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Il tempo dei dubbi è finito. I cambiamenti climatici sono qui, ora.

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Caldo record in quasi ogni parte del mondo, siccità, ghiacciai che si sciolgono ad una velocità mai vista prima, alluvioni e ondate di caldo. Tutti scenari già ampiamente previsti dagli scienziati di tutto il mondo. La causa di tutto ciò è una sola e, come se ci fosse bisogno di tutto questo per confermarlo, si chiama riscaldamento globale. In un’annata che potrebbe passare alla storia come la più influenzata dai cambiamenti climatici, le notizie di eventi estremi che si succedono ogni giorno nei giornali di tutto il mondo non lasciano più spazio ad alcun tipo di interpretazione al di fuori di quella da anni paventata dai climatologi. Il cambiamento climatico esiste e, se niente sarà fatto per contrastarlo, avrà conseguenze terrificanti.

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Giugno è stato il più caldo della storia

Il mese di giugno del 2019 è stato il più caldo mai registrato da quando c’è disponibilità di dati. Ad annunciarlo è stata l’ Agenzia dei Satelliti dell’Unione Europea. I dati che hanno portato a questa conclusione sono stati registrati dal Copernicus Climate Change Service per poi essere analizzati dallo European Centre for Medium-Range Weather Forecasts. La temperatura media in tutta Europa è stata di 2 gradi al di sopra della media con picchi di 6-10 °C in Francia, Germania e nord della Spagna. Gli esperti hanno inoltre espresso la loro preoccupazione per l’aumento della probabilità del verificarsi di simili scenari anche nel prossimo futuro, con un grado di probabilità 5 volte maggiore rispetto alla norma.

La recente ondata di calore ha infranto ogni record in Francia toccando la temperatura più alta mai registrata nel paese (45,9 °C). Alcune zone della Spagna sono state messe in ginocchio da incendi di una portata altamente distruttiva. Il nostro paese viene messo a ferro e fuoco da bombe d’acqua di portata apocalittica. Peter Stott, uno studioso dei cambiamenti climatici del Met Office, ha dichiarato che “un’ondata di calore del genere sarebbe stata più mite di 4°C se si fosse verificata 100 anni fa”. I dati, ancora una volta, non lasciano scampo.

Anche l’Alaska brucia: toccati i 32 °C

Questa serie di avvenimenti preoccupanti non hanno però colpito solamente l’Europa. Nella città più fredda degli Stati Uniti, Anchorage (Alaska), sono stati raggiunti i 32,2 °C. La stessa temperatura della Florida. Il record precedente risale al 1969 quando furono toccati i 29 °C. La temperatura media, in questa stagione, dovrebbe invece essere intorno ai 18 °C. Secondo gli esperti l’aumento della temperatura nella regione, verificatasi negli ultimi anni, è dovuto al riscaldamento dell’Oceano Artico. I dati su scale temporali più ampie ci dicono inoltre che l’intera regione si sta scaldano due volte più velocemente rispetto alla media globale.

Le conseguenze di tutto ciò sono quelle che, ormai e a malincuore, conosciamo bene. Oltre a provocare lo scioglimento di ampie aree di ghiacciai che esistevano da milioni di anni, il clima secco e il caldo, in regioni con una così fitta vegetazione, finiscono per scatenare numerosi incendi. Il che significa un’ulteriore immissione di anidride carbonica nell’atmosfera e una contemporanea perdita di alberi, la migliore tecnologia che abbiamo per contrastare i cambiamenti climatici.

I cambiamenti climatici lasciano l’India senz’acqua

La situazione più preoccupante su scala globale, da un punto di vista umanitario, si sta tuttavia verificando in India. Alcune zone del paese, tra cui la regione del Chennai, sono vittima di un periodo di siccità che dura da più di 200 giorni. Nelle aree più aride sono state toccate temperature al di sopra dei 50 °C. Fiumi e laghi in diverse regioni hanno iniziato a prosciugarsi e la disponibilità di acqua potabile diminuisce di giorno in giorno. Le persone hanno smesso di lavare i vestiti per salvaguardare le poche riserve idriche a disposizione e l’IMD ha dichiarato che la popolazione è a rischio di contrarre malattie gravi indipendentemente dalle fasce d’età. La causa principale di tutto ciò è un ampio ritardo nell’arrivo del periodo delle piogge.

Secondo un articolo comparso sul quotidiano La Stampa, inoltre, le razioni di acqua potabile nella penisola asiatica vengono distribuite solamente ai ricchi, con conseguenze devastanti sulla maggior parte della popolazione più povera. Un’ulteriore riprova di ciò che ha già previsto l’ONU: a salvarsi dai cambiamenti climatici potrebbe essere solamente la fascia più abbiente della popolazione mondiale ovvero proprio quella più responsabile del riscaldamento globale.

Una situazione simile si era verificata anche in Australia nei mesi scorsi, a conferma del fatto che nelle regioni equatoriali avvenimenti di questo tipo capiteranno con sempre maggiore frequenza. Altre notizie di problemi causati dai cambiamenti climatici giungono anche da Cuba, dove le temperature hanno infranto ogni record, così come in Cina. La Russia è soggetta ad alluvioni mai viste prima nel paese. In Messico una tempesta ha lasciato le strade di Guadalajara sotto un metro di ghiaccio. Serve altro?

Guadalajara, Messico. Video. The Guardian

I cambiamenti climatici non sono più un’opinione

Per anni abbiamo dovuto assistere a persone, per lo più mal informate, che parlavano dei cambiamenti climatici causati dall’uomo come di una cosa non certa. Non è bastata una percentuale di climatologi, convinta che il riscaldamento globale esista, che tocca il 97%. Così come non sono bastate le immagini di ghiacciai che si sciolgono a vista d’occhio e la discesa in piazza di milioni di ragazzi in tutto il mondo.

Ora non ci sono più scuse. I cambiamenti climatici stanno iniziando a mietere vittime nelle parti più povere del mondo e non ci vorrà molto prima che inizino a farlo anche nelle altre. Per anni siamo stati avvisati di tutto ciò e per anni ci siamo voltati dall’altra parte, sperando che qualcun altro si prendesse carico del problema. Ma questo non si risolverà da solo. I cambiamenti climatici sono qui, oggi più che mai. E ciò a cui stiamo assistendo è solo un piccolo assaggio di quello che potrebbe succedere nei prossimi 50 anni. Ma abbiamo ancora tempo per metterci una pezza. Non ci resta che iniziare a farlo, in fretta.  

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di Luigi Cazzola
Lug 11, 2019
Nato nel 1991 a Fano, laureato in Lingue e Comunicazione. Marketer di professione e diverse esperienze all’estero alle spalle. Da ormai qualche anno ambientalista convinto, a Settembre 2018 arriva la svolta che stava aspettando. Viene selezionato per il “Corso di Giornalismo Ambientale Laura Conti”, dove può finalmente approfondire tematiche relative tanto al giornalismo quanto all’ambiente. Fermamente convinto che la lotta al cambiamento climatico sia la più importante battaglia della sua generazione, decide di mettere le competenze acquisite al servizio di tutti per accrescere la consapevolezza legata a questo tema e fornire consigli pratici per orientare le scelte dei singoli verso un approccio più green grazie ad un consumo più critico e consapevole. Per L’Ecopost si occupa di redazione di contenuti, sviluppo Front-End e comunicazione sui Social Media.

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