiato la sua vita e il suo punto di vista sul mondo. Ha infatti imparato ad approfondire e affrontare criticamente argomenti di varia natura e dare in questo modo priorità a ciò che nella vita è davvero importante. Il rispetto per l’ambiente è una di queste cose e, grazie ad alcuni libri e documentari, ma anche dopo due viaggi in Asia, Iris si interessa in modo particolare a questo ambito. Durante l’università scrive recensioni e interviste sul blog letterario Viaggio nello Scriptorium e, terminati gli studi, si appassiona al mondo del giornalismo, decidendo di sfruttare il grande potere della scrittura per comunicare al mondo i suoi interessi e le notizie più importanti. Collabora come redattrice con il giornale Bergamo Post e ha poi l’onore di frequentare il Corso di Giornalismo Ambientale Laura Conti organizzato da Legambiente. Qui conosce altri aspiranti giornalisti e insieme decidono di dare il loro contributo per informare l’Italia riguardo all’emergenza ambientale cui stiamo assistendo e di cui non molti sembrano essersi accorti. Per l’Ecopost Iris si occupa della redazione di contenuti e comunicazione sui Social Media.

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