I nostri partner - EERT

VISITA IL LORO SITO

L’ambiente minacciato: in Sri Lanka sfiorata la tragedia

Home » Cambiamento Climatico » Inquinamento » L’ambiente minacciato: in Sri Lanka sfiorata la tragedia
Tempo di lettura 3 minuti https://anchor.fm/lecopost/episodes/Tragedia-sfiorata-in-Sri-Lanka-a-fuoco-una-nave-con-270-mila-tonnellate-di-petrolio-ej9vna

A solo un mese e mezzo di distanza dal disastro ambientale che ha colpito le Mauritius, una nuova tragedia ha rischiato di consumarsi, questa volta, in Sri Lanka. Una petroliera, battente bandiera Panamense, che trasportava 270mila tonnellate di petrolio è rimasta coinvolta in un incendio. Stavolta l’uomo è riuscito risparmiare l’ambiente dall’ennesima marea nera; l’ultima parola agli esperti.

La dinamica dell’accaduto

Intorno alle 8 del 3 settembre nella sala macchine principale della New Diamond è divampato un incendio, a seguito dell’esplosione di una caldaia.

La petroliera, che navigava a 38 miglia nautiche al largo di Sangamankanda Point (ad est dello Sri Lanka), trasportava 270.000 tonnellate di petrolio dal porto di Meena Al Ahmadi in Kuwait al porto di Paradip in India.

Crediti: Sri Lankan Air Force Media

La Marina, l’Air Force, l’Autorità portuale dello Sri Lanka e la Marina e la Guardia costiera indiana hanno lavorato insieme per contenere l’incendio; mentre alcune navi hanno perimetrato l’area, nell’eventualità di una fuoriuscita di petrolio.

Leggi anche il nostro articolo: “Alluvioni estive, la nuova normalità italiana”

Necessario un intervento aereo e navale per poter raffreddare i fianchi della nave e l’utilizzo di acqua e sacchi di polvere chimica secca (DCP), i quali hanno fornito risultati positivi nel soffocare le fiamme a bordo. Un rimorchiatore ha trainato la nave a largo mentre il fuoco veniva domato.

Salvi i 21 membri dell’equipaggio; anche le condizioni di salute del terzo ufficiale di ingegneria della nave, ricoverato all’ospedale Kalmunai dopo aver subito delle lesioni, stanno tornando stabili. 

E’ stato purtroppo confermato che un marinaio filippino a bordo sia rimasto vittima al momento dell’esplosione della caldaia.

Un nemico per l’ambiente

L’incendio sulla nave non ha avuto alcun effetto sulle 270.000 tonnellate di petrolio immagazzinate; sono state adottate le misure necessarie per impedire che l’incendio si propagasse alle strutture di stoccaggio del greggio. Attualmente l’ipotesi di sversamento del carico nell’oceano sembra non sussistere.

Tuttavia, l’Autorità per la protezione dell’ambiente marino è pronta a prendere le misure necessarie per mitigare e gestire il rischio di una possibile fuoriuscita di petrolio in futuro.

Una volta che il petrolio viene immesso nell’ambiente provoca danni, spesso, irreversibili alla fauna e flora locali.

Quasi 100 ore dopo la segnalazione dell’emergenza, la Marina dello Sri Lanka e altre parti interessate sono state in grado di domare l’incendio. Il successo nella gestione di questo disastro ha scongiurato una grave catastrofe marittima.

Sul posto gli esperti

La Marina indiana e le squadre di salvataggio sono salite a bordo della nave in difficoltà e ne ispezioneranno l’interno.

Sebbene l’incendio sia stato completamente spento, esiste la possibilità che si ripresenti a causa dell’elevata temperatura all’interno della nave e delle condizioni dell’ambiente circostante. Pertanto, la Marina dello Sri Lanka è in massima allerta ed è pronta per qualsiasi emergenza.

Leggi anche il nostro articolo: “Disastro alle Mauritius: in mare mille tonnellate di petrolio”

Nel frattempo, una squadra di 10 esperti britannici e olandesi, tra cui esperti di operazioni di salvataggio, valutatori e un consulente legale, sono arrivati in Sri Lanka il 7 settembre in mattinata. Il team di esperti valuterà i danni arrecati alla nave. 

Di conseguenza, i procedimenti riguardanti quest’ultima saranno decisi in base alle loro raccomandazioni.

Il recente dramma delle isole Mauritius

 Il cargo giapponese Mv Wakashio, incagliato dal 25 luglio su una barriera corallina al largo di Mauritius con 4.000 tonnellate di petrolio, si è spezzata in due dopo averne perse oltre 1.000. L’ambiente circostante sta pagando il caro prezzo dell’ennesima incuria umana.

IL 25 luglio 2020 l’ambiente ha ricevuto un duro colpo da parte dell’incuria umana; perdendo, forse per sempre, un’ecosistema unico al mondo.

Le squadre di salvataggio hanno fatto di tutto per pompare le restanti 3.000 tonnellate di petrolio dalla nave. Il governo di Mauritius ha annunciato che chiederà all’armatore e all’assicuratore una compensazione per i danni. La giapponese Nagashiki Shipping si è detta disponibile a pagare eventuali danni. 

Jasvin Sok Appadu del ministero della pesca di Mauritius ha dichiarato che:

“Finora 38 carcasse di delfini son state portate a riva sulle spiagge. I risultati dell’autopsia chiariranno meglio la situazione”.

L’estrazione ed il trasporto del petrolio da parte dell’uomo hanno più volte stravolto e distrutto interi ecosistemi; la totale ripresa di questi ultimi non sempre è scontata. Ora più che mai è essenziale che l’umanità faccia i conti con una realtà senza petrolio. La strada è lunga e probabilmente gli interessi verranno prima del buon senso.

Urge un cambiamento ed una presa di coscienza collettiva, solo così si potrà aspirare al cambiamento.

I nostri partner - VAIA

VISITA IL LORO SITO

di Beatrice Martini
Set 8, 2020
Nata nel 1993 a Roma, laureanda in Scienze Biologiche. Grazie alla sua famiglia fin da piccola si appassiona alla natura e alla conservazione di quest’ultima decidendo di farne una missione nella vita. Questo la porta in giovane età ad affacciarsi al mondo della subacquea e della fotografia naturalistica, partecipando a corsi (Scuola di fotografia Emozioni Fotografiche) e workshop in tutta Italia, come il “Marine Wildlife 2018” con Canon presso Tethys Research Institute. Durante il liceo vince due premi letterari che la portano ad appassionarsi al giornalismo, specialmente quello ambientale. Affascinata dai lavori delle sue mentori, Ami Vitale e Cristina Mittermeier, punta a diventare anche lei una foto/videoreporter per la conservazione dell’ambiente. Crede fortemente nel potere della parola e delle immagini attraverso le quali spera, un giorno, di poter dare un contributo per la salvaguardia del Pianeta. Nel 2020, grazie a L’Ecopost, le viene data l’occasione di poter affacciarsi al giornalismo e alla denuncia ambientale.

Leggi anche: