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Aggiornamento su Extinction Rebellion: 1.400 arresti a Londra

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Continuano le proteste e le azioni di disturbo del movimento ambientalista Extinction Rebellion. Dopo 11 giorni dall’inizio delle manifestazioni le istituzioni stanno iniziando a dare le prime risposte. Purtroppo, però, non sono quelle che si aspettavano gli attivisti. Nel Regno Unito sono già più di 1.400 gli arresti. Ma XR non ha alcuna intenzione di fermarsi.

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Non solo arresti. Sgomberato anche un climate camp di Extinction Rebellion

Le forze dell’ordine inglesi sono state incaricate dal governo di iniziare ad usare il pugno duro contro i manifestanti. Così, nella notte tra il 14 ed il 15 ottobre, la polizia ha iniziato a sgomberare il climate camp di Trafalgar Square. Alcuni attivisti hanno deciso di incatenarsi per non essere portati via. Altri hanno invece raccolto le proprie cose per spostarsi in altre zone della città occupate da XR.

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Il tutto, come sempre, in maniera totalmente pacifica e non violenta. Immediate le critiche dei portavoce dell’organizzazione: “Le persone hanno il diritto di protestare e ciò che stanno facendo è potenzialmente illegittimo”. Molti protestanti si sono trasferiti al campo base di Vauxhall ma non è da escludere che ben presto anche quell’area venga sgomberata.

Anche George Monbiot in manette

Il celebre giornalista George Mobiot, collaboratore del Guardian e non solo, si è già da tempo apertamente schierato a favore delle proteste.

Solamente qualche settimana fa ha iniziato a circolare in rete un video di sensibilizzazione sul tema del climate change in cui compare proprio Monbiot insieme a Greta Thunberg. Nella giornata del 16 ottobre il giornalista inglese ha deciso deliberatamente di farsi arrestare, come confermato anche da un suo articolo pubblicato sul Guardian lo stesso giorno: “Da nessuna parte sulla faccia della Terra le azioni dei governi sono proporzionali alla catastrofe che dovremo affrontare. Uno dei problemi principali è proprio l’assenza di dibattito sul tema e la necessità di informare l’opinione pubblica riguardo questa crisi”.

Più di 1.000 arresti anche tra gli attivisti di Extinction Rebellion a Bruxelles

Le proteste proseguono, non solo nella capitale inglese, ma anche in altre 60 città sparse in tutto il globo. Le peggiori immagini provengono però da Bruxelles, città simbolo dell’Unione Europea. Proprio lì dove andrebbero prese le più radicali decisioni su come affrontare il problema dei cambiamenti climatici la polizia ha provato ad allontanare i protestanti dalle aree occupate utilizzando dei cannoni ad acqua.

Come se non fosse abbastanza, e visto il perdurare delle proteste, i manifestanti sono stati colpiti anche da spray urticanti. Gli arresti di attivisti di Extinction Rebellion, anche nella capitale belga, sono più di 1.000. Una serie di contromisure a dir poco esagerate se si pensa che si tratta di una protesta totalmente pacifica e non-violenta che ha il solo scopo di reclamare a gran voce un diritto al futuro che, fino a quando non cambierà nessun atteggiamento da parte delle istituzioni, ad oggi viene calpestato ogni giorno che passa.

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La resistenza di Extinction Rebellion. Non basteranno un migliao di arresti

Nonostante si trovino di fronte ad una situazione che potrebbe degenerare da un momento all’altro, gli attivisti di Extinction Rebellion stanno dando un grande esempio di coerenza e fermezza a tutto il mondo. Non ci sono arresti o cannoni ad acqua che tengano. I protestanti proseguono imperterriti con le loro attività di disturbo. Hanno infatti più volte dichiarato che non si fermeranno fino a quando non saranno accolte le loro richieste. Poco importa se il prezzo da pagare darà alto.

Il movimento, nato meno di un anno fa, si aggrappa a dei forti ideali e ad una organizzazione di ferro. Tutti gli attivisti vengono costantemente formati, soprattutto per quanto riguarda il concetto della non-violenza. Sui canali social dell’organizzazione è anche spuntato un video in cui due manifestanti sono saliti sul tetto di un treno della Metropolitana londinese con diversi cittadini intenti a lanciargli oggetti per farli desistere. Le proteste continuano e noi continueremo ad aggiornarvi. Se lo scopo è quello di far cambiare marcia alle istituzioni riguardo la crisi climatica, non resta che continuare a manifestare. Prima o poi dovranno ascoltare.

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di Luigi Cazzola
Ott 18, 2019
Nato nel 1991 a Fano, laureato in Lingue e Comunicazione. Marketer di professione e diverse esperienze all’estero alle spalle. Da ormai qualche anno ambientalista convinto, a Settembre 2018 arriva la svolta che stava aspettando. Viene selezionato per il “Corso di Giornalismo Ambientale Laura Conti”, dove può finalmente approfondire tematiche relative tanto al giornalismo quanto all’ambiente. Fermamente convinto che la lotta al cambiamento climatico sia la più importante battaglia della sua generazione, decide di mettere le competenze acquisite al servizio di tutti per accrescere la consapevolezza legata a questo tema e fornire consigli pratici per orientare le scelte dei singoli verso un approccio più green grazie ad un consumo più critico e consapevole. Per L’Ecopost si occupa di redazione di contenuti, sviluppo Front-End e comunicazione sui Social Media.

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