Il Green Diesel di Eni non è sostenibile, proprio come ogni altro combustibile fossile. Il protagonista della storia, nonché autore del misfatto, è la nota azienda distributrice di carburante per automobili. E’ infatti dal 2016 che ENI pubblicizza il suo carburante Eni Green Diesel+ come opzione ecocompatibile, ingannando, di fatto, i consumatori. Legambiente ha denunciato l’azienda, la quale è stata multata con la massima penale: 5 milioni di euro per “pratica commerciale ingannevole“.
Cos’è il Green Diesel Eni e perché non è sostenibile
Il gasolio Green Diesel di Eni contiene una componente del 15% di olio vegetale, chiamata HVO (Hydrotreated Vegetable Oil). In Italia il biodiesel è prodotto presso presso le raffinerie Eni di Venezia e di Gela, che utilizzano l’olio di palma grezzo e i suoi derivati.
L’olio di palma è rinnovabile. Ma..
L’olio di palma è, certo, una fonte rinnovabile. Eni, in sua stessa difesa, aveva sottolineato l’intuitiva evidenza del minore impatto ambientale di questo carburante, in quanto contiene, oltre alla componente fossile, anche quella rinnovabile.
Ciò, però, non giustifica l’etichettatura dell’intero prodotto come “green”, “sostenibile” o “rinnovabile” o addirittura “che si prende cura dell’ambiente”. Termini che abbiamo trovato sin dal 2016 su televisione, radio, giornali, cinema, web e stazioni di servizio. Tanto più che i fruitori di questi media spesso non sono in grado di distinguere il significato assoluto di una frase da quello, invece, relativo.
La prima accusa quindi è stata quella della strumentalizzazione, da parte di ENI, della crescente sensibilità alle tematiche ambientali delle persone per un prodotto il cui contributo ecologico è, nei fatti, ambiguo, minimo o addirittura indimostrato.
La componente rinnovabile è infatti definita “sostenibile” dalla normativa solo se garantisce una riduzione delle emissioni di CO2 almeno pari al 50% rispetto alla componente fossile. Per la riduzione delle emissioni da parte del biodiesel vi sono, invece, molte incertezze. L’AGCM (Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato), evidenzia che per “alcune delle vantate caratteristiche del prodotto, come l’ingente riduzione delle emissioni di gas serra, non esiste alcuna giustificazione o calcolo”.
Il Green Diesel di Eni non è sostenibile
Nel Green Diesel di Eni vi sono altri gravi problemi. Infatti, i danni ambientali e umani causati dalla coltivazione di palme da olio sono tristemente noti. L’olio di palma proviene principalmente dall’Indonesia dalla Malesia, due paesi dove sono stati registrati imponenti tassi di deforestazione negli ultimi due decenni, anche a causa di queste coltivazioni.
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Per questi motivi, l’Europa ha già etichettato l’olio di palma nel gasolio come insostenibile. La coltivazione di queste piante è infatti tra le principali cause nella distruzione delle foreste pluviali e della fauna selvatica. Secondo uno studio per la Commissione europea, il biodiesel prodotto con olio di palma sarebbe, anzi, tre volte peggiore per il clima rispetto a un prodotto diesel normale, se si tiene conto delle emissioni indirette causate dallo sfruttamento non sostenibile delle risorse naturali.
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Una decisione storica
Il presidente di Legambiente, Stefano Ciafani, sottolinea che «Quella di oggi è decisione storica, perché per la prima volta in Italia si parla ufficialmente di greenwashing. Finalmente viene anche smascherato questo grande inganno ai danni dei cittadini da parte di uno dei maggiori nemici del clima qual’ è Eni.”
“L’Autorità garante della concorrenza e del mercato – continua Ciafani – ci ha dato ragione, ma non basta. Ora è tempo che anche il Governo scommetta davvero su un Green New Deal italiano, iniziando proprio dalla definizione immediata di una strategia di uscita graduale ma netta e inesorabile dai 19 miliardi di euro di sussidi diretti e indiretti alle fonti fossili. Devono anche interrompere gli incentivi all’uso dell’olio di palma nel diesel”.
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Il diesel non mai è sostenibile
Perché sì, in Europa vi sono degli ingenti incentivi per la produzione di biodiesel. Si parla di 4,7 miliardi di euro messi a disposizione dal 2018 al 2022. E’ per questo che, se l’olio di palma è stato ridotto notevolmente (-11%) per la produzione di cibo e mangimi, è invece aumentato del 3% come componente dei carburanti. Gli europei, quindi, mangiano meno olio di palma ma ne consumano sempre di più e senza saperlo per le loro auto.
Fortunatamente il suo uso verrà gradualmente ridotto a partire dal 2023 con l’obiettivo della completa assenza nel 2030. L’Eni Diesel+ non è, quindi, sostenibile. Come ha dichiarato Veronica Aneris, responsabile Transport & Environment (T&E), “in Italia non esiste il diesel green. Le compagnie petrolifere devono smettere di cercare di indurre in errore cittadini e politici con il falso claim del diesel che rispetta l’ambiente e la salute. Dovrebbero invece investire in soluzioni realmente sostenibili, come l’elettricità rinnovabile e i biocarburanti avanzati. E il governo deve fare la sua parte nello spingere le multinazionali dei fossili a dare il giusto contributo nella transizione a emissioni zero“.
Non rimane più tempo per scegliere il “meno peggio”, sempre che lo sia. La chiave è uscire dal meccanismo di sfruttamento delle fonti fossili, senza raggiri ed escamotage delle aziende verso chi realmente vorrebbe rispettare l’ambiente.