Dietro i prodotti di largo consumo, alcuni anche tipicamente italiani come il caffè, si cela una massiccia, sistematica deforestazione: è quello che emerge da un report del WWF (fonte di tutti i dati riportati in questo articolo)
Sembra che ci siamo abituati agli incendi in Amazzonia, alla scomparsa del polmone verde della terra, alla deforestazione. Notizie divenute abituali, niente che ci sconvolge (quasi) più: spesso l’abitudine ci fa dimenticare l’importanza delle foreste.
Negli ultimi 30 anni sono stati deforestati 420 milioni di ettari di terreni, più o meno come la superficie dell’intera Unione europea (UE). Il saldo tra deforestazione e creazione di nuove foreste è negativo per 178 milioni di ettari, un’area equivalente a quella della Libia. Ma a quale scopo?
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Quali sono le cause della deforestazione?
La conversione delle foreste in terreni agricoli è responsabile del 73% della deforestazione e ne è oggi la prima causa nelle aree tropicali e subtropicali del nostro pianeta.
È il Brasile il paese con il tasso di deforestazione più alto e raccapricciante. Negli ultimi 30 anni, 65 milioni di ettari di foresta amazzonica brasiliana sono stati trasformati in pascoli e campi coltivati. Questa espansione della produzione ha portato benefici sociali in alcune regioni. Sì, ma a che prezzo? Il prezzo è l’aumento delle disuguaglianze sociali in altre regioni, il contributo ai cambiamenti climatici a livello locale ed il potenziale di alterare il sistema climatico su scala planetaria.
Deforestazione incorporata: il ruolo dell’UE e dell’Italia
Ciò che viene sottolineato nel report è la stretta correlazione tra la deforestazione, in particolare in Sud America, ed il consumo di prodotti nell’UE ed in Italia.
Dal 2013 la commissione europea analizza tale relazione. Essa è riassunta nel concetto di ‘’embedded deforestation’’, cioè quanta ‘deforestazione è incorporata nella produzione di alcuni beni e servizi. Con le sue importazioni, risulta che l’UE è responsabile del 10% della deforestazione globale.
Deforestazione e Made in Italy?
Anche la responsabilità dell’Italia è tutto fuorché trascurabile. È diffuso infatti l’utilizzo di carni e mangimi provenienti da deforestazione indiretta per la produzione delle eccellenze del made in Italy, come salumi e formaggi. Non sono esenti nemmeno i prodotti IGP: ne è un esempio la bresaola, in parte proveniente da cosce congelate di zebù (Bos taurus spp) un bovino allevato prevalentemente in Brasile.
Quali sono i prodotti responsabili della deforestazione?
Soia, carne di manzo, legno e olio di palma, i principali, a cui si aggiungono caffè, pellame ed i lattiero-caseari.
Carne bovina
L’allevamento bovino è il primo driver della deforestazione. Circa l’80% della distruzione della Foresta Amazzonica deriva da questo settore. Un quinto (17%) della carne bovina importata in Unione europea dal Brasile è legato alla deforestazione illegale. Anche l’Italia importa 1/3 delle carni bovine dall’Amazzonia , rendendo il Brasile la prima fonte di carne proveniente dall’estero . Il nostro Paese ha indotto in media una deforestazione che va da 11.153 ha/anno (ipotesi di massimo) a circa 5.900 (ipotesi di minimo).
Soia
Segue la soia, la cui produzione è aumentata negli ultimi 50 anni a causa dell’incremento del consumo di carni: la soia è destinata infatti per l’80% alla produzione di farine usate. Di questo, il 97% è destinato ai mangimi animali. E’ il Brasile il maggiore produttore e L’UE è al secondo posto al mondo per importazione di questo legume, dopo la Cina. Bisogna sottolineare che un quinto della soia importata in UE dal Brasile è legata a deforestazione illegale. L’Italia è al terzo posto in UE per importazioni di farina di soia che hanno indotto una deforestazione media di circa 16.000 ha/anno.
Caffè
Dopo l’acqua, il caffè è la bevanda più consumata al mondo, ogni giorno.
Secondo i dati, la produzione di caffè dovrà triplicare entro il 2050 per soddisfare la domanda globale: il 60% dell’area che sarebbe idonea a coltivare il caffè nel 2050 è oggi coperta da foreste. L’Europa rappresenta il 33% del consumo globale di caffè. I Paesi da cui proviene il caffè bevuto in Europa sono il Brasile (il 31% delle importazioni extra-Ue) e Vietnam (22%). L’Italia è il secondo maggiore importatore di caffè in UE, dopo la Germania.
Legno
Nell’ambito dei settori legno-arredo e della carta l’Italia riveste un doppio ruolo: da un lato quello di un importatore pressoché netto di materie prime grezze e/o semilavorate, dall’altro quello di un forte esportatore di prodotti finiti.
La deforestazione potenziale associata all’import italiano di legno e prodotti derivati tra il 2010 e il 2018 oscilla complessivamente tra 99.135 ha (stima per difetto) e 313.896 ha (stima per eccesso), il 95% dei quali dovuti all’import diretto.
Pellame
L’Italia ha un ruolo da protagonista in questo ambito per quanto riguarda l’approvvigionamento della pelle, di cui è il massimo importatore al mondo, per fornire alcune delle più importanti industrie del Made in Italy: moda, arredamento, automotive. L’Italia è il 2° maggiore importatore al mondo di pelli dal Brasile, dopo la Cina. Comprare pellame in Brasile significa essere di fronte ad un alto rischio di avere a che fare con la deforestazione.
Cosa significa quindi davvero ‘’qualità’’ ed ‘’eccellenza’’? Siamo spesso ignoranti circa l’origine dei prodotti che consumiamo abitualmente. Forse, scorgere dietro le etichette l’ombra di una sistematica deforestazione può insegnarci ad adottare un’inedita, più responsabile prospettiva per rispondere a queste domande.
Consigliamo la visione del documentario Deforestazione Made in Italy , ”una storia che mette in discussione il concetto di “eccellenza”, indagando angoli bui di un sistema di produzione globalizzato.”