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Cala l’inquinamento, 11.000 morti in meno in Europa

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A fronte delle migliaia di tragedie che il COVID-19 sta causando, il calo drastico dell’inquinamento in tutto il mondo ne ha evitate altrettante. Lo si legge in uno studio del Center for Research on Energy and clean Air (CREA): 11.000 morti per inquinamento atmosferico evitati in Europa per il crollo del consumo di carbone e petrolio.

Perché l’inquinamento causa morti?

Potremmo già essere sicuri della veridicità dello studio utilizzando la logica, o semplicemente mettendo un piede fuori casa e respirando un’aria decisamente più pulita. Però è utile dare uno sguardo ai dati.

Secondo lo studio, le due sostanze più dannose presenti nell’aria sono il biossido di azoto e il particolato. Questi insieme causano ogni anno 470 mila morti per malattie quali insufficienza cardiaca (40%), disturbi polmonari come bronchiti ed enfisemi (17%), infezioni e diabete (17%), ictus (13%) e cancro (13%).

Il motivo per cui queste sostanze causano o alimentano queste malattie lo ha spiegato al World Economic Forum Guojun He, professore alla Facoltà di Ambiente e Sostenibilità dell’Università Scienza e Tecnologia di Hong Kong.

“Poiché le particelle sono così piccole – dice He – possono penetrare nei polmoni e nel sistema sanguigno. Da lì possono fluire attraverso tutto il corpo e arrivare al cuore e al cervello. Se qualcuno ha malattie respiratorie o cardiovascolari preesistenti, il particolato può innescare un infarto o un ictus.

Inoltre il corpo ha una risposta infiammatoria al particolato, poiché è proprio ciò che accade quando un corpo esterno entra nel sistema. Per impedire che faccia del male ad altri organi, il corpo invia le sue truppe, ovvero il sangue, verso il “nemico” e questo provoca infiammazione.

Non si tratta però solo un problema fisico. Quando le particelle di fumo entrano nel cuore e nel tuo cervello, sembra che queste possano danneggiare anche le capacità cognitive.

Italia primo paese per morti da inquinamento di NO2

L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) stima che le morti premature nel mondo per l’inquinamento raggiungano 4,2 milioni. Anche se, secondo recenti ricerche, ciò sottostimerebbe l’impatto delle malattie cardiovascolari.

Secondo le stime dell’Agenzia europea dell’ambiente (2019) l’Italia è il primo Paese in Europa per morti premature da biossido di azoto, con 14.600 vittime l’anno. Questo è dovuto anche al fatto che l’Italia sfora sistematicamente i limiti di inquinamento atmosferico consentiti dall’UE. A gennaio Milano si era posizionata quinta nella classifica delle città più inquinate del mondo. Inoltre, l’età media italiana è molto più alta rispetto ad altri paesi europei e, quindi, vi sono più persone soggette a malattie respiratorie.

Con il lockdown questi livelli si sono abbassati drasticamente, come ha rilevato l’Esa grazie ai satelliti Copernicus che monitorano lo stato di salute del Pianeta. Madrid, Milano e Roma hanno visto una riduzione di circa il 45%, mentre Parigi un calo del 54%.

Leggi anche: “Milano vuole tenere basso l’inquinamento anche dopo il virus”

Sempre secondo CREA, questo avrebbe evitato il maggior numero di decessi in Germania (-2.083), nel Regno Unito (1.752), in Italia (1.490), in Francia (1.230) e in Spagna (1.081).

Proiettando queste stime alla Cina, un paese che ospita 1/5 della popolazione mondiale, le morti evitate potrebbero essere miliardi. Il professor He, ai tempi dell’intervista ancora ignaro di ciò che il COVID-19 avrebbe provocato, ha affermato che “più di 3,7 miliardi di vite potrebbero essere salvate ogni anno in Cina se l’intera nazione mantenesse i livelli di particolato sotto i PM10”.

morti inquinamento
In occasione delle Olimpiadi 2008 a Beijing, in Cina, la comunità internazionale ha mostrato preoccupazione per i livelli di inquinamento del Paese. A fronte di questo, sono state implementate le regolamentazioni per ridurre le emissioni. Questo ha portato a una pulizia dell’aria di Beijing senza precedenti e il grafico mostra il calo impressionante della mortalità dopo i Giochi (la linea tratteggiata).

Meno inquinamento, meno malattie

Gli esperti sanitari hanno dichiarato che i risultati rispecchiano la loro esperienza durante la pandemia. Fermo restando che non sono state prese in considerazione le persone affette da COVID-19, il dottor LJ Smith, consulente di medicina respiratoria all’ospedale King’s College di Londra ha dichiarato al Guardian. “Abbiamo visto molti meno pazienti ricoverati con esacerbazioni di asma e polmonite nell’ultimo mese e non c’è dubbio che un calo dell’inquinamento atmosferico sia parte del motivo”.

Stando allo studio, questo miglioramento della qualità dell’aria potrebbe anche evitare 6.000 nuovi casi di asma nei bambini e 1.900 visite al pronto soccorso per attacchi di asma.

Non dobbiamo gioire, ma imparare la lezione

Nonostante i risultati positivi, l’autore dell’analisi Lauri Myllyvirta non ha esultato. “Sono molto in conflitto per tutto questo. – dice Myllyvirta – Le persone stanno morendo. Le misure che siamo stati costretti a prendere (a causa del virus, ndr.) stanno causando molte difficoltà economiche e di altro tipo. Questo però è un esperimento senza precedenti di riduzione del consumo di combustibili fossili”.

Leggi anche: “La natura trionfa nelle città deserte”

E continua. “Spero che questo fatto possa indurre le persone a pensare E se avessimo questo tipo di qualità dell’aria non perché tutti sono costretti a stare seduti a casa ma perché siamo riusciti a passare al trasporto pulito e all’energia? Dobbiamo sperare che questo virus ci aiuti nella lotta ai cambiamenti climatici e ad altre sfide più grandi, piuttosto che riportarci indietro.

Il virus non sarebbe stato così mortale

Come ha affermato il fisico e membro del CNR Antonello Pasini in un’intervista insieme a L’Ecopost (che sarà pubblicata a breve) condotta dai Giovani Democratici di Prato, è facile che venga trasmessa l’idea che in questi giorni siamo costretti a scegliere tra la nostra salute e quella dell’aria. In realtà è tutto il contrario. Con un’aria più pulita il virus non sarebbe stato così mortale, poiché avrebbe trovato corpi più resistenti e meno affetti da patologie polmonari pregresse.

Per non parlare degli allevamenti intensivi e il nostro modello di consumo, che è stata causa diretta della diffusione del virus. Ma di questo parliamo in altri, più mirati articoli (come “Virus: lo sfruttamento ambientale li fa esplodere”).

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di Iris Andreoni
Mag 5, 2020
Nata a Milano nel 1991 ma bergamasca di adozione, è tornata nella sua città natale per conseguire la laurea specialistica in Lettere Moderne, un corso di studi che ha cambiato la sua vita e il suo punto di vista sul mondo. Ha infatti imparato ad approfondire e affrontare criticamente argomenti di varia natura e dare in questo modo priorità a ciò che nella vita è davvero importante. Il rispetto per l’ambiente è una di queste cose e, grazie ad alcuni libri e documentari, ma anche dopo due viaggi in Asia, Iris si interessa in modo particolare a questo ambito. Durante l’università scrive recensioni e interviste sul blog letterario Viaggio nello Scriptorium e, terminati gli studi, si appassiona al mondo del giornalismo, decidendo di sfruttare il grande potere della scrittura per comunicare al mondo i suoi interessi e le notizie più importanti. Collabora come redattrice con il giornale Bergamo Post e ha poi l’onore di frequentare il Corso di Giornalismo Ambientale Laura Conti organizzato da Legambiente. Qui conosce altri aspiranti giornalisti e insieme decidono di dare il loro contributo per informare l’Italia riguardo all’emergenza ambientale cui stiamo assistendo e di cui non molti sembrano essersi accorti. Per l’Ecopost Iris si occupa della redazione di contenuti e comunicazione sui Social Media.

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