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Greta e 15 giovani hanno sporto denuncia contro gli inquinatori

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In questi giorni si è tenuto il Climate Action Summit, un incontro tra tutti i Paesi facenti parte dell’ONU, dove ogni Stato ha presentato le contromisure che verranno adottate per far fronte ai cambiamenti climatici. Un’occasione come poche per innalzare il livello di attenzione verso il problema. La giovane Greta Thunberg, ospite d’eccezione dell’evento, ha subito colto l’opportunità per dirne quattro ai rappresentanti dei vari stati, grazie ad un discorso che è diventato virale in pochissime ore. Ma la giovane attivista svedese non si è limitata solo a questo. Insieme ad altri 15 giovani Greta ha infatti presentato al cospetto delle Nazioni Unite un reclamo per difendere il proprio diritto al futuro.

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La Convenzione dei diritti sull’infanzia

La base giuridica su cui si basa la mozione è un documento redatto dalle Nazioni Unite circa 30 anni fa che è anche uno di quelli firmati dal maggior numero di paesi membri. La Convenzione dei Diritti sull’Infanzia impegna gli stati firmatari ad impegnarsi per garantire un futuro che possa essere il più florido possibile per le future generazioni. I 15 ragazzi che hanno presentato il ricorso provengono da 12 nazioni diverse. I 5 paesi verso cui la denuncia è indirizzata sono quelli che più hanno contribuito storicamente ad emettere CO2 nell’atmosfera tra i sottoscrittori dell’accordo.

Leggi il nostro articolo: “Il discorso virale di Greta all’ONU e i numeri della politica”

Si tratta di Germania, Francia, Brasile, Argentina e Turchia. Stati Uniti e Cina non risultano infatti tra i Paesi che hanno ratificato l’accordo. L’accusa è quella di non essere stati in grado di mantenere fede ai propri doveri verso le future generazioni.

Il contenuto della denuncia di Greta e dei 15 giovani

All’interno del documento presentato alle Nazioni Unite le richieste dei 15 giovani sono più che ragionevoli. Così come il movente dell’accusa: “Questi Paesi non hanno utilizzato le proprie risorse per prevenire le conseguenze dell’attuale crisi climatica, ampiamente previste dalla scienza. Né tanto meno hanno cooperato in maniera efficiente con altre nazioni per mettere provare a risolvere il problema”. Ma non finisce qui. Il documento porta infatti alla luce l’inadeguatezza delle misure che verranno attuate per ridurre le emissioni di CO2. I tagli previsti, infatti, non impediranno alla temperatura di alzarsi di almeno 2 gradi.

Leggi il nostro articolo: “I giovani al summit ONU: “Viviamo con la paura del futuro”

Questa soglia, che è stata inserita nel Paris Agreement come obiettivo minimo, non è infatti rassicurante. La scienza ha previsto come con un tale aumento della temperatura non fermerebbe alcuni degli effetti più immediati e devastanti del cambiamento climatico come l’aumento in intensità e frequenza delle ondate di calore, l’aumento del livello dei mari, il declino della redditività dei campi coltivabili in giro per il mondo e via dicendo. La richiesta è dunque quella di aumentare le ambizioni dei piani per il clima in sintonia con le nazioni di tutto il mondo.

Uno scenario già visto

Non è la prima volta che dei cittadini denunciano le istituzioni, ree di non prendere contromisure adeguate alla crisi climatica in atto. A Marzo, in Francia, alcuni gruppi ambientalisti, inclusi Greenpeace e Oxfam, hanno presentato una mozione contro il governo francese. Il motivo dell’accusa l’inadeguatezza delle politiche messe in atto da Macron per mitigare i cambiamenti climatici. In Olanda, circa un anno fa, un tribunale ha emesso una sentenza in cui ordinava al governo di accelerare la riduzione delle emissioni, attribuendo ai cambiamenti climatici un alto grado di pericolosità ed urgenza. Scenari simili si sono verificati anche in altri paesi, tra cui anche gli Stati Uniti.

Leggi il nostro articolo: “Per fermare i cambiamenti climatici serve (anche) una rivoluzione popolare”

Nella maggior parte dei casi chi ha presentato la mozione ha poi vinto la causa. Questo è stato reso possibile proprio dall’affidabilità delle teorie scientifiche che trattano il problema della crisi climatica. Anche in Italia un gruppo di cittadini e associazioni si sono riuniti sotto il nome di “Giudizio Universale” e sono già all’opera per denunciare il nostro Governo. D’altronde l’urgenza del problema ed il ritardo con il quale si è iniziato ad affrontarlo richiedono anche azioni di questo tipo.

Leggi il nostro articolo: “Lo sciopero per il clima? Non è solo una scusa per saltare la scuola”

Ad essere franchi, non resta altro da fare che provarle tutte. Dagli scioperi, alle denunce, fino alle più radicali azioni messe in atto da Extinction Rebellion. Greta non è sola in questa battaglia. Al contrario, ha alle sue spalle un esercito di cittadini che si sono stancati di guardare inermi mentre il proprio futuro va in fumo e che faranno di tutto per vincere questa battaglia. Insomma, per dirla da “gretini”: “Il cambiamento sta arrivando, che vi piaccia o meno”.

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di Luigi Cazzola
Set 25, 2019
Nato nel 1991 a Fano, laureato in Lingue e Comunicazione. Marketer di professione e diverse esperienze all’estero alle spalle. Da ormai qualche anno ambientalista convinto, a Settembre 2018 arriva la svolta che stava aspettando. Viene selezionato per il “Corso di Giornalismo Ambientale Laura Conti”, dove può finalmente approfondire tematiche relative tanto al giornalismo quanto all’ambiente. Fermamente convinto che la lotta al cambiamento climatico sia la più importante battaglia della sua generazione, decide di mettere le competenze acquisite al servizio di tutti per accrescere la consapevolezza legata a questo tema e fornire consigli pratici per orientare le scelte dei singoli verso un approccio più green grazie ad un consumo più critico e consapevole. Per L’Ecopost si occupa di redazione di contenuti, sviluppo Front-End e comunicazione sui Social Media.

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